Roberto Mussapi
Every beat of my heart

L’essenza delle donne

Rilke, poeta supremo, canta il popolo femminile riaccendendo con la sua voce il braciere dell’anima che si credeva perduto. Donne che vogliono accedere e restare nell’infinito attraverso le parole della poesia

Rilke: il supremo. Nasce nell’Ottocento, vive e scrive in pieno Novecento: come l’altro grandissimo William Butler Yeats crea la poesia del secolo a venire (dei secoli a venire) mantenendovi quel braciere di speranza e atavismo d’anima che il Novecento anche in poesia, e ai vertici, considera perduto. L’anima in Rilke permane primigenia. Qui, in questi versi per cui ogni commento è superfluo o riduttivo, noi vediamo le donne, non la donna angelicata o sublimata, ma il popolo delle donne, tutte, come quelle che sfilano nel ricordo di Villon con la loro bellezza del tempo andato, tutte rivolgersi al poeta. In lui vedono ciò a cui tende il buio e il sangue dell’animale, delle origini, fattosi anima nel ventre della donna, tendere al segreto del poeta: la poesia chiama l’anima che ha mutato, nel cuore e nel ventre e nella mente di umani, in anima.

 

Canto delle donne al poeta

Siamo come ogni cosa che si schiude,

e nient’altro che questa beatitudine.

Ciò ch’era sangue e buio in una belva

Crebbe in noi per farsi anima e si tende

 

ancora a te, fatta anima, e ti chiama.

Tu, certo, la ricevi nel tuo viso

come un paesaggio, mite e senza brama.

Perciò crediamo non sia tu cui mira

 

il nostro grido. Eppure in chi vorremmo

se non in te, perderci senza fine?

In chi, più che in te, cresce il nostro essere?

 

L’infinito con noi passa e si perde.

Sii tu la bocca che ce lo fa udire,

tu sii: tu che di noi dici l’essenza.

Rainer Maria Rilke

(Traduzione di Giacomo Cacciapaglia)

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