Paola Benadusi Marzocca
A proposito di "Se scorre il sangue"

I mostri di King

I quattro nuovi racconti di Stephen King galleggiano tra l'orrore e la dolcezza. E rappresentano un catalogo della doppiezza tutta statunitense caratterizzata da solitudini infinite, panico e spietatezza disumana

Il nome di Stephen King è decisamente popolare, i suoi racconti e romanzi corrono per il mondo; piacciano ai giovanissimi come agli adulti perché riflettono la realtà della vita con occhio scanzonato, ma con intima partecipazione perché lo scrittore sembra vivere i dolori dei suoi personaggi, i compromessi cui sono costretti per sopravvivere, i rari momenti di soddisfazione e felicità che godono. Il suo nuovo libro Se scorre il sangue (Sperling § Kupfer, traduzione di Luca Briasco, pp. 512, € 21,90) colpisce per l’intensità della trama, la forza del linguaggio, la profondità psicologica dei protagonisti tra cui spicca l’investigatrice Holly Gibney nel lungo racconto che dà il titolo all’opera.

Scrive l’autore che ama Holly. «In tutta sincerità, ero anche curioso di conoscere le circostanze che avevano fatto di lei la persona che è, e ho pensato di poterle esplorare…». Ebbene, ci è riuscito magnificamente con una storia che non si smetterebbe di leggere dall’inizio alla fine. Una storia violenta e dolce, terribile e istruttiva che fa intravedere la schizofrenia della società americana, caratterizzata da solitudini infinite, paura ai limiti del panico, reazioni scomposte ed eccessive e spietatezza disumana.

Qui King parla degli Outsider. Chi sono in realtà? Esseri umani o fantasmi assetati di sangue? Il loro volto può assumere contorni diversi fino alla evidenza della mostruosità. C’è un inganno dissimulato: sono in genere visi benevoli che in alcune circostanze rivelano la loro vera natura compiendo delitti efferati. In alcuni casi per fortuna sono soltanto pazzi cattivi e dispettosi, piccoli ipocriti, mascalzoni di basso calibro, privi completamente di spessore morale e di coscienza. Di contro, tuttavia, senza bisogno di inquietanti atmosfere ecco apparire individui che vivono solo per fare del male agli altri superando ogni fantasia, come nel caso di Chet Ondowsky, sedicente e simpatico presentatore televisivo.

Metaforicamente Stephen King parla di un enorme uccello «grigio e maleodorante, che vola qua e là, un po’ dappertutto». Entra nella testa di alcune persone e «quando il lavoro sporco è finito le abbandona». Qual è l’alternativa? Avere la fortuna di non incontrarlo, nel caso «catturarlo e tirargli il collo».

Ma tra questi racconti tutti strepitosamente avvincenti, l’ultimo, Ratto, scrive l’autore sottolineando che non sa «quale sia l’origine di questa storia», ha la scansione di una fiaba tra realtà quotidiana e sfrenata immaginazione, una fiaba in cui si intravede lo zampino del Diavolo sempre pronto ad assumere i più svariati travestimenti. Una storia che forse sottende nel mistero della scrittura, l’esistenza di un destino che solo le remote Moire del mito possono scandire e decidere la conclusione a piacimento.

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