Itinerari per un giorno di festa
La resistenza di Roma e dei suoi alberi
In mostra opere, realizzate anche durante il lockdown, di 22 artisti residenti (2019-2020) all’Accademia di Spagna, eccezionalmente aperta per l’occasione fino al 31 dicembre. Mirabilia del complesso del Gianicolo legato da secoli alla penisola iberica
Al tramonto, dalla terrazza-giardino dell’Accademia di Spagna protesa verso via Garibaldi, la vista è incomparabile, così come dalle vetrate dei suoi atelier: di fronte la cupola di San Giovanni dei Fiorentini, detta “il confetto succhiato” tanto è affusolata; a sinistra la mole di Castel Sant’Angelo; a destra le chiome verdi del Pincio, il candore di Trinità dei Monti e di Villa Medici, sede di un’altra Accademia, quella di Francia. Ma anche fuori, nel silenzio del Gianicolo, incanta un’atmosfera da città addormentata, contemplativa, che soltanto le trasparenze del Fontanone dell’Acqua Paola increspano. Ritrovarsi nello slargo di San Pietro in Montorio – il mons aureus per la marna gialla del Gianicolo, là dove si vuole sia stato martirizzato l’apostolo – è recuperare memorie della città. Visibile oltre un cancello ad arco il chiostro che racchiude una gemma del Rinascimento, il Tempietto che Donato Bramante – memore delle forme della sua Santa Maria della Pace – eresse nel punto del supplizio di Pietro. Ma quel chiostro si gemella con l’altro del monastero voluto dal francescano spagnolo Amadeo Menes da Silva. Che adesso e fino al 31 dicembre si può visitare perché in occasione della mostra delle opere degli artisti residenti 2019-2020, la Real Accademia di Spagna apre le porte a tutti (infoline 06 5812806 – info@accademiaspagna.orh).
Così, insieme con i lavori dei borsisti – ispirati a Roma e realizzati anche durante il lockdown in solitarie passeggiate negli spazi verdi dell’Accademia – si ha l’occasione di vedere un complesso monumentale solitamente inibito al pubblico. Ecco, all’aperto, appunto la terrazza e il giardino romantico. Ecco il grande corridoio che al primo piano percorre i quattro lati del chiostro, chiuso da grandi, riflettenti vetrate, che si replicano verso il panoramico esterno negli studi degli artisti. Ecco la sala dei Pianoforti, con due antichi strumenti e la boiserie delle vetrine: campeggiano qui le opere della borsista Irene Clementine Ortega, costumi realizzati per una messinscena che l’isolamento da coronavirus ha impedito. Si presentano su muti manichini come sculture in taffetà, verde e rosso fragola, con corpetti dalle stecche a vista, in una fantasia barocca che si replica in due grandi cappelli, e negli accessori sistemati in una bacheca, accanto a un autentico bustino seicentesco. Ecco, ancora al piano nobile, il Salone dei ritratti – artisti, dignitari spagnoli – e la scenografica sala da pranzo.
Si intitola Processi 147l’esposizione dei 22 artisti – spagnoli, latinoamericani e italiani, vincitori dell’annuale borsa di studio. 147 quanti sono gli anni dall’istituzione della Real Academia de Espana a Roma, creata nel 1873 dal ministro spagnolo Emilio Castelar con uno statuto ispirato a quello dell’Accademia di Francia e sostenuta dal pittore andaluso Mariano Fortuny. Ma solo tre anni dopo fu individuata la sede nel convento di San Pietro in Montorio, in seguito alla soppressione sabauda delle Corporazioni religiose e alla confisca delle loro sedi. L’inaugurazione data 1881, con soddisfazione dei tanti artisti iberici incardinati nel tessuto culturale di Roma, come dimostrò nel 1904 la presenza del Re d’Italia e della Regina Madre Margherita alla mostra finale dei pensionados.
Del resto il complesso del Gianicolo era legato da secoli alla penisola iberica. Fu papa Sisto IV della Rovere a consegnarlo nel 1472 appunto ad Amadeo Menes da Silva, suo confessore e parimenti francescano. Il religioso dopo un primo aiuto da parte del re di Francia fu sostenuto dai re cattolici Isabella e Ferdinando, che diventarono i principali benefattori del rinnovamento del convento in Montorio, pare riconoscenti per l’intercessione del mistico Amadeo grazie alla quale concepirono un figlio maschio. E fu Bernardino Lopez di Carvajal – amministratore dei fondi reali e de facto ambasciatore dei re cattolici presso il Vaticano – a far da tramite con Bramante per la realizzazione del Tempietto in onore di Pietro, percepito nel martirio come epico eroe cristiano: e infatti rimanda, nella pianta circolare chiusa da sedici colonne, all’architettura classica formalizzata da Vitruvio.
La memoria di Roma e del suo fantastico territorio è presente nei due progetti più affascinanti di Presenze 147. Le tre monumentali immagini (foto rielaborate con moderne tecnologie) del basco José Ramon Ais il quale legge la storia della Città Eterna attraverso gli alberi. Le rigogliose chiome di un olmo osservato dall’hortus conclusus della residenza durante il lockdown sono metafora della resilienza vegetale e umana (un morbo minaccia la specie arborea come il coronavirus la nostra), rafforzata dalla tenacia dei rampicanti che vi si avvinghiano; mentre il cipresso, il cedro e il pino costituiscono il legno della Croce di Cristo, un frammento della quale è nella chiesa di Santa Croce in Gerusalemme. Le eclettiche invenzioni di Pirro Ligorio nel Parco dei Mostri di Bomarzo hanno invece ispirato Adolfo Serra in illustrazioni talvolta miniaturistiche nelle quali le forme fantastiche del manierista diventano anche figurine che i bambini possono scambiarsi in un gioco dell’immaginazione.
La visita all’Accademia si allarga anche alla chiesa di San Pietro in Montorio, dal Medioevo nel monastero passato dai Benedettini ai Celestini, fino alla monache cistercensi e inaugurata nella forma odierna da Alessandro VI Borgia, il papa di Valencia. Era l’anno 1500, Baccio Pontelli l’architetto, che scelse una facciata elegante e semplice, stretta da due lesene, in cima un timpano, al centro un rosone. I francesi di Napoleone III la bombardarono nel 1849, durante la Seconda Repubblica Romana, come ricorda una palla di cannone incastrata nel lato sinistro, e durante la difesa del Gianicolo fu utilizzata come ospedale, cosicché i romani la soprannominarono San Pietro in Mortorio. Dal 1876, al pari di tutto il convento, appartiene alla Spagna. E qui, nell’ambito di Processi 147, domenica 5 luglio, alle ore 19, si terrà il concerto diretto dal Maestro Eduardo Soutullo con musiche sue oltre che di Andrea Gabrieli, Girolamo Frescobaldi, Giuseppe Ottavio Pitoni.