“Surrealismo Svizzera”
Inconscio made in Suisse
Per Arturo Schwarz non ha patrie il movimento teorizzato da Breton come via all’operare artistico attraverso il sogno e l’associazione di pensieri. Ma al Lac di Lugano una mostra mette l’accento sugli artisti che da quella terra operarono: Giacometti, Oppenheim, Arp, fino a Klee
Nell’edificio del Lac di Lugano, inaugurato nel 2015 con un caratteristico corpo aggettante verso la riva del lago – un monumentale parallelepipedo verde sotto e intorno al quale si snoda la piazza cittadina – si ragiona ancora sull’arte svizzera con una mostra dedicata al surrealismo. Surrealismo Svizzera: l’accostamento dei due sostantivi è ovviamente voluto, con il duplice scopo di ritagliare un ambito di esame del fenomeno al solo panorama svizzero e poi, perché no, di compiere un vero e proprio gesto surrealista, nel lasciar fluire parole o immagini senza il filtro dell’organizzazione razionale di senso. Il progetto è realizzato in collaborazione con la Kunsthaus di Aarau, che ne è stata la prima sede, ospitando alcune delle opere visibili a Lugano e una sezione dedicata al contemporaneo, e parte con le migliori intenzioni: definire il ruolo degli artisti svizzeri all’interno di un movimento vastissimo e poliedrico, che incluse tra i suoi membri anche figure che surrealiste non erano, come Paul Klee, e che storicamente si declinò in maniera diversa nelle varie aree europee dove si radicò.
Arturo Schwarz, nella monumentale mostra di Milano a Palazzo Reale del 1989, aveva chiarito che alla domanda se il surrealismo può avere una bandiera nazionale, bisogna rispondere no: «Il surrealismo non può essere italiano, così come non può essere francese, belga, tedesco o spagnolo. Dare al surrealismo un luogo d’elezione geografico è già negarlo». Il surrealismo è un’attitudine, più che un movimento specifico, come testimoniato dal Manifesto pubblicato a Parigi da André Breton nel 1924, in cui si indica come unica via all’operare artistico l’emersione dell’inconscio attraverso il sogno e l’associazione automatica di pensieri, e si forniscono esempi di pittori che vengono additati quali rappresentanti di questo filone, come Miró, Chagall, Klee e altri.
In Svizzera operano alcune figure di spicco delle avanguardie del ‘900, attive anche all’interno del movimento, come Alberto Giacometti, Meret Oppenheim o Serge Brignoni e Kurt Seligmann. In catalogo se ne riferiscono le storie, le tangenze con il nucleo radiante di Parigi e i percorsi non sempre lineari, come quello di Hans Arp che professava appartenenze a diversi movimenti. E in territorio svizzero viene svolta un’azione catalizzatrice fin dalle origini, grazie al movimento Dada e al Cabaret Voltaire di Zurigo considerato la culla del surrealismo, di cui il romeno Tristan Tzara è tra i fondatori. In catalogo vengono ricostruite storicamente le fasi dell’incontro tra Tzara e Breton, la cui data d’inizio è segnata dall’uscita del terzo numero della rivista Dada nel 1918, fondata da Tzara, che raccoglieva contributi di importanti poeti dell’avanguardia: Breton se ne interessa e insieme a Picabia esercita pressioni perché il romeno si rechi da Zurigo a Parigi.
In Svizzera il surrealismo si contraddistingue con un’attività predominante nelle arti visive, più che in letteratura: in mostra sono evidenziate le tematiche chiave del movimento, il ricorso agli automatismi e alla casualità nell’arte figurativa; la raffigurazione di paesaggi esterni come spazi magici, o dell’interiorità dell’uomo come angosciante, il corpo come luogo in cui vivere pulsioni sessuali e paure laceranti. La maggior parte degli artisti ha un’importanza locale, ma vi sono alcune opere sempre notevoli di Alberto Giacometti, Hans Arp, Meret Oppenheim e anche di nomi meno conosciuti come Walter Bodmer.
Interessante è il caso di Paul Klee, rappresentato con due capolavori, i cui rapporti con il surrealismo sono stati recentemente indagati dalla mostra tenutasi al Zentrum Klee di Berna nel 2016 a cura di Michael Baumgartner e Nina Zimmer. Klee viene invocato come liberatore da Breton nel Manifesto del 1924, a coronamento di quell’attenzione che i surrealisti gli rivolgono fin dal 1922, quando Louis Aragon vede alcune opere di Klee a Berlino e tornato in Francia scrive «A Weimar germoglia, inosservato, il seme di una nuova pianta. Si chiama Paul Klee. Nessuno ancora sa che i giovani lo preferiranno ai predecessori». La libertà d’espressione ricercata dai surrealisti si sposa con l’inventiva incessante di Klee, che non soggiace a nessuno stile e travalica ogni accademia. Ma l’emersione dell’inconscio nell’artista nato a Berna rimane qualcosa di estremamente sorvegliato e strutturato da una creatività vigile, del tutto opposta alla casualità e all’associazione automatica professata da Breton.
Surrealismo Svizzera
10 febbraio – 16 giugno 2019
Museo d’arte della Svizzera italiana, Lugano sede LAC Lugano Arte e Cultura
A cura di Peter Fischer, storico dell’arte e curatore indipendente e Julia Schallberger, collaboratrice scientifica Aargauer Kunsthaus
Coordinamento e allestimento MASI Lugano a cura di Tobia Bezzola, direttore e Francesca Benini, collaboratrice scientifica
Informazioni
Sede LAC Lugano Arte e Cultura
Piazza Bernardino Luini 6 CH – 6901 Lugano
+41 (0)58 866 42 40 info@masilugano.ch