Every beat of my heart
Rovesciarsi in Dio
L’opera di Massimo Morasso, già nota ai lettori di Succedeoggi per una poesia sul mito di Genova presentata in questa rubrica, è nutrita, con esiti spesso eccellenti. Prova ne siano questi versi sapienziali sul purgatorio che in quanto ricerca di purificazione incessante, fa parte dell’anima
I lettori attenti ricorderanno i versi di Massimo Morasso apparsi in questa rubrica, in una acuminata e fissante poesia sul mito Genova (Campana Caproni Frénaud Mussapi, ma alle spalle la sognò il padre fondatore Walt Whitman). Dallo stesso libro, pubblico, di questo poeta che considero centrale nella sua generazione di cinquantenni, e originale in assoluto, una poesia visionaria e metafisica. Metafisica nel senso di John Donne e dei lampeggianti barocchi inglesi del Seicento, visionaria nella tradizione di Blake, con Yeats e Rilke suoi fari e modelli.
L’anima non può guardare al purgatorio come a una realtà altra e a sé stante: il luogo cui accede per purificarsi non le è estraneo inizialmente. Ma già inizialmente il purgatorio fa parte dell’anima, della sua ricerca di purificazione incessante. Il purgatorio è attivato nell’anima da «quell’istinto acceso e quell’impedimento/ di doversi rovesciare in Dio».
Versi sapienziali e svelanti di un poeta estraneo e superiore al minimalismo prevalente in molta versificazione contemporanea italiana, minimalismo provinciale e privo di quella cultura internazionale e comparata che al poeta è indispensabile. E di cui l’opera di Morasso è nutrita, con esiti spesso eccellenti.
Non che l’anima possa guardare al purgatorio
come al purgatorio, voltandosi in se stessa
e riflettendosi in un’altra proprietà.
Non vede, infatti, né conosce l’anima
il danno di sé, la pena in sé.
Ma quell’istinto acceso e quell’impedimento
di doversi rovesciare in Dio
è ciò che attiva in lei il suo purgatorio.
Massimo Morasso
(Da La caccia spirituale, Jaca Book 2012)