In margine al cinquantenario dell'allunaggio
Inno alla Luna
«Parlare alla luna è folle, non ascoltarla è stupido», diceva Shakespeare; ma Leopardi parlava alla luna. Forse, a cinquant'anni dal 1969, è più onesto dire che volere la luna è umano, fin troppo umano…
Una luna falcata sta dando brillii argentei al mare nello splendido candore, quello di Apuleio: c’è un po’ di vento e il golfo di Salerno si esalta nelle sue sinuosità ed è facile paragonare il golfo alla luna, una falce verticale, una falce orizzontale.
La luna e l’acqua, l’acqua e Silene, il golfo degli argonauti, di Ulisse e di Enea, delle Sirene ammaliatrici e, anche lei, ammaliatrice da sempre, fonte del nostro immaginario, l’astro il cui nome luna deriva, dicono i dotti, dalla radice linguistica men che significa sia il calcolo sia la luna, l’astro che presiede alla misura primordiale dello spazio, delle stagioni e delle religioni, del tempo: mese, mene, mois, moon, monat, mente, mestruo.
Misterioso astro, Dea Bianca, che illumina l’acqua nell’onda del mistero delle nostre origini: brodo primordiale, acque materne, rotture delle acque alla nascita, l’acqua che ammorbidisce, scioglie barriere, rende teneri e comunicanti tra loro gli elementi.
Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai,
silenziosa luna? ….
Ancor non sei tu paga
Di riandare i sempiterni calli?
Ancor non prendi a schivo, ancor sei vaga
Di mirar queste valli? ….
La silenziosa luna nel suo corso immortale che governa con l’alternanza delle lunazioni il respiro della terra, le maree che innalzano e abbassano la sua superficie, la fermentazione del vino che ribolle in luna crescente e riposa in bottiglia in quella calante …. il temperamento dei lunatici e degli stralunati … la luna di quelli che hanno le lune di traverso e ancora, la luna di miele, il luna park. Parlare alla luna è folle, non ascoltarla è stupido, diceva Shakespeare…. ma …Leopardi parlava alla luna…
Volere la luna è umano, fin troppo umano… Lo confesso, il luglio 1969 ho seguito l’allunaggio da questi luoghi ma l’entusiasmo non mi è salito come auspicavo a me stesso, uno scrigno di fantasie veniva a mancare, una certa interruzione di desideri e amore quello della vecchia Luna nel suo “corso immortale” e nel nostro umano “vagar breve”. Ed ora ripenso all’esperienze di paesi antichi che ho visitato e alla luna di prima, quella dell’antichità: Kubaba-Cibele, Ishtar-Afrodite, Pandemia-Venere, Demetra-Cerere e la triplice Ecate, Iside e, infine, la Vergine con la falce della luna sotto i calzari
Fisso i brilli dell’acqua nei raggi d’argento “nel mondo nulla è morbido e debole quanto l’acqua,- ma nel lavorare il solido e il forte,-nulla è in grado di superarla” dice Tao Te Ching nel testo sacro del Taoismo e mi rifaccio alle battaglie con lei nello scavo delle mie gallerie, lotta dura e tosta e, alla vittoria, era bello guardare la luna.
Sì, mi piace il film di Georges Melies “Trip to the moon”, quello con il razzo nell’occhio del satellite.