Andrea Carraro
Su “È tutto il resto che fa impressione”

Sentimenti del tempo

Nei racconti di Manuela d'Aguanno ci sono frammenti di vita (apparentemente) minima che nascondono sentimenti ed esperienze forti. Storie di personaggi che sollecitano identificazione ma anche la tradiscono continuamente

È tutto il resto che fa impressione (Alter ego), è una raccolta di racconti uscita nel 2015 di Manuela d’Aguanno – un bell’esordio narrativo, di cui pochi si sono accorti. Della stessa autrice avevo letto un romanzo breve Lei è lì, ancora Alter ego – che non mi aveva convinto fino in fondo, pur interessandomi il tema intenzionalmente disturbante e “basso” (la merda)… Ma veniamo ai racconti. È certo un caso che di recente mi sia occupato de La gabbia – un noir psicologico piuttosto crudo, aspro, “inconciliato”, scritto da una scrittrice napoletana, Francesca Gerla, che per certi versi lo ricorda.  D’Aguanno in questo libro usa una forma, quella del racconto breve, che, come abbiamo detto e ridetto, in Italia, pur disponendo noi di un’illustre tradizione nella misura breve, ha vita difficile a livello editoriale. Gli editori, grandi e piccoli, ma soprattutto grandi, cedendo ai diktat dello star-system, puntano quasi tutto sul romanzo, anzi sulla figura polivalente del romanziere; a ogni modo i racconti di d’Aguanno mi hanno piuttosto “impressionato”, per riprendere il titolo del libro, per i suoi temi, per la scelta scomoda dei punti di vista, per lo stile asciutto, antiretorico.

La scrittrice romana coglie sempre i suoi personaggi in movimento nella quotidianità (una triste cena in casa fra due vecchi che si odiano, in un qualche casermone della periferia, ma non possono fare a meno l’uno dell’altro; una giovane boxeur che rimugina sull’ultima sconfitta ricevuta sul ring e sulla sua vita (che mi ha fatto pensare a un famoso film di Eastwood, Million dollar baby); un uomo che scarica sulla rasatura del prato del suo giardino una sua rabbiosa infelicità, di cui sappiamo poco, ma la avvertiamo devastante, tenace, dal maniacale rigore che ci mette nel passare il tagliaerba sul prato, e alla fine, dopo che la moglie è uscita di casa, scoppia in un pianto catartico; il movimento drammatico, in questi racconti, può essere esteriore o interiore (psicologico) – ma non sempre prelude a una conclusione tragica; più che altro è l’oppressione morale che risalta, la ferocia di certi rapporti umani, familiari e non, anche fra adolescenti, dove a rimetterci è spesso fatalmente il più fragile, l’uso di dettagli crudi, ruvidi, disturbanti sempre inquadrati dall’occhio di personaggi antagonisti, raramente da una terza persona distante e onnisciente: «Così vicini lui poteva avvertire il tipico odore che emana la maggior parte delle signore di una certa età: un misto di profumo di fiori secchi e cannella, e di fiato pesante, acidulo, che lo nauseò». È questo un brevissimo estratto del racconto Labirinti, che narra di un uomo il quale, dopo la morte di un genitore, entra in possesso del suo fucile, appeso a una parete nascosta di un ripostiglio dove tanti anni prima, da bambino, aveva scoperto il padre che si accoppiava con una vicina; per il quale fucile nutre una specie di venerazione feticistica. Senonché, subito dopo il funerale, viene a reclamare l’arma l’anziana amante di suo padre, proprio lei che tanti anni prima egli aveva sorpreso con il genitore, in quel ridotto della casa; per convincerlo della sua buona fede, per sadismo, la donna gli fa una odiosa rivelazione che chiude sinistramente il racconto.

Ma non si parla solo di sentimenti negativi, attenzione. C’è per esempio un racconto, assai poetico, di una coppia di ragazzini, compagni scolastici, che scoprono l’erotismo una mattina in spiaggia, durante una sega da scuola: Il calino, ovvero, la ragazza, che ogni tanto in acqua si volta verso di lui calandosi il pezzo di sopra del costume, mostrandogli il seno nudo che sta cominciando a sbocciare, ecco il senso di quel titolo. Un infantile gioco erotico, forse il primo della loro vita, un battesimo colorato e scintillante sotto i riflessi magici del sole nell’acqua. Sono narrazioni vagamente carveriane (ma a me hanno ricordato anche L’amore degli adulti di Claudio Piersanti), che raccontano fatti ma anche atmosfere del quotidiano, di personaggi non solo giovani sia maschili che femminili, che sollecitano identificazione ma anche la tradiscono continuamente; cioè senza apparire mai rassicuranti, consolatori.

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Accanto al titolo: Gastone Novelli, Totolettera, 1962.

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