Anna Camaiti Hostert
In margine alla premiazione/1

Oscar vs Netflix?

Agli Oscar non è andato tutto come previsto. In una cerimonia un po' noiosa, ha vinto il politicamente corretto (e in tempi trumpiani è già qualcosa...) e ha perso la guerra tra Netflix (e Amazon Prime) e Hollywood.

«Noi non siamo le host della cerimonia dell’Oscar e il Messico non pagherà per il muro». Così ha esordito Maya Rudolph una delle tre comedian (le altre erano Tina Fey e Amy Poler) che sono salite sul palco di una cerimonia senza presentatori ufficiali, giunta alla sua 91 esima edizione. Che, bisogna dire, è andata bene e senza intoppi comunque pur senza la performance ufficiale che crea attesa e stress perché deve mordere un reale, in generale politico, che ogni giorno ormai ci riserva sorprese sempre più spiacevoli. E su cui i commenti sono diventati perfino superflui.

Alcuni hanno visto nella vittoria di Green Book nella categoria di miglior film e di sceneggiatura originale, un errore che ha ignorato di nuovo molti degli artisti neri che affollavano il parterre del Dolby Theater ieri sera a Los Angeles. Tuttavia, va detto che il premio a Spike Lee per la miglior sceneggiatura non originale del film BlackkKlansman, quello a Mahershala Ali come migliore attore non protagonista per Green Book e infine a Regina King come attrice non protagonista per il film Se la strada potesse parlare vanno a compensare questa mancanza, nel caso si voglia parlare di una mancanza misurata con il bilancino del political correct. Credo, infatti che in questa cerimoniala nonostante siano stati ignorati film di artisti neri come Widows con Viola Davis e Sorry to bother you o Support the girls, la diversità etnica e razziale sia stata rispettata. Il grande pregio di un film come Green Book è che ha messo in evidenza, oltre all’ovvia considerazione sul razzismo di quegli anni in America, che il piccolo volume verde da cui il film prende il titolo e che serviva da guida per i neri che si volessero muovere in sicurezza nel sud degli Stati Uniti negli anni ‘60, un elemento importante: i pregiudizi possono essere sconfitti. La storia vera dell’amicizia tra Nick Vallelonga buttafuori newyorkese di origini italiane e il musicista nero gay Don Shirley di famiglia giamaicana è infatti un piccolo capolavoro il cui scopo principale è mostrare come le persone possano cambiare. Stellare la performance di Viggo Mortensen.

Questo è stato l’Oscar delle sorprese: tutti si attendevano che avrebbe vinto come migliore attrice protagonista Glenn Close per il film TheWife (nella foto) o Lady Gaga per la sua mirabile interpretazione in A Star is Born. La performer, che è stata premiata tuttavia per la migliore canzone, insieme a Bradley Cooper, l’altro interprete e regista del film, ha cantato dal vivo il pezzo Shallow che ha estasiato la platea. Ma la statuetta è andata a Olivia Colman per il film The Favourite dove interpreta in maniera superba la regina d’Inghilterra Anna Stuart. Divertente e inaspettato è stato l’episodio di Melissa McCarthy e Brian Tyree Henry che si sono presentati rispettivamente mascherati da regina d’Inghilterra l’una, reggendo in mano un coniglio di peluche e da favorita l’altro per consegnare la statuetta per i migliori costumi. Vale la pensa di ricordare che Melissa McCarthy stata interprete con Richard E. Grant del film Copia originale in cui è la biografa Lee Israel che caduta in disgrazia per il suo pessimo carattere comincia a falsificare e poi decide di rubare gli originali delle lettere e i documenti di artisti famosi con successivo intervento del FBI. Il premio per il migliore attore protagonista, inoltre, è andato a Rami Malek di origini egiziane per essere stato Freddie Mercury il mitico leader dei Queen in Bohemian Rapsody.

Le reazioni degli artisti all’attuale situazione politica sono state molte a cominciare da Spike Lee che ha incoraggiato tutti alle prossime elezioni a “fare la cosa giusta”, parafrasando il titolo del suo mitico film, continuando con Alfonso Cuaron (ha vinto come miglior regista e il suo film Roma, un quartiere di Città del Messico , in bianco e nero dove ha debuttato l’attrice india messicana Yalitza Aparicio, ha vinto come miglior film straniero) il quale ha detto che siamo tutti parte dello stesso oceano, per finire con Xavier Bardem il quale, parlando in spagnolo, ha detto che i muri non fermano il talento. Molti avevano anticipato che Roma avrebbe vinto nella categoria del miglior film. È stata forse colpa della guerra tra Hollywood e le piattaforme in streaming di Netflix e Amazon prime se invece è stato relegato nella categoria di miglior film straniero? Ma questo è un altro capitolo che tuttavia andrà trattato, perché sta modificando l’industria cinematografica in modo irreversibile.

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