Cartolina dall'America
La vendetta di Bolton
John Bolton, falco tra i falchi, ha dichiarato guerra a Trump: incompetente, ignorante e soprattutto attento solo ai propri interessi commerciali. Il giudizio del presidente espresso dalla sua parte politica è impietosa. Ma servirà a abbatterne il mito popolare?
Chi vincerà nella guerra tra Bolton e Trump? Chi alla fine ne trarrà davvero giovamento? Al momento il colpo segnato da Bolton sembra favorire l’ex consigliere per la sicurezza nazionale dell’amministrazione Trump.
John Bolton, dopo avere ricoperto questo incarico dal 2018 fino al 2019 quando fu licenziato in tronco da Trump, ha infatti appena scritto un libro The Room Where It Happened dove in circa 600 pagine non fa che puntare il dito contro un presidente che ritiene inadatto a occupare il posto che ha. Una sorta di vendetta da parte di un falco, che più falco non si può. «Non penso che abbia la competenza per portare a termine il proprio compito” scrive l’ex ambasciatore. Parole talmente forti che The Guardian di domenica 21 giugno si è sentito autorizzato a commentare: «Joe Biden non avrebbe potuto dirlo meglio». Ma tutto ciò finirà davvero in ultima istanza per favorire il candidato democratico?
La guerra è cominciata immediatamente. Prima Trump ha definito il suo ex collaboratore “un bugiardo”, poi il Dipartimento di Giustizia retto dal fedelissimo trumpiere Bill Barr ha cercato di impedire la pubblicazione del libro. Una richiesta che un giudice federale Royce Lamberth sabato ha respinto. E non serve a Trump dire che Bolton ha violato la legge, perché come ha detto il giudice, “Non si può sequestrare a livello nazionale un libro di memorie politiche”. Ne va del primo emendamento quello sulla liberta di stampa e di parola. Altra cosa sono le informazioni classified, ma Bolton non è un novellino e sa che i rischi ci sono. Trump in un tweet minaccioso ha però annunciato, parlando di Bolton, che “a lui piace buttare le bombe e uccidere la gente, adesso però saranno tirate su di lui” facendo passare il suo ex collaboratore per una sorta di dott. Stranamore da cui salverà il paese. Che Bolton sia un falco guerrafondaio non è una novità. Ha auspicato cambi di regime in Iran, Libia, Venezuela, Cuba, Yemen e Corea del Nord ed è un collaboratore abituale di Foxnews.
Il libro fa di Trump un ritratto impietoso: non sa che il Regno Unito è un potere nucleare, crede che la Finlandia sia parte della Russia e pensa che invadere il Venezuela sia “fico”. Si rivolge alla Cina chiedendo a XI Jinping di aiutarlo a vincere le elezioni comprando la soia e il grano in quegli stati che costituiscono la sua base elettorale. In cambio promette di abbassare i dazi sui prodotti cinesi. Inoltre da’ al plenipotenziario cinese il suo assenso per la costruzione di campi concentramento per le minoranze musulmane in Cina. Anche per Bolton questo è troppo. Inoltre l’ex ambasciatore rivela che Trump ha promesso di fermare i processi giudiziari contro due società: una cinese per allisciare XI e una turca per assicurarsi il favore di Recep Taytip Erdogan.
Questi esempi di “ostruzione alla giustizia” costituiscono “il suo modo di vivere” che si basa a volte sul fare favori personali ai dittatori che predilige. Nel caso dell’impeachment, Bolton, richiesto di testimoniare alla House dai democratici che adesso rimprovera di non avere il loro dovere e di non avere esposto il disonesto comportamento di Trump, si rifiutò. Sarebbe andato solo se gli fosse stata presentata una citazione al Senato che, come sappiamo, non l’avrebbe mai fatto in quanto non voleva l’impeachment per il presidente. Sta di fatto che Bolton si è tenuto tutto ciò che sapeva senza denunciare niente fino a che non ha avuto la convenienza a vuotare il sacco per scrivere un libro dal quale ha guadagnato 2 milioni di dollari.
Insomma Trump è un incompetente ed è disposto a tutto per il suo interesse personale sia la sua rielezione alla presidenza degli Stati Uniti che guadagni per le sue società. Nel libro c’è anche un capitolo intitolato “chaos as a way of life” che descrive, secondo Bolton, la gestione “dysfuncional” della Casa Bianca. Ma come fa notare Bret Stevens sul New York Times del 19 giugno, Bolton non ci rivela, a parte alcuni dettagli, niente di nuovo. Tuttavia ci mostra, come rileva l’editorialista, qualcosa di Bolton stesso e di tutti quelli che si sono avvicendati nell’amministrazione Trump. E Stevens passa in rassegna i nomi di Priebus, Cohn, Tillerson Kelly ed altri, chiedendosi come abbiano potuto servire un presidente cosi “stupido e scellerato”. E citando l’Hannah Arendt delle Origini del totalitarismo che si chiedecome mai i demagoghi riescano a farla franca anche nei confronti di quelli che capiscono che stanno mentendo risponde, sempre citando la filosofa tedesca, che è un misto di dabbenaggine e di cinismo insieme. E conclude che questo si applica benissimo a John Bolton il quale è astato abbastanza cinico da lavorare per un presidente che disprezzava sin dall’inizio e la cui visione del mondo era in contrasto con la sua e abbastanza stupido da pensare che avrebbe potuto cambiare il suo atteggiamento. E poi ancora abbastanza cinico da osservare che il presidente commetteva infrazioni da impeachment senza prendere una posizione, accusando solo i democratici di avere tenuto una strategia sbagliata e affermando che la sua testimonianza non avrebbe fatto alcuna differenza. E ancora stupidità nel pensare che il suo libro possa influenzare le elezioni future e cinismo nel trarre vantaggi monetari dal tradimento del suo presidente e da una nazione che ha abbandonato. E ancora stupidità nel pensare che sarebbe stato applaudito come uno che dice la verità quando i suoi motivi sono di vendetta e di guadagni pecuniari. E ancora incredibile stupidità nel pensare che la sua causa di falco della politica americana potrà trarre giovamento dal suo libro. Quella visione adesso apparirà per sempre compromessa dalla sua associazione con lui (Trump) considerato un pazzo da molti progressisti e un traditore da molti conservatori. Stevens è infatti un conservatore che condivide con Bolton una politica estera da falco, ma che in più occasioni lo ha pregato di dimettersi quando era testimone di quello che poi ha riferito nel suo libro. “È una vergona – scrive Stevens – che non l’abbia fatto quando aveva ancora una chance di salvare il suo onore, ma non è una sorpresa. Perché solo chi è veramente stupido può agire con il più totale cinismo e immaginare di potere sfuggire il maledetto verdetto della storia”.
A queste considerazioni voglio infine aggiungere che il libro di Bolton, secondo me, alla fine avvantaggerà quello stesso presidente che egli cerca di danneggiare. Proprio come preannunciato da Trump, infatti, avrà l’effetto contrario e le bombe che ama sganciare sugli altri cadranno su di lui. Consentiranno cioè a Trump di giocare il ruolo della vittima, di ergersi a uomo antistituzionale a cui è impedito di portare a termine il suo progetto di rendere l’America grande contro un potere burocratico, quello del deep state, cioè dell’amministrazione interna, dell’establishment che, a suo dire, lo osteggia. Di quel mondo, secondo la filosofia di Trump, Bolton assieme a Joe Biden (seppure con toni profondamente diversi) fanno parte. E dunque forse il libro di Bolton non avrà gli effetti sperati dal suo cinico e, in ultima istanza, non troppo lungimirante autore.