Paolo Vanacore
Parole e ombre/5

Tanaliberatutti

«Il gigante non rispose ma prese a marcare il territorio occupando il poco spazio disponibile in maniera totale. Le sue lunghe gambe andarono a coprire interamente il corpo di Marcolino»

Fotografia di Sandra Paul

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Nascondino non era il suo gioco preferito, ogni volta veniva trovato per primo: “Tana per Marcolino dietro alla colonna!” “Tana per Marcolino dietro il cespuglio!” e se nessuno riusciva a fare tanaliberatutti il più delle volte toccava a lui appoggiare la testa sul muro ruvido del palazzo, schiacciare gli occhietti nel triangolo di buio artificiale formato dalla piegatura delle sue esili braccine e contare fino a cento. Quel giorno, fortunatamente, quando fecero la conta per stabilire chi doveva accecarsi, uscì Fabio, il suo compagno di classe alle elementari. Il cortile dove stavano giocando era l’ultimo del lungo serpentone di cemento che terminava a pochi metri dal fiume. Mentre Fabio contava, Marcolino corse alla disperata verso l’argine dove all’improvviso scorse un piccolo anfratto riparato e asciutto, ben protetto da un fitto canneto, dal quale riusciva a vedere bene non solo l’ampia distesa di cemento che circondava la coda del serpentone ma anche, sulla destra, l’inizio del campetto sportivo. Alzando gli occhi al cielo riconobbe il balcone di casa e sua madre, piccola come l’olandesina della pubblicità, intenta a stendere la sua maglietta verde che dopo qualche istante gli apparve come sospesa nel cielo. Finalmente era riuscito a trovare il posto giusto, il nascondiglio migliore del mondo: “Stavolta non mi troveranno mai”. Mentre osservava attentamente gli spostamenti di Fabio sentì un rumore brusco alle sue spalle, si voltò proprio mentre Leonardo entrava con fare sicuro nel rifugio. Leonardo era lo stopper della squadra di calcio del quartiere, un gigante dal fisico poderoso, una sorta di adulto precoce di soli sedici anni rivestito da una folta peluria, aveva il viso puntellato di nero per via di una barba ispida e dura che metteva in soggezione chiunque si avvicinasse. Per questo motivo nelle partitelle sotto casa Leonardo era il più conteso, con lui in difesa gli attaccanti non passavano, li fermava con le buone o con le cattive.

– Che ci fai tu qui?
– Sto giocando a nascondino.
– Non ci puoi stare, questo posto è mio. Vattene, fila.
– Perché è tuo? Che ci vieni a fare tu?
– Sono affari miei, te ne devi andare.
– Ma se me ne vado Fabio mi vede, ti prego Leonardo fammi restare. Ti giuro che non torno più.

Il gigante non rispose ma prese a marcare il territorio occupando il poco spazio disponibile in maniera totale. Le sue lunghe gambe andarono a coprire interamente il corpo di Marcolino dai piedi alle spalle, il suo bacino invece curvava leggermente all’altezza della nuca, infine le braccia circondarono per intero la testolina del povero malcapitato. Leonardo indossava grossolanamente la maglietta giallorossa della Magica Roma e i calzoncini arancioni con lo stemma nero del lupo. Marcolino si irrigidì, non riusciva a guardarlo ma sentiva forte la sua presenza fisica, una sensazione strana che non aveva mai provato. Nel frattempo Leonardo prese a scavare una piccola buca dalla quale tirò fuori un pacchetto di sigarette e un accendino.

– Che fai?
– Mi fumo una sigaretta, non lo vedi? Non dirlo a nessuno.
– No.
– Giura, Marcolino.
– Giuro.
– Bravo.

Il fumo gli provocò un leggero fastidio, aveva paura di tossire e di venire scoperto allora si coprì il naso e la bocca mentre Leonardo consumò avidamente la sigaretta come se volesse divorarla.

– Fumerai per sempre?
– Penso di sì.
– Ma i calciatori non fumano.
– Bruno Conti sì.
– Davvero?
– Sì, adesso però stai zitto che Fabio sta venendo qui. Vuoi farti beccare?
– …
– Allora? Vuoi farti beccare?
– Mi hai detto di stare zitto…

Leonardo sorrise poi con un gesto ampio delle spalle rinchiuse Marcolino all’interno del proprio corpo, come un piccolo canguro in un marsupio, fino a nasconderlo completamente. Marcolino istintivamente si lasciò andare e si fece ancora più piccolo. Dopo alcuni istanti sussurrò:

– È andato via?
– Si è allontanato un po’ ma è ancora qui vicino.
– Ok
– Tranquillo tanto non ti vede. Ti dico io quando puoi uscire. Appena vedo che si allontana tu esci e corri più forte che puoi, hai capito?
– Sì, ho capito.
– Tanto stai bene qui, è vero? Sei comodo?
– …sì.
Rispose senza alcuna esitazione.
– E tu? Stai bene?
Aggiunse timidamente.
– Sto benissimo. Tu dai retta a me, ti faccio vincere io.

Marcolino restò nel corpo di Leonardo per un tempo che non avrebbe più dimenticato. Intanto Fabio aveva trovato tutti gli altri, all’appello mancava solo lui, aveva l’occasione di fare tanaliberatutti.

– Marcolino, ascolta. Fabio adesso si trova dietro alla porta del campetto. È abbastanza lontano. Te la senti di correre a fare tana? Ce la fai?
– Sì.

Prima di lasciarlo andare, Leonardo lo strinse ancora a sé per un attimo poi gli diede un bacio sulla nuca, tra la fine dei capelli e l’inizio del collo. Marcolino sentì un brivido su tutta la schiena, si volse e lo vide sorridere.

– Vai, adesso!
Si alzò di scatto e iniziò a correre più veloce della luce, come Superman.
– TANALIBERATUTTI !

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Paolo Vanacore è autore teatrale e regista napoletano. Laureato in Storia del Teatro e dello Spettacolo, vive e lavora a Roma. Nel 2006 il saggio “Pasquariello attore e cantante di varietà” vince il Premio Nazionale Studio12 nella sezione Teatro, cui segue l’uscita dell’omonimo libro con la prefazione di Peppe Barra. Seguono nel 2006 “Che vuole Marta?” racconto inserito nell’antologia “Men on men vol.5” (Mondadori), nel 2008 la raccolta di racconti “Donne Romane, storie al margine sotto l’argine” e nel 2011 dieci testi teatrali in romanesco “Piccoli quadri romani” entrambi per Edilet. Nel 2014 la fiaba sul tema dell’omogenitorialità “Mi batte forte il cuore” (Tempesta Editore) e nel 2018 la fiaba sulla nascita dei violini Stradivari “Il canto degli alberi” (Sillabe). Nel 2015 il romanzo “Vite a buon mercato” scritto con Silvia Mobili e Romeo Vernazza (Tempesta Editore). Nel 2017 il romanzo “L’ultimo salto del canguro” per Castelvecchi.

Sandra Paul nasce e cresce in Francia che lascia per l’Italia a 25 anni. S’interessa all’arte, in particolare alla fotografia che approfondisce da qualche anno frequentando corsi. Nel 2016 partecipa ad alcune mostre collettive: alla Tevere Art Gallery di Roma (nel 2016, 2017 e 2018); al festival Voies Off di Arles (nel 2017 e 2018), al Dignity Home Contest Roma (2018), alla mostra “Trésors d’un monastère”organizzata da Laviolette Gallery nel Salento (2018), finalista del Tag Prize – Tevere Art Gallery di Roma (2018), 3° classificata al concorso Segni per il festival della fotografia (2018). Il suo sguardo si concentra su momenti, vissuti con intensità, che vuole catturare e tenere custoditi attraverso lo scatto fotografico in un mondo sensoriale e istintivo.

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