Una (quasi) storia d'amore
Il cognato
«Ascolta, oggi non me la sento di affrontare le bizze cattive di tua sorella, posso invitarti a mangiare qualcosa insieme? Se non sbaglio tuo marito è alla fiera della nautica, ti ha lasciata sola. In fondo sono tuo cognato...»
Nel 1977 Roland Barthes pubblicò un saggio sui cambiamenti del linguaggio nelle dinamiche dell’amore: Fragments d’un Discours Amoureux. Ebbe molto successo. Ma sentiamo, nei nostri giorni, che dice questo cognato.
* * *
Io te lo dico francamente: tua sorella non ha il tuo carattere, è isterica, forse perché non ha avuto figli. È sempre nervosa e dice che io mi dovevo sposare te, così potevo fare il comodo mio con le donne. Su questo argomento è proprio fissata.
Tu, Liliana, vai molto d’accordo con tuo marito. È vero o mi sbaglio? Poi tenete Tullietto, una creatura cosi intelligente e tenera. I figli aiutano a mantenere saldo il rapporto. Sei d’accordo? Per me è tutto diverso. Certe volte mi sento così solo, così infelice!
Ieri notte, sai, ti ho sognata. Beh, non posso raccontare, è un sogno troppo osé .
Però per me è stato bello! Vorrei che si ripetesse nella realtà.
“No, no! Non posso dirlo. Certo io non sono responsabile di un sogno, però tu… non so, potresti arrabbiarti. È una cosa troppo spinta, te l’ho detto. Capisco la tua curiosità, ma, non lo crederai, per certe cose, io sono un timido.
Ascolta, oggi non me la sento di affrontare le bizze cattive di tua sorella, posso invitarti a mangiare qualcosa insieme? Se non sbaglio tuo marito è alla fiera della nautica, ti ha lasciata sola. Si, certo, c’è Tullio, ma, forse, fare due chiacchiere con me non ti dispiacerebbe. In fondo sono tuo cognato.
Tu magari a tuo marito gli vuoi bene, ma devi ammettere che lui ti cambierebbe facile con una barca. Scherzo, scherzo! Io, però, non ti cambierei con niente, con nessuna barca, nemmeno con la Santa Maria, la più grande caravella di Cristoforo Colombo e con nessuna donna. Te lo Giuro. Tu mi suggerisci un’idea di tranquillità, di pace e poi sei molto femminile, hai un forte fascino sensuale, una droga dolce, irresistibile. Su, fammi contento! Conosco un ristorantino fuori mano, dove fanno una cucina veramente superlativa. Che ne dici?
No, ti sbagli! Tu dici che ci sto provando. In che senso? I miei sentimenti…
Non credi che io possa avere dei sentimenti?
Scusa, non capisco. Va bene, lo riconosco, mi piaci. Si, lo ammetto, mi piaci anche fisicamente, ma questo non toglie che ti rispetto. In fondo, Liliana, ti ho solo invitato a mangiare qualcosa fuori casa.
“Da cosa nasce cosa”, ma che c’entra? Perché parli così. Io non ho progettato quello che dici tu. Tu fai un’ipotesi e su questa ipotesi, su questa tua fantasia, mi offendi. Dici addirittura che sono un porco. Che il mio scopo è quello di portarti a letto.
Voglio essere chiaro: certo che con te sarei anche un porco, ma solo se tu fossi d’accordo, se me lo chiedessi. Fare l’amore con un uomo disinibito è un desiderio comune a molte donne e non credo che a te dispiacerebbe.
Da che lo deduco? Non sono nato ieri, sai Liliana. Lo deduco dallo sguardo, da certi tuoi sorrisetti, da certe tue titubanze e, poi, sinceramente, io penso che dovresti essere fiera della tua femminilità, non te ne dovresti vergognare.
Va bene, lo so, tieni un marito, è la seconda volta che lo dici. Un marito che, però, ti lascia sola.
Sì, sì, la fiera della nautica… Uno non lascia per quasi una settimana una moglie bellissima per andare a vedere i nuovi panfili di lusso, mentre non si può permettere di comprare nemmeno un sandolino.
Sì, “bellissima”, lo dico e lo ripeto, per me tu sei bellissima, anche quando ti arrabbi un poco e quando mi dici che sono un porco. Anche perché quando fai la faccia severa e vuoi somigliare a tua sorella, si capisce che stai recitando, la tua indole è un’altra. Tu sei nata per amare dolcemente con tutta te stessa, con tutte le tue cellule. Una prestazione extraconiugale, una tantum si capisce, è un peccato veniale, quando il marito, rincoglionito, scusami se te lo dico, va a distrarsi con le barche dei ricchi. Sì, hai ragione, la parola “prestazione” è bruttina. Volevo dire: una scelta da persona libera, una scelta spontanea, di chi non vuole lasciarsi condizionare dai pregiudizi piccolo- borghesi.
Dammi un bacetto, facciamo pace! Grazie, sei dolce, col tuo sorriso, non c’è dubbio, puoi mettere a tappeto tutte le ragazze, che magari credono di essere affascinanti, ma nel confronto con te perdono tre a zero.
No, no! Sto parlando seriamente. Quando sorridi, sei la fine del mondo! Tutto prende colore, tutto prende luce! E tu ne sei consapevole. Se non ci baciamo, Liliana, offendiamo la natura stessa, facciamo un buco nero nel cuore dei sentimenti e dei desideri. Allora, tesoro, che si fa? Forza, andiamo! Su, su! Allegria!
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Accanto al titolo, “Il bacio con la finestra” di Edvard Munch, 1892.