A proposito di "Affetti collaterali"
Adolescenti in guerra
Quanto è difficile essere adolescenti al tempo dei social? Questo è il tema del nuovo romanzo di Eleonora Molisani che racconta di giovani inquieti e adulti che si disinteressano a loro
Sondare l’universo adolescenziale ed esplorare meccanismi e trappole dei social senza essere stucchevoli o retorici non è compito facile: col suo romanzo appena pubblicato da Giraldi Editore Affetti collaterali, l’autrice Eleonora Molisani dà prova che non solo è possibile farlo ma è altrettanto possibile raccontare l’incomunicabilità e la solitudine dei nostri tempi, con rigore e senza cedere a svenevolezze. Al netto della trama, il titolo stesso del libro gioca con una interessante variazione vocalica che dà vita a due vocaboli centrali nel romanzo: affetti ed effetti. Si sa che per effetti collaterali si intendono comunemente le reazioni indesiderate che il corpo umano manifesta in determinate circostanze, ma se al posto della e iniziale si sostituisce una a, il risultato è la parola affetti, laddove per essi si intendono i propri cari, genitori, e parenti. In questo romanzo la Molisani indaga appunto gli effetti prodotti dagli affetti e, più in profondità, dalla loro maniera di palesarsi nella vita dei figli, i componenti più giovani e del nucleo familiare, il nido per antonomasia, luogo fisico e figurato di sicurezza e protezione. Un adolescente non ha sempre strumenti adeguati per manifestare bisogni, sentimenti o dissensi ai propri genitori, specie se il loro rapporto sta finendo e si è ormai tramutato in un nugolo di frustrazioni e rimostranze più o meno silenti.
Chi ha già letto il libro precedente di Eleonora Molisani, la raccolta di racconti intitolata Il buco che ho nel cuore ha la tua forma ed edito da Meligrana, sa che l’autrice ha molto a cuore l’universo adolescenziale. «L’etimologia della parola – dice Molisani – è latina: “ad alere”. L’adolescens è, letteralmente, “colui che si sta nutrendo”. L’età che prelude a quella adulta è la più tormentata e inquieta, sia dal punto di vista fisico sia da quello psicologico, ma è anche la più importante, perché è quella in cui si formano la personalità, l’etica, il pensiero critico dell’individuo. È in questa fase delicatissima che più si ha bisogno di amore, ascolto, attenzione, guida, punti di riferimento positivi. Se qualcosa va storta, l’adulto si porterà dietro un bagaglio esistenziale pesante da gestire, come Nero, uno dei personaggi principali del mio romanzo. O come sua figlia Ricola, che passa dalla bulimia, all’anoressia, all’autolesionismo perché viene lasciata sola in un momento cruciale del suo sviluppo, lacerata da una situazione familiare difficile, che vorrebbe risolvere ma non ha abbastanza strumenti per farlo. La solitudine esistenziale nella fase in cui la coscienza deve “nutrirsi”, farà germogliare una ragazza insicura, depressa, solitaria, che andrà a cercare consolazione e rifugio nelle abitudini e dalle persone sbagliate».
L’unione dei genitori di Enrica si sta pian piano disintegrando sotto gli occhi di tutti, ma nessuno affronta in maniera diretta la situazione. Tante, troppe spiegazioni taciute, unite a una serie di mancanze più o meno involontarie da parte loro gravano non poco su di lei che, come ogni suo coetaneo, sta vivendo un momento di cambiamenti emozionanti e nel contempo di scompigli e irrequietezza. I genitori, dal loro canto, sono a proprio modo confusi e irrequieti, probabilmente troppo stanchi o troppo vigliacchi per farsi carico delle proprie responsabilità e fuggono, da una distrazione all’altra, per rimandare il più possibile decisioni e consapevolezze. Niente di nuovo sotto il sole, verrebbe da dire, ma invece no, perché le vicende di Nero, Scura, Blanca, Ricola, Grigio, Manuel sono storie che vale la pena tenere sempre a mente, utili a ricordare a chi legge che oggi forse ancora più di prima, il rischio di sentirsi inascoltati, svuotati, soli o privi di certezze e punti di riferimento è comune a tutti.
L’incomunicabilità e tutte le sue innumerevoli conseguenze sono al centro di questo romanzo, scritto con accortezza e partecipazione, e quando domando a Eleonora se, secondo il suo parere, siamo davvero in grado di capire quanto siano profondi i suoi effetti sulla nostra società la sua risposta non è molto ottimista: «Penso di no – dice –, non a caso volevo fotografare la solitudine esistenziale del mondo contemporaneo: si sono accorciate le distanze fisiche ma la distanza tra gli esseri umani è diventata siderale. Oggi, specie chi vive in una metropoli come Milano, ha bisogno di energie fisiche e psicologiche enormi: siamo impegnati molte ore fuori di casa; bersagliati da ogni genere di stimolo esterno; dedichiamo sempre meno tempo e attenzione alle relazioni sociali e familiari. Se a questo si aggiunge l’invasività della tecnologia nelle nostre vite, il risultato è una sorta di “distrazione cronica”, che finisce per usurare i rapporti e spegnere il dialogo tra le persone. Diventiamo tante piccole monadi, come i personaggi di Affetti collaterali».