Every beat of my heart
Io e l’universo
Perduta la simbiosi del mondo antico con il cosmo, Walt Whitman ritrova la relazione con l’universo dentro “me stesso”. Così è di nuovo possibile intendere la voce della «natura sfrenata nella sua potenza d’origine». Una lezione preziosa
Prima di Walt Whitman l’uomo occidentale viveva la sua separazione dal cosmo: i romantici lo trovavano entro e fuori se stessi, Shelley vento, allodola, Keats usignolo, Novalis spirito del mondo. Ma la simbiosi del mondo antico si era da tempo dissolta: tragicamente il poeta sente la propria lirica solitudine, e la propria stoica grandezza, da Catullo a Petrarca, da Tasso a Leopardi a Baudelaire, contemporaneo di Whitman e a lui, per certi versi, opposto, uniti solo nella grandezza assoluta, complementari, quindi.
Con Whitman il cosmo è ritrovato entro l’io, il mondo è in “me stesso”, l’io del poeta non è solo e cercante l’universo, ma parte pulsante di quell’universo.
Ma l’io solo del poeta è sempre alto, avventuroso tragico.
In tempi desacralizzati e depoeticizzati come il nostro, tempo di io disfatto, e quindi anoressico o ipetrofico, egotismo, culto della persona e del corpo, sentimentalismo, egocentrismo, io cretino a melma sui blog, è salutare scoprire l’io come porta all’universo. Anzi, parte dell’universo.
Io celebro me stesso e canto me stesso
e tu dovrai accettare quello che io accetto,
perché ogni atomo che mi appartiene ti appartiene.
Lascio passare il tempo e invito la mia anima,
oscillo, indugio lievemente osservando uno stelo d’erba d’estate.
La mia lingua, ogni atomo del mio sangue,
fatti da questo suolo e da quest’aria,
nato qui da genitori qui nati da generazioni,
io qui a trentasette anni in perfetta salute adesso inizio
e spero che solo la morte ponga termine.
Fedi e scuole sospese, allontanandomi
quanto basta da loro ma non dimenticandole
io che sono porto del bene e del male li accolgo
e lascio che a ogni occasione possa parlare
la natura sfrenata nella sua potenza d’origine.
Walt Whitman
(Traduzione di Roberto Mussapi)