Sabino Caronia
Cronache dall'Italia sospesa

Cantiamo con Bono

Orgoglio e retorica, eroismo e lacrime di coccodrillo, quaresima e quarantena. C'è di tutto in questo tempo terribile e inatteso che stiamo fronteggiando. “Se il cuore è travolto fai conoscere il tuo amore”, dice il testo di una canzone che si ispira a noi italiani

Immagini di Roberto Cavallini

Ascolto dal computer la recente canzone di Bono, il frontman degli U2, intitolata Let your love be known (il testo del brano si ispira agli italiani in lotta contro il coronavirus, ndr): «Canta/ come atto di resistenza/ Canta, anche se il tuo amore è travolto/ Canta, quando canti la distanza non esiste/ Quindi fai conoscere il tuo amore/ Oh, fai conoscere il tuo amore/ Anche se il tuo cuore è travolto/ Fai conoscere il tuo amore».

Giorni terribili! La corona di spine che degenera in coronavirus. La quaresima che degenera in quarantena. Che ne è oramai dei tempi liturgici? È tempo di demagogia e di polemiche a denti stretti. È tempo di mani avanti, e non solo metaforicamente.

C’è una boccata di ossigeno per la natura ma c’è anche la grande crisi dei sogni europei di fronte al trionfo apparentemente inarrestabile dei sovranismi più sfrenati. Si sono sentiti l’Inno di Mameli e Azzurro di Celentano cantati dai balconi e a sera si sono intraviste le lucine fioche dei cellulari tremolanti dietro i vetri delle finestre. Anche io ho ascoltato dal mio balcone Viva l’Italia di De Gregori: “Viva l’Italia… L’Italia che resiste”. Applausi a scena aperta. C’è l’orgoglio e c’è la retorica. Ecco, gli eroi in corsia e il “tutto andrà bene”. Ma ecco anche le lacrime di coccodrillo, la violazione delle più elementari misure di profilassi, le carrozze dei treni stipate fino all’inverosime di persone anche febbricitanti fuggite via in massa al richiamo di una voce come di mamma: «Scendi giù bello mio! Affrettati!».

Al posto della fede vera una diffusa ansia pseudo-religiosa, il ricorso discutibile a un Dio tappa-buchi come quello di cui parlava a suo tempo Bonhoeffer. Niente più Lazzaro, niente più Buon Samaritano! È stato giustamente osservato che in certi momenti il male peggiore è la mancata confidenza col messaggio biblico, l’incapacità di ricavarne l’ascolto nei confronti di Dio, la difficoltà di ricorrere alla preghiera. Dunque rifugiamoci nella preghiera, quella preghiera che è sì comunione ma non coro da stadio. C’è il Padre Nostro: “Sia fatta la Tua volontà”.  C’è il Salve Regina: “Salve Regina,/ madre di misericordia,/ vita dolcezza e speranza nostra, salve/ A te ricorriamo…”.

Si può pregare “nella santa assemblea o nel segreto dell’anima”, come recita l’inno delle lodi mattutine che quotidianamente i sacerdoti recitano. La gravità del momento chiama tutte le pecorelle del gregge a una maggiore autonomia e a un maggiore protagonismo.

Facebooktwitterlinkedin