Visto al Teatro Sanzio di Urbino
Tempi sommersi
Cambiamenti climatici e cambiamenti comportamentali: il teatro della Compagnia Sotterraneo ragiona sulla necessaria, ma scarsa, attenzione della società verso l'ambiente. "Overload" è il progetto ludico e narrativo scritto da Daniele Villa e intepretato da Sara Bonaventura, Claudio Cirri, Lorenza Guerrini, Daniele Pennati e Giulio Santolini
«Ci sono questi due giovani pesci che nuotano e incontrano un pesce più vecchio che nuota in senso contrario e fa loro un cenno, dicendo: “Salve ragazzi, com’è l’acqua?” e i due giovani pesci continuano a nuotare per un po’ e alla fine uno di loro guarda l’altro e fa: “Che diavolo è l’acqua?”». Il tempo che il lettore impiega per leggere queste poche righe è approssimativamente di diciotto secondi, ma siete sicuri di non essere stati distratti da altro? Da un’immagine colorata, dal rumore della pioggia, da una nuova notifica di Facebook. Uno studio di Microsoft stima che la durata dell’interesse individuale di ogni uomo sia di circa otto secondi, inferiore a quella di un pesce rosso.
Il senso della storiella sopra citata è spiegato e analizzato dalla Compagnia Sotterraneo al Teatro Sanzio di Urbino. Overload, l’equivalente inglese di “Sovraccarico”, attraverso un susseguirsi di immagini, sketch e musiche trasforma il teatro classico in un vero e proprio gioco narrativo. Complice lo scrittore David Foster Wallace e il suo discorso per la cerimonia delle lauree al Kenyon College del 21 maggio 2005: Questa è l’acqua. Come per i due pesci rossi che ignorano l’esistenza della realtà nella quale loro stessi vivono, anche per noi spesso le verità più ovvie sono le più difficili da vedere. La drammaturgia di Daniele Villa e la performance messa in atto da Sara Bonaventura, Claudio Cirri, Lorenza Guerrini, Daniele Pennati e Giulio Santolini immergono lo spettatore in un acquario di scelte, di possibilità, di mondi paralleli. Il saggista, che nel finale sarà sostituito da un altro grande scrittore, Stephen King, nel tentativo di raccontare al pubblico il suo pensiero sulla vita è interrotto costantemente da una serie di “contenuti nascosti” che sbloccano, con la collaborazione del pubblico, altri scenari per nulla collegati gli uni agli altri.
«Sentii subito che nell’ordine perfetto dell’universo s’era aperta una breccia, uno squarcio irreparabile», scrive Italo Calvino nella sua celebre opera Se una notte d’inverno un viaggiatore. L’ordine perfetto dell’universo è irreparabilmente aperto da ragazzi che ballano break dance, da un microfonista che simula un guasto tecnico, da una partita di tennis, da un nuotatore che letteralmente si tuffa in platea muovendosi in stile libero tra le poltrone del teatro. Un genere teatrale che lo stesso Daniele Villa chiama Avantpop, riferendosi al movimento artistico statunitense scaturito dal postmodernismo negli anni Novanta del secolo scorso e caratterizzato dall’uso di materiale proveniente dai mass media. L’unica formula alchemica è parlare della realtà attraverso la sola arma che possediamo ancora: la cultura. Il teatro è così inteso come un “esercizio di cittadinanza” che interroga e rende partecipe il pubblico delle problematiche nelle quali è calato, senza tuttavia avvedersene. Il linguaggio di Sotterraneo edifica una nuova realtà che si trasla verso un’altra, ulteriore, fatta di rumori di fondo in grado di mescolare il vero con il falso. Il filo conduttore di tutte le diverse possibilità è l’acqua, che, come nel discorso di David Foster Wallace, svolgerà un ruolo significativo all’interno dello spettacolo. Ma perché proprio l’acqua? Forse perché è l’elemento più cristallino presente in natura e, oggi, di chiaro e limpido non è rimasto quasi nulla.
Overload vuole far riflettere sulla disgrazia (o sulla fortuna) di possedere una memoria breve, e sulle conseguenze che l’uso eccessivo della tecnologia e la nuova società ha causato nei processi di anamnesi. La pièce è dunque un studio sul divenire, come la stessa compagnia dichiara: «Visto da qui il pianeta sembra semplicemente troppo rumoroso e distratto per riuscire a sopravvivere […]. Torniamo al suolo e guardiamoci da vicino: stiamo tutti mutando… in qualcosa di molto, molto veloce». Allora, trascinati in tutto questo rumoroso caos, noi a cosa scegliamo di dare
attenzione?