Tina Pane
All'Ospedale degli Incurabili di Napoli

Il museo della sanità

Visita a un piccolo museo nascosto e prezioso: quello delle Arti Sanitarie e di Storia della Medicina. Un gioiello che testimonia secoli di intuizioni, "tecnologie" e ricerche scientifiche di una società che si prendeva cura di sé

Si sente ripetere spesso che Napoli è una città straordinaria e che non smette mai di stupire. L’affermazione ha un carattere ambivalente e molti napoletani, stufi di questa straordinarietà, farebbero volentieri a meno, per esempio, di un nuovo ritrovamento archeologico se questo finisce per rallentare i tempi di apertura di una fermata della metropolitana il cui cantiere condiziona pesantemente da anni la viabilità della strada che porta alla stazione centrale.

Si sente altrettanto spesso dire “succede solo a Napoli”, e questa frase si applica, invariabilmente, agli episodi di umanità e generosità come a quelli di cronaca nera, e anche in questo caso i napoletani normali, quelli che vivono all’ombra di vite che non fanno rumore, sono stufi del contentino, e di accettare che una pratica come il caffè sospeso o la fortuna di un clima mite possano essere considerati di compensazione allo sfascio del sistema di raccolta dei rifiuti o a episodi di atroce criminalità.

Mi sono trovata, per un caso fortuito, a scoprire l’esistenza del Museo delle Arti Sanitarie e di Storia della Medicina proprio all’indomani della devastazione del Pronto Soccorso dell’ospedale dei Pellegrini da parte dei parenti del ragazzo quindicenne ucciso da un carabiniere nel corso di una rapina. E tutto il ragionamento di cui sopra è stato immediatamente confermato.

Il Museo delle Arti Sanitarie sorge nel centro di Napoli, a ridosso del Decumano maggiore, e all’interno del cinquecentesco complesso dell’Ospedale degli Incurabili (lo stesso che ospita l’omonima settecentesca Farmacia). L’ospedale, l’annessa chiesa di Santa Maria del Popolo e la Farmacia sono chiusi da maggio dell’anno scorso per cedimenti strutturali e si aspetta l’inizio dei lavori di ristrutturazione. Solo il museo è aperto grazie all’impegno di un’associazione di promozione sociale, “Il faro di Ippocrate” la cui mission è la diffusione della cultura e delle arti sanitarie, della storia della medicina, della chirurgia, e della sanità.

Un gruppo di appassionati volontari, guidati dal professor Gennaro Rispoli, chirurgo in pensione, accompagna i visitatori nelle sale del museo, dove sono esposti oltre dodicimila reperti che testimoniano la storia della medicina a Napoli e di come questa sia passata, anche, nell’Ospedale degli Incurabili. Provette e microscopi, camici e vasi di ceramica, ampolle e sedie odontoiatriche, ferri chirurgici…ma non sono solo oggetti e suppellettili, sono storie.

C’è la storia del medico e militare Vincenzo Tiberio, che molti anni prima di Fleming lavorò sulle muffe ma rinunciò a rivendicare le sue scoperte distratto da un amore contrastato, o quella di Giuseppe Moscati, uomo di carità, medico appassionato e infine santo veneratissimo, che si relazionava con umanità ai malati e che fu tra i primi ad avere un approccio olistico, interessandosi della persona e non solo della patologia e accompagnando le sue diagnosi con buoni consigli su alimentazione e stile di vita.

C’è la storia della Pazzeria degli Incurabili, poi trasferita all’ospedale della Maddalena di Aversa, il primo manicomio dove si cominciò a trattare la malattia mentale non solo con metodi di contenzione ma come “affezione morale” e quindi provando a riequilibrare i malati con attività come passeggiate all’aria aperta, ascolto di musica e letture.

Ci sono le macchine anatomiche di Domenico Cirillo, medico e poi martire della Rivoluzione del 1799, e le attrezzature dell’alchimista Giovanbattista della Porta, che il professor Rispoli considera superiore al più famoso Principe di Sansevero. C’è un presepe di figure di malati, pastorielli che portano sul loro corpo i segni di varie malattie, e scritti e documenti che testimoniano come eminenti infettivologi e igienisti abbiano contribuito coi loro studi al progetto del Risanamento, che a fine Ottocento sventrò Napoli dei suoi vicoli insani.

C’è insomma una storia affascinante, raccontata con aneddoti e passione, che mette in relazione la medicina e la società, la sofferenza e le scoperte scientifiche, e che risulta particolarmente attuale in questo periodo. D’altra parte l’Ospedale degli Incurabili (denominazione che non deve far pensare alla condanna di una malattia incurabile ma alla possibilità di accesso alle cure anche per i meno abbienti) fu fondato da una donna di larghe vedute, Maria Lorenza Longo, per effetto di un voto, e già nel ‘500 accoglieva le donne gravide non sposate di ogni ceto.

E dunque, per tornare alle considerazioni iniziali, ecco l’orgoglio di scoprire un altro frammento della storia della città grazie all’impegno di persone normali, che non finiranno mai sui giornali. Per questo, raccontare del Museo delle Arti Sanitarie non cancellerà la vergogna di un atto vandalico, e neppure l’imbarazzo per tanti comportamenti censurabili, ma dirà che non tutti ci siamo arresi allo sprofondo.

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