Igiaba Scego all’Università di Edimburgo
La romana che viene dalla Somalia
Una conferenza (in italiano) della scrittrice alla Biennial Conference 2019 su diversità e integrazione. Autrice del recente “Adua”, pubblicato da Giunti, è da sempre impegnata sui temi del dialogo tra culture e transculturalità delle migrazioni
Essere una donna nera in Italia. È stato questo il tema di una prolusione (in italiano) che Igiaba Scego ha tenuto il mese scorso nell’aula magna dell’Università di Edimburgo in apertura dei lavori della Biennial Conference 2019 organizzata dalla Society for Italian Studies (SIS). Chi è Igiaba Scego? È una scrittrice nata a Roma nel 1974 da una famiglia di origini somale. Dopo la laurea in Letterature straniere presso la Sapienza di Roma, ha svolto un dottorato di ricerca in Pedagogia all’Università di Roma Tre. Ha scritto numerosi libri e collabora con riviste che si occupano di migrazioni e con alcuni quotidiani come La Repubblica, Il manifesto, L’Unità. Nel 2011 ha vinto il Premio Mondello con il suo libro La mia casa è dove sono (Rizzoli). È inoltre “fellow” del Centro Internazionale per Studi Sociali della Ca’ Foscari, a Venezia.
Igiaba Scego, nel suo applauditissimo intervento, intervallato anche da simpatiche espressioni in dialetto romanesco, è partita dalla sua infanzia (35 anni fa), vissuta a Roma, nel quartiere della Balduina. «Ero l’unica ragazza nera – ha detto – e potete immaginare le difficoltà che la mia famiglia – e io a scuola – abbiamo dovuto superare. L’Italia non è un Paese razzista – ha continuato – ma non c’è dubbio che, al pari degli altri Paesi europei, incontri delle difficoltà con la diversità, con chi non ha la pelle bianca. Io sono italiana perché sono nata a Roma, ma mi sento anche africana… non posso rinnegare le mie origini etniche, la mia patria di origine, la Somalia, un Paese, una terra martoriata, che ha sofferto e che a tutt’oggi soffre molto».
Né poteva mancare, nel suo intervento, lo scottante tema dell’immigrazione. E su questo argomento, che ha costituito anche la trama del suo romanzo Adua (Giunti Editore), Scego ha ribadito con forza un suo antico e ripetuto concetto: «Gli immigrati devono essere visti come persone, non come nemici». E lei, donna coraggiosa, ha fatto del dialogo tra culture diverse e della transculturalità delle migrazioni le ragioni primarie della sua vita, cercando costantemente un giusto equilibrio tra la realtà culturale d’appartenenza e il suo vissuto italiano, anzi romano.