Parole e ombre/21
Il cuore della terra
«Il ragazzino del Wisconsin era scappato di casa per seguire il suo amore e più si avvicinava alla California più il sismografo rilevava cuori grandi»
Fotografia di Romina Mosticone (da un’opera di Maurizio Perissinotto)
Col senno di poi è stato trovato il cuore della terra in un ragazzino del Wisconsin che si è innamorato di una ragazzina della California. La prima rivelazione del fenomeno fu di un algido professore che scoprì che oltre a ondulare e sussultare, la terra poteva anche pulsare. Il sismografo del professore si era messo a tracciare una serie di cuori invece delle consuete linee grafiche. Finché i cuori erano piccoli, e il fenomeno poteva essere registrato solo dall’apparecchio, il professore si limitava a scrivere le rilevazioni su un quaderno a quadretti.
Il ragazzino del Wisconsin era scappato di casa per seguire il suo amore e più si avvicinava alla California più il sismografo rilevava cuori grandi. Il pulsare della terra venne avvertito da molti, i bicchieri e piatti di chi non era innamorato tintinnarono.
Quando il ragazzino del Wisconsin arrivò allo stato confinante con la California, il Nevada, i muri delle case di chi non era innamorato si creparono e gli edifici più pericolanti crollarono.
Per il professore era chiaro che il disastro era imminente e allertò, se pur con scetticismo, ogni organo competente come siti d’incontri e agenzie matrimoniali. Ma si poté fare poco perché il ragazzino del Wisconsin raggiunse presto la ragazzina della California e la baciò.
Le spaccature della Terra inghiottirono i non innamorati. Fu la totale distruzione di strutture artificiali costruite da uomini senza cuore. I maremoti affogarono i single. Anche il professore morì nel disastro, inghiottito dalla faglia di Sant’Andrea.
Luigi Annibaldi. Scrittore, editor, docente della Scuola Omero. I suoi racconti sono stati pubblicati dalla rivista “Linus” di Baldini&Castoldi, dalla rivista francese “Les Cahiers européens de l’imaginaire”, nella collana narrativa di Omero Editore. Da un suo racconto è stato tratto il cortometraggio Sushi pin-up, vincitore del premio Miglior Film per la giuria popolare del festival di cortometraggi “Campo Lungo” di Roma. Sushi pin-up è anche la sua opera prima (Omero Editore). Del 2016 è il suo romanzo Una volta l’estate, scritto a quattro mani con Ilaria Palomba (Meridiano Zero). Conduce corsi di narrativa in diverse scuole medie, licei statali, biblioteche di Roma, centri diurni e al Goethe-Institut. È tra i progettisti di Readandgo, app culturale per smartphone. Come illustratore e grafico è curatore della linea di Omero editore e ha esposto le sue opere nella mostra romana “Vita. Morte. E poi?” alla sala Santa Rita di Roma.
Romina Mosticone nata a Sora (FR) nel 1974. Da qualche anno la fotografia da semplice strumento per registrare ricordi è diventata uno strumento per esprimere me stessa. Ho partecipato a diverse mostre collettive: alcune edizioni del “Mostro” (presso la Tevere Art Gallery di Roma); “Arte a Muro. Darkroom Project Six + Art Tag” (presso l’ex convento dei domenicani a Muro Leccese); “I sette mostri di Arles” (presso la MaMo Temporay di Arles per Voies Off Festival); “Aria, acqua, terra, fuoco” (presso Calidarium Gallery a Roma); “Convergenze Expo” I edizione (presso l’ex Cartiera Latina a Roma). Ho inoltre fatto parte, nell’anno 2017-2018, del gruppo di lavoro Artisti della Tag Factory con cui ho esposto in due mostre, “Lost memories” e “Endorfine”.
Maurizio Perissinotto. Nasce a Tripoli nel 1963, ma compie i sui studi artistici a Roma dove vive e si diploma nel 1980. Si è dedicato alla scenografia per il teatro dove trascorre gran parte degli anni ’80. In seguito ritorna alla pittura lavorando a temi legati al mito. Vario multiplex multiformis è il titolo della sua prima personale nel 1997 a Roma, a Cagliari, L’invisibile messo in evidenza. Espone la sua pittura su lastre di zinco con la mostra L’Ombra di Pan. Segue un lavoro dedicato a Pier Paolo Pasolini con la mostra Evoè, ipotesi per un monumento funebre, usando per la scultura la forma del bozzetto. Inserirà nei suoi lavori vecchie fotografie e Ambrotypi. Dal giugno 2016 ha partecipato al gruppo Factory alla Tevere Art Gallery a Roma con le opere Ricomposizioni emotive, Portrait in Vanitas, Nemesis, daDa Satie ,Tripoli, Ultimo Atto, My Father (la ferita della bellezza). Il valore dell’impertinenza, della caducità sono i temi che caratterizzano i suoi ultimi lavori attraverso gli strumenti della pittura, della fotografia o dell’installazione.