Lidia Lombardi
Itinerari per un giorno di festa

Dedicato ai viandanti

È giunto al termine il progetto “Arte sui cammini” che ha disseminato su alcuni percorsi della via Francigena, del Cammino di San Francesco e di Benedetto le installazioni di trentacinque artisti in sintonia con i valori dei territori

Metti una radura nella campagna del Parco di Veio, e un alto, doppio sedile con le spalliere che si allungano e si congiungono in un arco. E metti il vibrare di suoni mentre ti avvicini alle piccole ali di metallo che decorano il fontanile di un borgo ventoso. Sono gli incontri con l’arte innestata nella natura del Lazio, aspra talvolta, dolce e ubertosa talaltra. Opere di pittura, scultura o anche immateriali che aiutano a riflettere, a coniugare moti dell’animo e paesaggi. Insieme a storia, fede, tradizioni. È il progetto della Regione Lazio, intitolato Arte sui cammini e, a differenza di tante dichiarazioni d’intenti, giunto a termine. Trentacinque artisti sono stati chiamati a misurarsi con i valori storici e spirituali di quattro incantati percorsi regionali, la Via Francigena del Nord, dal confine della Toscana a Roma; la Via Francigena del Sud, da Roma a Minturno e a Cassino, ai confini con la Campania e il Molise; il Cammino di San Francesco, dall’Umbria a Roma attraverso la Valle Santa reatina; il Cammino Benedetto che attraversa il Lazio interno dal territorio di Leonessa a Montecassino. I sette progetti vincitori tra i 35 partecipanti all’avviso pubblico – selezione effettuata da una commissione affiancata dal Direttore del Maxxi Arte Bartolomeo Pietromarchi – sono stati finanziati dalla Regione Lazio con un importo massimo di 150 mila euro. E ora il viandante, il turista, il pellegrino può goderne incontrandoli immersi nel paesaggio.

Il più allusivo al cammino silenzioso e “povero” dei pellegrini è Senza titolo – Gloria. Un’opera immateriale simboleggiata dalla fotografia di un viandante che affronta – bastone e zaino in spalla – due colline gialle d’erba a ciuffi e scorge lontano un grumo di case sullo sfondo di un paesaggio dilatato di monti: è l’atto finale del cammino di quaranta giorni che ha impegnato l’artista Giorgio Andreotta Calò da Venezia ad Amatrice lungo la faglia Gloria – frattura orogenica che separa in senso geologico e antropologico l’Italia – in segno di solidarietà verso le popolazioni colpite dal sisma nel 2016. Il percorso si affianca ad altri due, nel progetto complessivamente chiamato “Meridiani” coinvolge la Francigena del Sud e il Cammino di San Francesco volendo simboleggiare le rotte segnate da pellegrini e viaggiatori pronti a oltrepassare i confini e a includere le diverse culture del Mediterraneo. Così se dalla Laguna veneta si perviene alle reatine Leonessa e Amatrice, negli altri due casi ci si avvicina in vista della costa tirrenica, tra Cori, Giulianello, Itri e Roccamassima. Ecco Tra terra e cielo, una piazzola di marmi antichi immaginata da Chiara Camoni e un fontanile storico per offrire acqua e ristoro a chiunque transiti nel bosco, sia esso camminatore, cavaliere, animale selvatico, tutti “stregati” dal più grande capolavoro dell’arte italiana, il paesaggio. Ed ecco Mare, scultura monolitica in bronzo divisa in due parti, sorta di pietra miliare installata da Francesco Arena lungo la Francigena, ciascuna a 113 chilometri di distanza dall’altra, evocando così lo spazio di mare che separa la costa tunisina da Lampedusa, approdo dei migranti.

Three gates of in-perfection sono dislocati nella Francigena del Nord, tra Campagnano di Roma e Formello e vogliono invitare l’osservatore ad aprire la porta del confronto. Candida di marmo carrarese è Atlante di Davide Dormino, finestra aperta sull’orizzonte, doppio anello di congiunzione tra corpo e testa sul quale si può salire per guardare dall’alto ancora più lontano; in acciaio corten quella del confronto del viaggiatore con l’altro da sé, immaginato da Giancarlo Neri nelle due sedute che si fronteggiano e si uniscono ad arco in alto. Connessione è una panca di legno dalla forma di cerchio interrotto a tre quarti come un ferro di cavallo: dispone pure con un sottile braccio che la sovrasta di una flebile luce di speranza perché per l’artista Goldschmied&Chiari seduti qui ci si confronta con l’infinito.

Emoziona la Via dei Canti, innestata nel borgo di Trevi nel Lazio, sul cammino di San Benedetto, al cospetto dei monti Simbruini. La scultrice Licia Galizia e la musicista Laura Bianchini hanno realizzato tre sculture in diversi metalli delicatamente colorati che interagiscono con il visitatore emettendo per loro un dialogo musicale: Foce, una sorta di pentagramma alato applicato su una fontana in pietra, richiama le sorgenti dell’Aniene e quando il visitatore ne aziona la leva sgorgano per lui variazioni musicali. Lo stesso avviene con Aquiloni, rombi di sottile acciaio sistemati sotto un arco medievale: chi ci passa sotto, agita le braccia e quelli rispondono con suoni simili a quelli del vento; Terra e cielo è nella parte più alta del paese, in una piazzetta-belvedere alle spalle del Castello Caetani: anche qui il dialogo musicale comincia quando il viandante soffia nelle strette lucidissime canne.

A Viterbo l’accento è sul cammino inteso come esperienza spirituale. Viandante il tema sviluppato da Andrea Aquilanti in una “Scala Santa” che con videoproiezioni fa interagire un muro dipinto con quanti ci passano davanti. Leonardo Petrucci sulla Francigena del Nord divide in due un blocco di travertino e nel punto dello “strappo” torna alla luce un’epigrafe tratta dall’Itinerario di Sigerico (990) dell’arcivescovo di Canterbury. Più avanti, sulla stessa Francigena, tra Capranica, Caprarola e Vetralla, lo Spazio del cielo ricorda quello tracciato dagli àuguri per interpretare il volo degli uccelli. Così Alfredo Pirri trasforma in Lanterna termale l’ex guardiola delle Terme Inps grazie alla installazione di vetrate realizzate con l’inserto di piume. Elena Mazzi in 300.000 anni in 344 centimetri fa di una lastra in peperino sullo sfondo verdissimo di alti alberi una mappa sensibile delle trasformazioni geologiche del paesaggio vetrallese, dovute all’eruzione del vulcano, appunto a partire da 300.000 anni fa. Teodosio Magnoni ha realizzato in corten una bruna Torre Tuscia, sorta di rudere contemporaneo. Mentre suoni musicali scaturiscono dalle fenditure verticali di quattro sculture che Matteo Nasini ha sistemato in un “campo sintonico” concepito per Caprarola.

Come se volesse indicare la retta via, Maria Grazia Pontorno posiziona tre sculture in bronzo dorato simili a contorte radici lungo il percorso che conduce al faggio di Rivodutri (Rieti), il monumentale albero meta di pellegrinaggio poiché, secondo la leggenda, piegò i suoi rami per offrire riparo a San Francesco durante un temporale.

Epifanie sono sei opere che compaiono come un miracolo nel Viterbese. Bastoni è un dipinto realizzato da Andreco su un muro di contenimento in cemento vicino alla Porta della Ripa, l’entrata sulla Francigena ad Acquapendente. La partenza, Il cammino e L’incontro di Renzogallo sono rispettivamente un portale rettangolare accostato a parallelepipedi in basalto, questi seduta prima di avviare il viaggio, quello soglia da varcare, un sentiero che si innesta sull’asfalto della via Cassia e infine elementi verticali in ferro, un po’ totem un po’ tronchi d’albero, piantati in un giardino dove idealmente si ritrova tutta l’umanità. L’itinerario prosegue con La Direzione dopo uno stretto sentiero nel bosco che permette di abbandonare la via Cassia e di imboccare la strada desiderata, appunto la Francigena, guidati da massi di basalto del quale è ricco il territorio. Si sfocerà presso la Testimonianza, a un ampio incrocio dove un pozzo circolare riflette cielo e rami su una superficie che non è acqua ma un vetro resistentissimo e calpestabile, “memoria” del viaggio.

L’arte sui cammini diventa così un modo per riappropriarsi del territorio, a differenza della land art degli anni Settanta che indicava come fuggire dalle città. In più, impegna le comunità locali a mantenere le installazioni e insieme il paesaggio, prezioso se si tiene conto della candidatura delle Francigene a patrimonio Unesco. Per i viandanti, per chi ama il trekking è uno stimolo alla riscoperta dei percorsi storici della spiritualità nel Lazio. Chi vuole individuare le opere, può consultare il sito www.regione.lazio.it/rl/arte-sui-cammini/.

 

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