Il narratore appena scomparso
Le lepre di Paasilinna
In memoria di Arto Paasilinna, il grande scrittore finlandese (autore de "L'anno della lepre”) che aveva raccontato (in chiave comica) l'insoddisfazione del grande Nord e il rifugio dolente nell'ecologismo
Il 15 ottobre scorso è venuto a mancare, in una casa di riposo dell’anonima cittadina di Espoo, Arto Paasilinna, lo scrittore finlandese più amato e conosciuto nel resto d’Europa, autore di una trentina di romanzi che lui, con nordica modestia, definiva invece semplici “novelle”. In Italia è stato pubblicato fin dall’inizio da Iperborea, che ne ha tradotto una buona metà delle opere (anche se all’appello mancherebbero ancora una quindicina di titoli), ma va riconosciuto che il primo grande successo Paasilinna lo ebbe negli anni Ottanta in Francia, dove il suo libro d’esordio, L’anno della lepre, diventò subito un best-seller e lo lanciò come autore di culto nel resto del mondo.
Accreditato dell’invenzione addirittura di un nuovo genere letterario, la cosiddetta narrativa umoristico-ecologica, Paasilinna ha scritto in realtà libri tanto divertenti e anticonformisti nei contenuti quanto solidamente tradizionali nella veste formale, che mostrano semmai forti parentele con la tradizione picaresca e con quella del romanzo umoristico, ma anche con l’universo fiabesco. Un approccio alla letteratura lontanissimo, peraltro, dalla poetica delle successive generazioni: penso per esempio a scrittrici molto affermate in Finlandia come Rosa Liksom o Sofi Oksanen, nelle cui opere a prevalere è invece un crudo realismo.
Per definire meglio la scrittura di Paasilinna potremmo aggiungere che spesso è parso voler scrivere diverse varianti dello stesso libro: tutti i suoi romanzi prendono infatti le mosse dall’insoddisfazione del protagonista per la vita che sta conducendo e dall’occasione inaspettata, che gli si presenta improvvisamente, di fuggire e ricominciare tutto altrove. È questo il caso del giornalista Vatanen nel romanzo citato, che solo al momento d’investire una lepre, e poi di curarla, trova la forza per abbandonare il proprio asfittico mondo – una moglie insopportabile e il giornalismo, ridotto a discarica di pettegolezzi -, ma anche del tassista ne Lo smemorato di Tapiola, dei superstiti all’incidente aereo in Prigionieri del Paradiso, degli aspiranti suicidi in Piccoli suicidi tra amici o del parroco ne Il miglior amico dell’orso. La fuga dagli impegni e dalla mediocrità della vita quotidiana, l’insoddisfazione per una società sempre più gretta e meschina in cui l’individuo non riesce a trovare il proprio posto, il disagio nei confronti del perbenismo luterano e delle sue regole sono, insieme all’amore per la natura e alla tutela dell’ambiente, le tematiche principali di questo autore brillante e ricco d’inventiva, al quale un umorismo irriverente e caustico permette di accompagnare un tono scherzoso a preoccupazioni serie, da scrittore “impegnato”. Quanto alla comicità, in Paasilinna essa nasce in larga parte dalla contrapposizione fra le stravaganze del protagonista, che risponde finalmente ai propri istinti e bisogni, e la pretesa normalità cui opache convenzioni sociali ci hanno abituato e ci costringono.
Nato il 20 aprile 1942 nella Lapponia finlandese, e più precisamente a Kittilä – conosciuta più che altro per essere una delle tre località europee, insieme a Tromsø in Norvegia e Kiruna in Svezia, da cui si parte per inseguire l’aurora boreale -, Paasilinna è in qualche modo già segnato, nella sua biografia, dalle circostanze della nascita, che avviene in pieno esodo. € uno dei momenti più drammatici della storia della Finlandia, tanto che alla fine della guerra Kittilä sarà completamente incendiata e distrutta dai tedeschi che si ritirano. Figlio della ricostruzione, a partire dagli anni Sessanta Paasilinna lavora dapprima come boscaiolo e guardiacaccia, poi come giornalista, dedicandosi en passant anche alla poesia, e scopre la propria vena narrativa alla metà degli anni Settanta, dedicandosi poi nei quarant’anni successivi alla stesura dei suoi fortunatissimi romanzi.
Dicevamo dell’amore per la natura, che innerva tutti i suoi scritti. Del resto, il suo secondo nome era Tapio, ovvero il dio della foresta nella mitologia finnica; da questo nome deriva anche la località di Tapiola, città-giardino che compare in alcuni suoi romanzi, ma anche la Tapiola intesa come dimora del dio Tapio, appunto, cui Sibelius dedicherà un celebre e celebrato poema sinfonico e che nelle fughe dei protagonisti di Paasilinna sembra essere sempre presente, non foss’altro, chissà, che come irraggiungibile ideale o luogo di riposo definitivo. E sono persuaso che proprio lì, presso il dio Tapio, Paasilinna sta ora dialogando con i suoi eccentrici, e vivi, personaggi.