Visite guidate
Il silenzio di Piero
A Monterchi, nell'ombra di un piccolo museo di paese, troneggia la "Madonna del parto" di Piero della Francesca. Un invito a uscire dal rumore inutile e dalle pretese irragionevoli della fretta. Ecco perché quella figura ci è così vicina, ora
Mi ci portò decenni fa – ero ancora studentessa universitaria – un amico di famiglia, il musicologo Aldo Nicastro, catanese innamorato di molto altro oltre che delle sinfonie, specie il cinema e il Bel Paese. E fu davvero un pellegrinaggio laico nel patrimonio italiano quello che, con sua moglie Rita, facemmo dal loro casaletto in faccia a Civita di Bagnoregio fino a Sansepolcro, per ritornare attraverso l’impervio passo di Bocca Trabaria e provinciali tortuose tra Marche, Umbria e Alto Lazio.
La meta era la chiesetta solitaria di Monterchi che conservava un capolavoro per me rimasto sempre esemplare. Parlo della Madonna del Parto di Piero della Francesca, tanto semplice quanto stratificata di significati. Un affresco “di campagna”, per così dire, un omaggio del pittore quattrocentesco alla terra dove nacque (la madre era proprio di Monterchi), lui che poi frequentò la corte di Urbino e regali committenti. Pure al Piero della Francesca di Urbino – con i ritratti di Federico di Montefeltro e della moglie Battista Sforza – sono legata anche per ricordi personali, avendo anni dopo sposato un marchigiano di quella provincia. Ma insomma, la Madonna del Parto resta il quadro del cuore per me che fin dagli studi sul manuale di storia dell’arte per eccellenza, il carismatico “Argan”, prediligevo il pittore di Sansepolcro.
Così, quando il confinamento sarà finito, l’evasione sarà tornare a Monterchi. Non solo per ritrovare l’immagine che mi emoziona, ma per una serie di altre ragioni che quell’affresco raggruma, rimandando tutte all’angoscia e all’attesa che stiamo vivendo.
Intanto, rinnoverei un pellegrinaggio laico e l’omaggio al genio italiano così come si è espresso nel Quattrocento, nell’Italia delle Signorie e dei Comuni, exploit di ricchezza, scambi commerciali e culturali, eleganza, riscoperta delle antiche radici, insomma l’antefatto già fulgido del Rinascimento più maturo. Un viaggio, oltretutto, in un’Italia fuori dei grandi circuiti turistici, abusati dalle folle affamate di selfie: l’Italia intatta nella grazia e nella gentilezza dei paesaggi poco offesi pur essendo cornice di tanta imprenditoria fiorente e sostenibile insieme.
E però quella Madonna del Parto in attesa della devozione dei locali che io ho conosciuta dentro una piccola cappella (dal 1993 l’affresco è stato staccato e collocato nell’omonimo museo) dice molto altro. È assorta e solitaria, ché i due angeli ai lati sono presenze soprannaturali, mute e ideali, rispetto alla sua trascendenza-immanenza. Sembra che la Maria pensosa rimandi alla separatezza che oggi l’epidemia ci impone. Quasi che al suo cospetto sia un peccato entrare in gruppo, vocianti. Ce lo suggerisce anche la ricerca del “quid”, dell’essenza, che è la cifra dell’arte di Piero. Il quale ha sempre inseguito la forma primigenia, dall’uovo purissimo ovale che cala sul capo della Madonna di Brera al rosso geometrico copricapo del Duca Di Montefeltro; dalla prospettiva impeccabile della Flagellazione al parallelepipedo del sepolcro di Cristo nella Resurrezione e al cono sopra il cilindro della tenda nella quale Costantino sogna. Un matematico, l’artista toscano, ma capace di coniugare cuore e cervello, forme assolute e palpiti. E quanto è razionale e al tempo stesso umana la Vergine di Monterchi. La forma tonda del suo ventre è interrotta dalla fessura verticale dell’abito azzurro, dalla quale esce il bianco della sottoveste, trattenuta dalla mano pudica e protettiva della donna. Ancora un sottile squarcio nel fianco, là dove si appoggia l’altra mano, nel gesto più naturale di una gestante, che cerca così di alleviare il peso sulla schiena del bambino che porta in grembo. È pudico e assorto il volto, sguardo rivolto in basso in un perfetto ovale. E anche l’aureola è un ovale sottile, quasi un copricapo, identico a quello dei due angeli, che alternano nei vestiti, nei calzari, nelle ali gli stessi colori , il verde e il bruno.
Maria consapevole del suo futuro è anche simbolo di speranza: la nascita di Gesù è rinascita dell’umanità. La sua trascendenza-immanenza è un annuncio al mondo che verrà, sicché essa è portatrice di buona novella universale, uscita com’è all’improvviso dalla tenda sollevata dagli angeli come un sipario. Dare alla luce è anche dare luce a uomini frastornati, indicare loro una via d’uscita.
(Singolare che Piero della Francesca sia morto, a Sansepolcro, il 12 ottobre 1492, il giorno della scoperta dell’America. E che si sia rifugiato nel 1468 – la Madonna del Parto fu realizzata tra il 1455 e il 1465 – da Perugia a Bastia Umbra per sfuggire alla peste. Anche a questo penserò quando potrò rivedere la Gravida piena di Grazia di Monterchi).