A proposito di Paolo Angeli
La chitarra di Paolo Angeli
Al Festival Abbabula in Sardegna, il virtuoso e poliedrico musicista Paolo Angeli presenta "22:22 Free Radiohead", il suo ultimo lavoro uscito per la ReR MEGACORP e in distribuzione da gennaio. Concerto coinvolgente e pulsante quello di Angeli: grazie all'energia e alla varietà delle contaminazioni musicali è capace di arrivare alla testa e al cuore degli ascoltatori
Per chi non conoscesse Paolo Angeli, chitarrista, compositore ed etnomusicologo sardo, uno dei modi migliori per entrare in contatto per la prima volta con le sue sonorità è ascoltarlo in versione live. Vederlo suonare dal vivo è a tutti gli effetti un’esperienza indimenticabile: Angeli suona con tutto il corpo, piedi (nudi) compresi, riuscendo a tirar fuori dal suo strumento una complessa gamma di timbriche, pizzicandone le corde e usando l’archetto come su un violoncello. Musicista poliedrico, ha portato la sua chitarra sarda preparata a 18 corde – un mix tra chitarra baritono, violoncello e batteria, dotata di martelletti, pedaliere, eliche a passo variabile – in giro per il mondo, studiando e rivisitando originalmente repertori provenienti dalla tradizione sarda, contaminandoli vistosamente con sonorità tipiche del flamenco, del jazz, della musica nord africana, rivisitando originalmente il pop contemporaneo d’avanguardia e reinterpretando composizioni di Bjork e Fred Frith.
Considerata la vastità dei suoi interessi musicali, non deve dunque sorprendere che l’ultimo lavoro firmato dall’artista sardo, 22:22 Free Radiohead, uscito per la ReR MEGACORP e in distribuzione da gennaio, si costituisca come un lungo studio in cui le canzoni della band britannica vengono destrutturate, ogni cellula melodica utilizzata come tassello di un complesso mosaico in cui un riff si dilata in un’atmosfera, diviene cornice di una composizione originale e torna infine in primo piano, variato, esplorato dall’interno fino a far sorgere inedite connessioni tra un repertorio di matrice decisamente occidentale e un sound che porta con sé suggestioni extraeuropee. Un piccolo miracolo che Paolo Angeli ha portato in scena nella sua terra d’origine in un intenso concerto tenutosi il 2 maggio al Palazzo di Città, a Sassari, appuntamento previsto all’interno del nutrito programma del Festival Abbabula.
L’aneddoto con cui il compositore ha presentato il nuovo lavoro è quello secondo cui la scoperta del repertorio musicale dei Radiohead risalirebbe soltanto a due anni fa, grazie a un “consiglio d’ascolto” giunto dalla sua compagna. Ma la rielaborazione di Angeli si situa molto lontano dall’idea convenzionale di cover e il set live con cui 22.22 Free Radiohead viene raccontato sul palcoscenico è originalmente ideato per offrire agli spettatori qualcosa di differente rispetto al lavoro in studio. Si tratta dell’assemblaggio di alcuni brani in tre lunghe suite, iniziando dal variegato affresco sonoro che mette assieme suggestioni da Optimistic e Knives Out, con Angeli intento a tagliare e ricucire cellule sonore, utilizzando l’incalzante incedere del primo brano per creare squarci all’interno del tessuto melodico. Ricama nuovi ritmi e sperimenta sorprendentemente su ogni elemento compositivo del pezzo originale e regalandogli, a volte in maniera contrastante, nuovi significati. Seconda “isola” musicale da abitare, e in cui smarrirsi piacevolmente ,è il labirinto che nasce dal cuore di Airbag. Il brano viene usato come trampolino di lancio per giungere sino al canto tradizionale sardo a s’andira e poi riportarci indietro, al riemergere vigoroso dalla chitarra che, suonata come uno strumento ad arco, dà voce alle frasi musicali del brano d’apertura, Ok computer.
Infine, il tradimento pieno d’amore di Angeli nei confronti tanto del rock britannico quanto della musica popolare si chiude con un terzo lungo medley in cui convivono una composizione originale del musicista sardo, Icaro, brano struggente le cui atmosfere ben collimano con il repertorio musicale del gruppo inglese, e Nude, quest’ultimo invece firmato dai Radiohead. Un pubblico entusiasta chiede il bis e ciò a cui dà vita Paolo Angeli è un paesaggio sonoro costituito da Daydreaming e Burn The Witch, entrambe provenienti da A Moon Shaped Pool.
Si esce dal teatro con la sensazione di aver assistito a qualcosa di unico, uno spettacolo musicale solido, frutto di un’intelligenza compositiva vivace in grado di rintracciare punti di contatto tra universi musicali distanti fra loro e farli convivere in qualcosa che prima non esisteva ma che, come accade con i migliori prodotti artistici, sembra essere sempre stato lì, in attesa che qualcuno lo svelasse, in attesa di arrivare alla testa e al cuore di molti ascoltatori.