Su “Volevo scrivere un'altra cosa”
Storie volanti
I racconti di Luciano Curreri rivelano estro e fantasia. E nelle loro pieghe si ritrovano le stravaganze di certe storie raccontate con maestria da Max Aub
Luciano Curreri insegna letteratura italiana a Liegi; conversando e scrivendo si diverte e diverte; parla liberamente e naturalmente di svariati argomenti; i legami affettivi sono, si vede, fortissimi, e ama stare in famiglia e in ciò certo è aiutato dalla presenza dolce e intelligente della moglie e delle due figlie. Accanto a libri e saggi che vengono fuori dai suoi studi nel corso della carriera, Curreri coltiva una sua peronalissima vena di narratore. Di qualche anno fa è, per esempio, il libro Quartiere non è un quartiere, ricordi e aneddoti godibili che si sono meritati una bella battuta da parte dello storico Alessandro Barbero: «Quando qualcuno mi vuol far leggere un libro in cui racconta la sua infanzia e parla di sua nonna di solito lo mando a stendere. Stavolta avrei sbagliato».
Da poche settimane in libreria è una raccolta di racconti, Volevo scrivere un’altra cosa (Passigli editore, euro 14,50): diciotto brevi storie (più una postfazione) che rivelano estro e fantasia, una lettura che certo potrà apparire singolare a molti.
Ecco, per esempio, un breve passo dal racconto Il portiere e la morte (la seconda volta di “Da piccolo finivo sempre in porta e così ho imparato a uscire”): «Insomma, non puoi non pensare che sei il numero 1 e l’azione comincia proprio da te, che nell’azione non sapevi che fare. Da ultimo, poi, sei diventato primo, e giochi pure in un campo di preti. Qualcosa vorrà dire». Oppure da Divorziate contro sposate: «Ma restava il problema della vedova, che era peraltro la migliore portiera al mondo, in assoluto. Via il gruppo delle nubili, le divorziate avevano già avuto la migliore attaccante, una vera bomba. E così, senza farla tanto lunga, e fra applausi e ole, si giunse alla semplice ma efficace e non banale conclusione di offrire la vedova alle sposate; ché in fondo, poverina, lo era pure stata, sposata, e non dipendeva certo da Lei – ma a esser sinceri non indagammo – aver perso il marito così presto».
Le storie, che intrecciano brio e stravaganza, mi hanno fatto pensare a quel delizioso libretto pubblicato in edizione italiana quasi quarant’anni fa nella collana La Memoria di Sellerio: Delitti esemplari di Max Aub. Ecco una delle microconfessioni contenute nel volumetto di Aub: «A voi non è mai venuta la voglia di eliminare uno di quei venditori di biglietti di lotteria quando diventano noiosi, insistenti, supplicanti? Io l’ho fatto, a nome di tutti». Insomma, a me pare possa essere stimolante e giocoso, per i lettori, prendere in mano i due libri e leggerli uno dopo l’altro.
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Accanto a titolo: Gastone Novelli, The East Shines in Red, 1968