A proposito di “Un tiro mancino"
Gioventù crudele
Monica Florio racconta un episodio di bullismo fra adolescenti senza alcun compiacimento, ma solo per descrivere una generazione in guerra. Una vicenda di "normale crudeltà", apparentemente senza vere ragioni...
Un tiro mancino (edizioni L’Erudita, pp. 120, 15 Euro) nuovo romanzo di recentissima uscita di Monica Florio, riprende le tematiche care alla scrittrice e operatrice culturale napoletana: racconta di adolescenti ma si rivolge ad un pubblico di certo più vasto, poiché all’interno della storia c’è un rilevante episodio di cronaca di disagio giovanile che coinvolge tutti. Sbatti il mostro in prima pagina, dunque, ma fallo con una scrittura analitica, lucida nel contempo, che parla molto ai giovani, addolcita con elementi di delicata poesia che ogni tanto si frappongono alla narrazione. E appunto quanto fa la Florio in questo suo nuovo accattivante romanzo. Racconta una storia “forte” ma con una lingua all’apparenza imperturbabile, quasi distaccata, controllata, a tratti tenera e, soprattutto, rispettosa della gioventù.
La Florio è brava a calarsi in una generazione che si nutre di selfie, che indossa le “marche”, che usa un linguaggio stereotipato, con un certo modo di comportarsi smaliziato, che non si compiace o piange addosso ma nasconde una grande sensibilità che, purtroppo, spesso non è compresa.
La storia è forte, si diceva, poiché il plot si incentra su un episodio di bullismo di cui è vittima un giovane gay, un grave pestaggio ad opera di compagni di scuola, di palestra, i quali, probabilmente, si sentono traditi nell’apprendere della vera natura del loro compagno oppure, lo fanno solo per sfida, rabbia repressa. All’interno di questo complesso quadro ci sono anche due ragazze, Milena e Veronica, due caratteri contrapposti, innamorate tutte e due dapprima di Marco, il giovane gay, che avranno una reazione differente alla rivelazione del ragazzo. Sarà Veronica, infatti, per una sorta di ripicca, che svelerà il “segreto” di Marco e, inconsapevolmente, gli procurerà il danno salvo poi a pentirsi e a usare un comportamento del tutto diverso. Infine la storia si comporrà in una bellissima amicizia fra le due ragazze e Marco a cui si aggiungerà Lello, istruttore della palestra frequentata dal giovane che si comporterà come un padre per Marco e progetterà un lavoro futuro per tutti loro.
Un finale che mette in campo l’amicizia, la solidarietà, la normalità, contrapposta alle brutture, agli incubi che questi anni spesso tormentati riservano i più giovani.
Per questo, è interessante citare un brano della significativa prefazione al romanzo di Antonio Fresa: «Da molti decenni ormai, l’adolescenza non sembra più coincidere con gli anni di una spensierata giovinezza o di una serena crescita del corpo, della mente e della psiche. Anni amari, camerette sbarrate, comportamenti a rischio, solitudine e rifiuto dei legami sociali, complessità dei rapporti fra pari e pesantezza dei legami con gli adulti: il catalogo delle difficoltà sembra davvero lungo. Esagerando, almeno in parte, i termini della questione, non ci sono genitori, docenti o educatori in genere che non si trovino a fare i conti con la difficoltà a interagire con ragazze e ragazzi che vivono la loro adolescenza».
Sulla scorta di queste parole si sottolinea che in realtà spesso i giovani non vivono oggi tempi felici, troppe sollecitazioni negative, episodi gravissimi, una guerra continua che sembra serpeggiare e poi esplodere con i filmati dai cellulari, i selfie complicati e le riprese più estreme pubblicate sui social, come una volontà di autodistruzione che non si arresta.
Non è certo questa la sede per esaminare come e perché la nostra società si è trasformata in questo modo, di certo il romanzo di Monica Florio, nella sua leggera espressività, s’interroga su questi quesiti, con una storia di “normale crudeltà”, dove i personaggi principali sono ben calzanti, con il contorno di genitori uniti che compongono famiglie felici oppure genitori separati dove la figura paterna brilla per la sua assenza e degli aggressori, ragazzi che vivono una falsa normalità mentre nascondono la rabbia di abissali complessi d’inferiorità.
Capitoli veloci dispiegano l’azione di un romanzo che si legge tutto d’un fiato, scritto con abilità e perizia che, a nostro avviso, può facilmente arrivare al cuore dei giovani. Un romanzo che fa riflettere.