Every beat of my heart
Io sono la casa
Adatta ai tempi che stiamo vivendo questa poesia di Roberto Mussapi. Ci dice come si può percepire il dimorare, una condizione che per realizzarsi ha bisogno degli altri. Che fanno parte di noi, che contribuiscono per sempre al nostro esserci
In questo periodo è la mia poesia che mi accade più spesso di leggere. Recentemente su Radiotre, o in Sdreaming, il nobile programma on line di Claudio Pozzani e del sempreinebriante Festival di Genova.
Non sono letture d’occasione, La casaè una delle composizioni che leggo più di frequente, ma oggi pare chiamata dalla contingenza.
La casa nel mio mondo non ha nulla di intimistico, non ha relazioni con una tradizione poetica italiana del focolare degli affetti famigliari, tradizione seria ma a cui non appartengo.
La casa è l’insediamento, in me, le mura, il luogo che ci separa dall’esterno, ma che, con il mondo di fuori, ci mette in comunicazione. La casa è la parete sottile come un osso di scricciolo da cui senti il grido di vita di un neonato, la parete da cui di notte ti giunge un pianto… Di una donna che senti piangere… La casa è il balcone, le finestre, la porta da cui esci e attraverso cui torni, ogni volta in un viaggio assoluto.
La casa sono innanzitutto i muri, ma nell’essenza non sono i muri: sono le persone, le presenze, che dureranno oltre ogni trasloco, oltre la loro stessa scomparsa da questo scenario terreno.
La casa: gli altri in me e io negli altri, la casa è i miei legami, le memorie, i miei affetti. E il mio esilio.
La casa
Ho abitato più di una casa
e di ognuna niente è perduto:
la prima in Corso Dante, quando ero bambino
e i pini crescevano sotto masse di neve,
poi Viale degli Angeli, sull’argine del fiume:
di lì mia madre mi vide partire
in automobile, guardando dal balcone
la Terra di Nessuno che mi rapiva,
e poi Valdieri, e nella luce radiosa
Via delle Palme, in Liguria, sul mare,
e Via Marsili 11, a Bologna
dove ho salito infinite scale,
e ora qui, a Milano, in Via Mameli.
Di tutte ricordo le voci, i volti, le persone,
l’impercettibile respiro respirato
e trasformato in forma di pensiero
nella memoria che mi tiene in vita.
Ma solo per poco ognuna di loro
è stata veramente la mia casa,
nel breve tempo in cui mi era straniera,
prima che entrasse in me, con le sue vite.
Io non ho mai davvero abitato una casa,
io sono la casa di ogni casa con loro,
con tutti quelli che la fecero mia,
così presenti che non sono più io,
unico esule in me,
sfrattato dal mio cuore.
Roberto Mussapi
(Da La stoffa dell’ombra e delle cose, Mondadori Specchio, 2007, poi in Le poesie, Ponte alle Grazie, 2014)