Sabino Caronia
“Antica limba” di Antonio Maria Masia

Ritorno al conosciuto

Una nuova raccolta del poeta sardo che ritorna sulle tematiche della nostalgia e della memoria nell’antica lingua della sua terra. Un recupero dell’identità nella patria del “su connottu” che esalta, in una varietà di metri, il nesso tra poesia e canto

Di autentico sangue sardo, erede di una consolidata tradizione familiare di poesia orale, il poeta Antonio Maria Masia ripropone in Antica limba. Poesia e melodos peri sas àndalas de sa vida (Antica lingua, poesie e riflessioni lungo i sentieri della vita, Edizioni Nemapress), le tematiche della nostalgia e della memoria che erano proprie della precedente raccolta, Kadossène, e le conduce verso esiti sempre più alti. Non a caso, in una indimenticabile e partecipata serata all’associazione “Il Gremio dei sardi” di Roma, il volume è stato presentato, oltre che da Neria De Giovanni presidente dell’Aicl – Associazione Internazionale dei Critici Letterari – ed editore del libro, anche dal figlio di Antonio Mura Ena, Gaspare Mura, professore emerito di filosofia all’Urbaniana Università Pontificia.

Risaltano infatti nella raccolta le affinità tematiche con Requida, il capolavoro di Mura Ena: il recupero e la riappropriazione dell’identità, il necessario riferimento a un universale concreto, a una umana sapienza, a una sabidoriapopolare, per riprendere le argomentazioni di un maestro della critica come era Nicola Tanda. È, potremmo dire, un ritorno a su connottu (al conosciuto), come è consueto a ogni letterato sardo.

Poesia e riflessione è giusto definire questa raccolta di Masia che è una poesia come pensiero alla maniera di Leopardi. Si veda in proposito, tra i tanti, due componimenti alti come Su tempus it’est («Amigu naremi: / su tempus it ‘est») o Sa vida, unu mistériu («Si penso a su mistériu ‘e sa vida…»). Poesia e canto è questa di Antonio Masia, una poesia che è canto, se è vero che il nesso tra la poesia e il canto è imprescindibile fin dalle origini della lingua. In proposito si veda un componimento esemplare come Dìa cherrer cantare a lughe ‘e luna.

Mirabile è la varietà dei metri: il settenario, l’ottonario («Corvuledda, corvuledda / ti regalo a Toiedda…»), il sonetto, gli sciolti, alla maniera di quelli dedicati a Chiara Farina, Ammajados ti ‘iscultane attentos. A proposito vorrei citare in conclusione gli ottonari a Zironima Piga Farina, a cura della figlia Clara, nel componimento intitolato “S’antiga Farina frisca che rosa”.

 

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