A proposito di "Rossa"
Il mondo è vecchio
Chiara Rapaccini, nel suo nuovo romanzo, divide la società in due: i vecchi sfruttano i bambini senza pietà. «Ho usato tinte forti perché voglio portare brutalmente l'attenzione su quanto il mondo attuale sia precluso ai giovani»
C’è un mondo distopico, ma non troppo lontano, appena 50 anni più avanti, in un futuro terribilmente somigliante al nostro presente, fortemente inquinato e governato da macchine e computer. La società è divisa in due: i Vecchi, sadici, aggressivi, avidi, si rendono colpevoli di un vero e proprio sterminio di bambini e adolescenti, ai quali succhiano il sangue un po’ per gola, un po’ per un gioco maligno. Sono loro ad avere il potere, che esercitano attraverso le macchine. Dall’altra, i Piccoli, la fazione contrapposta, che si attrezza per sopravvivere e si prepara alla resistenza, in attesa dello scontro finale. Rossa (La nave di Teseo, 219 pagine, 17 Euro), il nuovo romanzo di Chiara Rapaccini, in arte Rap, illustratrice, designer, artista e scrittrice, è un pungo nello stomaco. Già la dedica iniziale a Mario Monicelli, compagno dell’autrice per oltre trent’anni, non lascia spazio ad alcun dubbio. Poche parole, la domanda di un giornalista e la risposta del celebre regista: «E lei, Monicelli, cosa fa per i giovani?» «Invecchio». Ovvero, «prima o poi muoio e mi tolgo dai piedi», come spiega la stessa scrittrice che era presente a quell’intervista.
Il messaggio del libro è tutto in queste due frasi, non un semplicistico e banale «largo ai giovani», ma un ben più profondo e complesso, «liberiamo il mondo dalla gerontocrazia e lasciamo spazio ai ragazzi, perché loro hanno in mano il futuro». Non tutti gli anziani o vecchi che dir si voglia sono malvagi e pericolosi, solo quelli che non sanno farsi da parte. Degli altri c’è bisogno, perché la loro esperienza e la loro conoscenza del mondo è un faro che deve guidare i ragazzi verso il futuro. Ma nel libro di Rap tutto questo non c’è. Qui c’è un mondo distorto, raccontato in forma di favola noir, cruda e violenta, che non fa sconti. Potente e dirompente, racconta lo scontro tra passato e futuro, «tra fratelli Grimm e tecnologia, una fiaba moderna e per adulti sulle contraddizioni della nostra società», dice Chiara Rapaccini, che delle fiabe dei Grimm si è nutrita, influenzata dalla nonna tedesca.
La protagonista si chiama Rossa, ha 14 anni e i genitori, per avere qualcosa in più da mangiare per sé, l’hanno abbandonata nel bosco nel giorno del suo compleanno, come nella fiaba di Hansel e Gretel. Nel mondo in cui Rossa vive, la natura è stata sconfitta e l’umanità è a un bivio. In condizioni di estrema miseria e fame, gli uomini si nutrono solo di cibi liofilizzati e ogni attività viene svolta da robot assoldati dai Vecchi, che puntano allo sterminio di bambini e adolescenti. «Fino a che – spiega Chiara Rapaccini – non si crea un’alleanza tra i Piccoli, i migranti, che ho chiamato Barcones riprendendo un termine dispregiativo che mi è capitato di sentire più volte, gli animali e la natura, uniti dalla solidarietà e dalla volontà di non arrendersi di fronte alla distruzione del futuro. Coraggiosi e determinati a recuperare la loro umanità, si preparano alla resistenza. Rossa è una di loro». Ma non soltanto: cercano anche di opporsi al disfacimento morale e culturale che i Vecchi hanno contribuito a creare, recuperando e custodendo libri, musiche, immagini del passato, persino ricette di un cibo reale e non liofilizzato che nel loro mondo è stato bandito.
Scritto prima di Greta e del “Friday for future”, prima che i ragazzi del mondo reale, come gli adolescenti protagonisti del romanzo, facessero sentire la propria voce, Rossa anticipa e accompagna il movimento che sta costringendo i “vecchi” ad ascoltare e – forse – a invertire la tendenza prima che sia troppo tardi. «Ho scelto di usare tinte forti – spiega l’autrice – perché voglio portare brutalmente l’attenzione su quanto il mondo attuale sia precluso ai giovani, su come nei luoghi in cui si esercita il potere economico, finanziario e politico, siedano i vecchi. I più fragili, che siano i poveri, i senza terra, i giovani, sono destinati a soccombere mentre la natura e l’ambiente sono sempre più in pericolo. È un tema politico molto attuale che veste i panni della fiaba, dove non c’è pietas nei confronti di questa piccola minoranza di gerontocrati al timone del mondo che non è disposta a cedere un millimetro della propria posizione. L’ho fatto perché credo nei ragazzi, nella loro voglia di cambiare e di essere liberi. Li ho ascoltati e li ho intervistati girando un documentario per Rai Storia e non c’è alcun dubbio che siano loro la risposta alla gerontocrazia e la forza che può cambiare il mondo».
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