Every beat of my life
Il vuoto e l’angelo
Enigmatico e trascinante Piero Bigongiari in questi versi. Un invito all’uomo «a ritrovare i pezzi della sua anima perduti e dispersi» dopo che il messaggero divino lo ha abbandonato. Per ritornare però, attraverso l’Altro
Una poesia incantante di Piero Bigongiari, poeta fondamentale del Novecento italiano, già incontrato in questa rubrica.
Enigmatica ma trascinante, se il lettore si abbandona al flusso acquatico e metamorfico del verso bigongiariano.
L’angelo è scomparso, ha abbandonato l’uomo, il poeta, il narratore. Che ne sente il vuoto.
L’angelo ricompare, in un altro, un’altra, e solo grazie a lei può tornare all’uomo che ha lasciato. Il rapporto d’amore del messaggero divino implica amore tra due umani, comunicazione, passaggio.
Toccante la gelosia dell’uomo, che mentre avverte il vuoto lasciato dall’angelo lo scopre tornare, a lui, certo, ma attraverso di lei.
Sapienziale, questa lirica, ma anche, a seguirne il moto, quasi fanciullescamente sorgiva, con l’uomo che è aiutato a ritrovare i pezzi della sua anima perduti e dispersi.
Invocazione e inno a un essere, una realtà che sovrintende la poesia: realtà, dimensione angelica, sciamanica.
Gelosia per l’angelo
Il remo è inerte sullo scalmo. È calmo
anche il silenzio. Ha smesso di parlare?
Ciò che è rimasto a mezzo non ha più
necessità di completare il suo
periplo?
Eppure il mare è sempre quello,
sembra ancora in ascolto, nel fruscio
silenzioso, che la parola apra
le labbra di corallo sul tuo volto.
La sabbia è ancora umida. Scompare
là silenzioso un lampo di caldo
come se in quel verdastro brulichio
fosse un asteroide caduto
nel muto rovinio di un ordine
o di un cenno celeste ormai perduto.
Non sei tu l’Annunciata? Dove sei?
Dove cerchi di riscuotere l’ultima
rata della felicità? (Fu parafata
da un dolore sorpreso o da una fata
troppo innamorata)?
Fa’ che inerti
non siano i segni, o è già la ventata
di un’ala se è un angelo che viene
a cercarti. È l’angelo che mi ha
abbandonato. Per trovarti in me
o per trovare un resto del mio cuore
impigliato tra le sottili arti
del tuo più enigmatico sorriso?
O forse è lui che viene ad amarti
scompigliando il tuo viso, scarmigliando
la luce in cui l’amore si è nascosto.
Chiedigli il nome, mentre il suo lampo
fruga le tue chiome corvine.
Piero Bigongiari
Da Il silenzio del poema, Marietti