Visto all’Off Off Theatre di Roma
Impotenza in atto (unico)
Gianluigi Fogacci è attore e regista di “The Prudes”, la pièce di Anthony Neilson che parla di istinti e ambizioni, di paure e aspirazioni di una coppia che da avventurosa si avvia al tramonto. O forse no
James e Jessica sono i Prudes (The Prudes nel titolo, letteralmente ‘i puritani’), o forse no dice lei perché non sono sposati: Jimmy e Jess sono semplicemente una coppia. Da nove anni insieme, da sei sotto lo stesso tetto. Hanno sperimentato in questi anni. Eccome se hanno sperimentato. Lui definisce avventurosa la loro vita sessuale. Così è stato fino a 14 mesi e 4 giorni prima. Ovvero prima che Jimmy scoprisse la scabrosa iniziazione al sesso della sua compagna. Da quel momento inizia un’impotenza ostinata apparentemente senza rimedio. Lo psicoterapeuta non gli basta, mentre del viagra lo spaventano gli imprevedibili effetti collaterali. Un vicolo cieco. Ma Jess non vuole una vita senza sesso, e a mali estremi estremi rimedi. Così si decide per l’ultimatum: o succede davanti agli occhi, sorpresi e divertiti, del pubblico, oppure tra loro è finita. (Nel dubbio, comunque, Jess si assicura che a Jimmy non manchino calici di vino bianco con cui rinfrescarsi e rilassarsi e nei quali aveva preventivamente sciolto una dose di magiche pillole blu.)
Assurda e improbabile, almeno quanto vera e possibile, è la trama snocciolata dalla cruda drammaturgia dello scozzese Anthony Neilson, restituita in italiano nella traduzione di Natalia di Giammarco e andata in scena all’Off Off Theatre di Via Giulia a Roma. Uno spettacolo senza veli, a cominciare dall’assenza di sipario tra palco e pubblico. Il linguaggio è diretto, senza giri di parole ma mai volgare. La recitazione dei due interpreti è pulita ed esatta. Lei è Carlotta Proietti, perfettamente calata nel ruolo spigoloso di donna dominante, di una sicurezza che rasenta un che di dittatoriale: non c’è spazio per la tenerezza, solo per il pugno di ferro. Lui è Gianluigi Fogacci, nella doppia veste di attore e regista. Come attore è capace di restituire le cinquanta sfumature del personaggio, non quelle erotiche, ma quelle tutte sentimentali ed empatiche dell’uomo buono in cerca di amore da dare e ricevere. La regia che firma è essenziale e funzionale, ben congegnata per sorreggere con poche accortezze di parola, gesto e luci 80 minuti di spettacolo. Ma il vero spettacolo è il pubblico, incontenibile nelle risate dall’inizio alla fine. Merito di un testo sincero e senza peli sulla lingua, merito dell’umanità degli interpreti che sanno restituire il dolore del sentirsi persi nella vita di coppia e la paura della solitudine che non ci lascia mai soli.