Every beat of my heart
Illusorio Nilo
È davvero un fiume sacro, che ha presieduto alla fondazione dell’umanità, o è un fiume come gli altri, che segue il suo corso fino al mare? È John Keats che si interroga in questi versi. Keats, un altro poeta affratellato agli elementi…
John Keats è uno degli ultimi poeti che parlano agli elementi: dà del tu all’usignolo, come Shelley all’allodola e alla nuvola e al vento d’Occidente, e Leopardi alla Luna. Poi Whitman, che dà del tu a ogni fibra del cosmo. Poi cambia: nel tempo successivo anche Dylan Thomas e Mario Luzi, quelli che più dialogano molecolarmente con la vita e natura animica del mondo, parlano del vento e dei colli, e del fiume, da un io narrante e contemplante affine, ma non affratellato.
Keats si rivolge al fiume sacro: da te nascono civiltà favolose, che fondano la civiltà umana. Il poeta inglese impregnato di amore per la Grecia riconosce all’Egitto alto status nella fondazione dell’umanità. Al Nilo dice: «tu nutri nazioni di gente dalla pelle scura».
Ma è vero?
Un fiume non può ingannare? Il tuo prodigio, le acque che si ritirano, non è forse un’illusione, in alto ordita, per attribuire a te, alle acque fluviali, poteri miracolosi in realtà inesistenti?
No, scrive Keats, sto delirando. L’uomo sprezza ciò che sfugge alla sua comprensione, o come me, il poeta John Keat, ora ne dubita.
Errore: tu, Nilo, in te prodigioso e sacro, nello stesso tempo vivi il semplice prodigio di ogni fiume. Pur sacro, non sei una zona di acqua atemporale. Ci sei fraterno, ansimi, sei felice anche tu nel movimento, corri verso il mare. La tua ansia è la mia. Sia mia anche la tua luminosa, sacrale gioia.
Al Nilo
Figlio delle montagne della Luna africana!
Signore della piramide e del coccodrillo!
Noi ti chiamiamo fertile, e nello stesso istante
la nostra vista è invasa da un deserto.
Tu che dall’inizio del mondo nutri nazioni scure,
sei proprio così fertile? O forse illudi
così gli umani, che spossati dalla fatica ti onorino
cercando una regione di quiete tra Cairo e il Decan?
Spero siano deliri, questi, mie farneticazioni,
l’ignoranza fa un deserto di tutto ciò che sfugge
al piccolo dominio del tuo io: tu dai vita
a giunchi verdi come i nostri fiumi, e godi
albe piacevoli: anche tu hai isole verdi:
e anche tu ti affretti verso il mare.
John Keats
Traduzione di Roberto Mussapi