Al Salone Internazionale del Libro di Torino
L’imperatore di Atlantide
All’interno del programma del Salone OFF, presso il Centro Sociale Comunità Ebraica di Torino, lunedì 6 maggio alle 21:00 si presenta “L’imperatore di Atlantide”, saggio del critico teatrale Enrico Pastore con un contributo della musicologa Marida Rizzuti edito da Miraggi. Una lucida e al tempo stesso toccante guida all’interno di una delle pagine più buie della storia, del teatro, della musica e dell’Europa
Enrico Pastore, classe 1974, critico teatrale, regista e direttore della Compagnia D.A.F., per la collana Janus-Giano di Miraggi Edizioni è l’autore del saggio L’imperatore di Atlantide dedicato all’omonima opera composta da Viktor Ullmann (musicista) e Peter Kien (librettista) tra il 1943 e il 1944 nel ghetto di Terezín.
«Mi era apparso evidente fin dal primo sguardo come L’imperatore di Atlantide (Der Kaiser von Atlantis) di Viktor Ullmann e Peter Kien fosse una di quelle rare opere che hanno il potere di portare alla luce un frammento di verità abbagliante, che al suo apparire modifica sostanzialmente la coscienza che l’uomo ha di se stesso». Così si esprime Enrico nella Premessa del suo saggio. E si deve immaginare una vera e propria folgorazione sulla strada di Damasco quando Enrico, allora studente ventunenne, si imbatte nel corso di Storia del Teatro tenuto da Antonio Attisani alla Ca’ Foscari e, in particolare, entra a contatto con la dolente realtà del teatro nei campi di sterminio. Dai diamanti non nasce niente ma dal letame nascono i fiori: in effetti nella desolazione materiale e morale del ghetto di Terezín è nata una perla rara, un esempio altissimo di arte nella sua forma più completa e più complessa. Poesia, musica strumentale, canto, allegoria, satira, doppi e opposti livelli di lettura politica: in meno di un’ora di spettacolo si rivivono la disperazione totale per la morte e la fiducia cieca per la vita che si respiravano nel ghetto. Non risulta difficile credere nella forza d’attrazione che ha portato Enrico Pastore, nell’arco di oltre vent’anni, a interessarsi a questo incredibile prodotto del genio umano. Enrico segue una prima rappresentazione in collaborazione tra la Ca’ Foscari e il Teatro La Fenice sotto forma di recitazione accompagnata dal pianoforte, poi al Miteu in Spagna e, nel 1999, al Teatro delle Fondamenta Nuove a Venezia.
Oggi, vent’anni dopo, la riflessione di Enrico, condotta sul campo di palcoscenico in palcoscenico, tra le colline della Boemia e tra gli scaffali delle biblioteche, è un libro. «Non è l’opera di uno studioso di professione. […] Non sono un accademico», ci tiene a sottolineare Enrico. Tuttavia il combinato disposto di curiosità, passione e sensibilità artistica permette di arrivare dove la penuria di documenti e i blasonati titoli non potevano offrendo uno studio di notevole completezza d’approccio e limpida chiarezza d’esposizione. La prosa di Enrico è lineare, come il percorso di ricostruzione che segue. Capitolo dopo capitolo, il lettore prende consapevolezza degli orrori del ghetto modello di Terezín e del paradosso unico che ha riguardato la sua vita culturale; comprende i meccanismi e le condizioni produttive, tra clandestinità e ribellione, censura e propaganda; conosce chi erano compositore e librettista prima di consumare le loro vite nel campo di concentramento; scopre, infine, quadro dopo quadro, i modelli dietro e le simbologie oltre il libretto e la partitura de L’imperatore di Atlantide. Addetto ai lavori o appassionato che sia, ogni lettore troverà stimoli e risposte, ma soprattutto verrà arricchito da un’esperienza che è storica, artistica ed etica.