A proposito di “Da un altro mondo”
Storie dalla diversità
Evelina Santangelo, in un futuro che è praticamente presente, racconta l'Italia e l'Europa che uccide l'altro da sé inseguendo paure e ossessioni che affollano più la propaganda partitica che la realtà
Poi apparvero i visi. Quei visi. Infantili. Inquietanti. Gli occhi sgranati. Di allucinata fissità. Come sospesi tra incredulità e terrore. Si intrufolarono nelle classi. In mezzo a gruppi di bambini dall’esistenza in apparenza normale. Sconcertarono il mondo in superficie ordinato e ripetitivo degli adulti. Indussero a interrogarsi. A indagare. Si spinsero oltre. Sfilarono, inermi e impudenti, sotto gli occhi di alcuni rappresentanti dell’Autorità. Qualcuno tracciò un identikit. Il cui dato saliente era quello sguardo che turbava le coscienze. Denotava un’estraneità, un’alterità. Alieni? Rom? Quanto bastava ad individuare un’irriducibile diversità. Un nemico. Strane orme – sorci? la prima domanda – su una spiaggia siciliana acuiscono curiosità e inquietudine. Si forma una psicosi. Per i media malati di sensazionalismo il “mistero dei bambini viventi” è un ghiotto piatto da servire ai lettori. Le televisioni parlano di allarme sociale. La società si mobilita: i presìdi dei carabinieri vengono potenziati; si formano ronde speciali: quei bambini sono degli irregolari, certamente dei piccoli delinquenti.
Sceglie la distopia Evelina Santangelo nel nuovo suo romanzo, Da un altro mondo (Einaudi, 248 pagine, 19,5 euro). Ma è una distopia collocata appena dietro l’angolo, per un intreccio che si svolge dal settembre 2020 al gennaio 2021. Così ravvicinata che non è possibile non scorgere il riferimento a quanto passa sotto i nostri occhi anestetizzati in questa buia stagione (civile, politica, dell’anima) che l’Italia – l’Europa – sta attraversando. In cui primeggiano e si costruiscono fortune politiche personaggi di assoluta mediocrità umana e intellettuale, che magari imbracciano come mitra i rosari e le icone di una religione che ha le sue radici piuttosto nello spirito predatorio delle Crociate che non nell’insegnamento evangelico.
Sullo sfondo di quelle misteriose apparizioni, la trama si snoda, tesa e incalzante come un thriller, da Bruxelles alla Sicilia, in un’Europa che affronta i suoi gravi problemi chiudendo gli occhi. Lasciando che il Mediterraneo diventi un affollato cimitero, che aspiranti caudillos alzino barriere e varino decreti in conflitto con tutte le normative vigenti, che prolifichino campi di lavoro in cui gli “indesiderati” immigrati vengono sfruttati anche fino alla morte.
Da Bruxelles si muove Khaled, uno dei protagonisti. Adolescente che trascinerà fino alla punta estrema dell’Italia il suo pesante fardello, dopo essere passato dal campo di lavoro belga attraverso una continua serie di atrocità. È un trolley che Khaled trascina, e da cui, per buoni motivi, non si separerà fino al termine. È il regalo di un’altra protagonista, Caroline, che vive nell’angoscia di un figlio di cui non ha più notizie e che, con buona probabilità, potrebbe aver scelto l’avventura suicida del foreign fighter. In Sicilia opera il maresciallo Vitale, che sulle prime prende la storia di quei visi apparsi dal nulla come una seccatura, un abbaglio isterico, ma che sempre più ne resterà coinvolto. E nel Nord Italia si aggira Orso, rappresentante tipico di quella fiera razza padana chiusa in se stessa fino ad inalberare un esplicito razzismo, ma che, al di là degli slogan, delle parole d’ordine che risuonano nell’arengo politico e da cui anche lui è inebriato, dimostrerà di non aver smarrito un elementare senso di umanità.
La scrittura di Evelina Santangelo è netta e puntuale. Delinea con nitore e sapiente drammatizzazione una vicenda dai risvolti anche tragici. Ma che non sgorga dalla sola fantasia dell’autrice. Alla base c’è un accurato e ammirevole lavoro di documentazione. Santangelo, infatti, si è addentrata con lo scrupolo di una consumata cronista nella complessa e ramificata galassia della destra estrema e neonazista. In cui la ritualità delle arti marziali, che in altri contesti ha una forte connotazione spirituale, maschera il culto della violenza più truce.
Ed è un profondo, raggelante senso di morte che pervade l’intera galassia. Un terreno da cui germogliano nomi truculenti anche per band musicali, che usano il rock come strumento di propaganda politica: Slaughter to prevail, You must murder. In cui Adolf Hitler è un costante punto di riferimento. Come nel cd Adolf Hitler lebt. O come nel gruppo Hammerskin Nation, il più organizzato e violento tra le schiere neonaziste di skinhead. Nato a Dallas, in Texas, e che conta oggi trentun anni di attività. All’insegna del mito suprematista della razza bianca. E, conseguentemente, della lotta senza quartiere alle minoranze, con un’avversione particolare per immigrati ed ebrei.
Quei visi infantili, inquietanti, allora, si pongono come la declinazione aggiornata dell’urlo nero che sgorga dal moribondo Kurtz del conradiano Cuore di tenebra. “L’orrore, l’orrore!” è quello che scaturisce dal cuore di tenebra del civilissimo Occidente, preteso faro di civiltà, che ad ogni piè sospinto vanta e adopera come armi ideologiche le proprie radici cristiane, assunte a garanzia di un superiore livello di umana comprensione e compassione. L’orrore, la consapevolezza della propria colpa, della propria omicida inerzia, della propria incapacità di spegnere sul nascere le velleità di tanti estemporanei ducetti, prorompe dal fondo della coscienza e prende corpo in quei visi stralunati che sono un implacabile atto di accusa, la cui acme sarà rappresentata dal triste bagaglio del ramingo Khaled.
Ma l’avvincente distopia elaborata da Evelina Santangelo, se conserva le caratteristiche della favola nera, non chiude per questo le porte alla speranza, lascia che un barlume di umanità si riaffacci in mezzo a tanto sfacelo. Varrà questa speranza anche per l’Europa? Troverà alfine il coraggio di andare al di là dei rigidi precetti finanziari e si accorgerà che sul suo territorio, oltre alle leggi bronzee dell’economia, vivono anche, di qualsiasi gruppo etnico e colore, esseri umani?