A colloquio con Massimo Ammaniti
Ecco gli adultescenti (vedi Renzi e Salvini)
In “Adolescenti senza tempo” lo psicoanalista spiega i nuovi scenari della “teen-age” che si sta progressivamente prolungando. Producendo così adulti con caratteristiche adolescenziali, poco consapevoli di sé, narcisisti, ipercritici verso gli altri ma incapaci di fare autocritica
Quell’età della vita umana, l’adolescenza, posta tra la fanciullezza e l’età adulta, sembra dilatarsi “senza tempo”, fino a diventare una condizione permanente. Il modello di adolescenza elaborato dalla psicologia e dalla psicoanalisi a partire dal primo Novecento sembra oggi inadeguato a descrivere questo complicato periodo di transizione. È questo il concetto dirompente attorno al quale si dipana Adolescenti senza tempo (Raffaello Cortina editore, 218 pagine, 14 euro), l’ultimo libro di Massimo Ammaniti, psicoanalista, professore onorario di Psicopatologia dello sviluppo alla Sapienza di Roma, membro della International Psychoanalytical Association. Un saggio dedicato ai nuovi scenari di questa “età di mezzo”, ai problemi e alle trasformazioni delle dinamiche interne ed esterne alla famiglia. Una fase della vita in cui il presente è l’unico tempo in cui si vive, il futuro è incerto e il passato è il cordone ombelicale da recidere, con sempre maggiore fatica.
«L’adolescenza – spiega il professor Ammaniti – si sta progressivamente prolungando oltre i 19-20 anni che un tempo rappresentavano la fine della teen-age. Si allontana il momento in cui i ragazzi raggiungono una propria identità adulta, poiché tendono a rimanere in famiglia più a lungo, non si assumono responsabilità personali, sentimentali e di lavoro. Ciò è in parte legato al periodo degli studi, all’oggettiva difficoltà di trovare un’occupazione, ma anche alla tradizione familistica, tipica dell’Italia e dei Paesi del Mediterraneo. Basti pensare che, secondo una ricerca di Eurostat, l’Ufficio statistico dell’Unione Europea, il 67% dei giovani italiani tra 18 e 34 anni vive in famiglia, contro il 23% della Danimarca e il 33% dell’Olanda».
Questa permanenza nella comfort zone delle rassicuranti mura familiari non fa altro che “produrre” adulti che mantengono caratteri adolescenziali nel modo di vestire e di comportarsi e che Ammaniti definisce con un efficace neologismo, “adultescenti”. Ovvero persone non più giovanissime, che hanno poca consapevolezza di sé, brave a criticare gli altri, molto meno a fare autocritica e ad affrontare la propria dimensione personale. E cita come esempio di questa generazione due personaggi di spicco della vita italiana come Matteo Salvini e Matteo Renzi, imputando a questo loro stile anche la mancanza di autorevolezza rispetto alle grandi figure politiche del passato.
Sono adulti che per età potrebbero essere loro stessi genitori, ma continuano ad avere le caratteristiche dell’adolescente, non vogliono crescere e invecchiare, presi da loro stessi con una forte componente narcisistica che favorisce la deresponsabilizzazione e allontana il momento delle scelte di vita autonoma. E qui entra in gioco il secondo tema del libro, quello del rapporto con i genitori, che oscillano spaesati tra complicità e assenza, consapevoli di dover ridefinire il proprio rapporto con i figli. «In campo psicanalitico – spiega – quando si parlava di teen-ager, a farla da padrone era la lotta con i genitori. Oggi, invece, il tema centrale è il costante bisogno di conferme e rassicurazioni, favorito dai social, dai “like” elevati a livello di riconoscimento di sé stessi, sostenuto dal ruolo crescente del gruppo di coetanei, che, se da una parte contribuisce a creare la propria identità, dall’altra favorisce l’omologazione fino a fenomeni più gravi di comportamenti da “branco”».
Il libro, peraltro, nasce dalla ricerca e dal lavoro clinico di Ammaniti con gli adolescenti, apre ad aspetti legati ai cambiamenti cerebrali, non solo di comportamento, racconta la metamorfosi dello scenario familiare, la famiglia liquida definita da Bauman, quella che azzera le differenze generazionali, tra figli che non crescono e genitori che vogliono essere per forza popolari. Rivolto, quindi, al mondo scientifico, ma anche ai genitori e a chi ha la funzione di educatore. Da leggere, per aiutare i ragazzi a «liberarsi dalla setta familiare», come conclude Ammaniti, citando lo psicoterapeuta britannico Adam Phillips.