L'Italia al tempo di Salvini e Di Maio
Un eroe morale
Domenico Lucano, forse, ha violato alcune norme per togliere degli esseri umani da una condizione di (moderna) schiavitù. Una disobbedienza "particolare" che risponde a un principio morale "generale”
Domenico Lucano, sindaco di Riace oggi non più ai domiciliari ma in residenza coatta come chi e accusato di mafia – e lui non lo è -, ha forse dovuto violare norme per dare accoglienza e creare opportunità di lavoro in un paese abbandonato dalla popolazione più giovane. Stante che non c’è in canale di inserimento degli immigrati, per continuare a tenerne molti, soprattutto al Sud, in situazioni di semischiavitù o di sfruttamento intollerabile, è difficile provare ad inserire immigrati in un contesto di abbandono, senza violare norme disegnate apposta per non poterli inserire.
Salvini ha recentemente detto: «In Italia sentiamo l’esigenza di aiutare i nostri figli a fare degli altri figli non ad avere nuovi schiavi per soppiantare i figli che noi non facciamo più», frase che ha fatto imbufalire il ministro degli Esteri del Lussemburgo Jean Asselborn. È un fatto che al leader Salvini piace usare la parola schiavi fin dalla campagna elettorale, e spiega che lui non li vuole i nuovi schiavi. Ma poiché dimostra di considerare probabile e forse assodata l’esistenza di condizioni semichiavistiche in Italia, come Ministro dell’Interno ha il dovere di proteggere chi rischia di diventarlo e di liberare chi è già in stato di semischiavitù e ha i dovere di tutelare chi cerca di sfuggire da paesi in cui esiste e viene imposta con la violenza una condizione di semischiavitù, e di proteggere chi ne è vittima durante il viaggio intrapreso per sfuggirne. Quindi, se non vuole che in Italia ci sia una deriva schiavista, dovrebbe indicare quali iniziative il ministero di cui è responsabile e il governo di cui è magna pars, intendono fare per ciò che è di loro competenza per evitare che in Italia si consolidino e prosperino i mercati del lavoro semischiavistico.
Come il detto dei samurai citato nel titolo di questa nota, a volte bisogna violare un ordine stabilito per essere all’altezza morale delle sfide più ardue.
Lucano è un eroe morale?
Forse sì, anche alla luce di quanto ha ricordato il prefetto Mario Morcone, che nel precedente governo lo aveva richiamato, avviando l’indagine ora avviata a giudizio, ma non per questo voleva stroncare il suo esperimento.
Un interessante articolo sul NYTimes di David Wolpe racconta la storia di un eroe morale moderno, che ha disubbidito al governo del paese dei samurai durante la seconda guerra mondiale. Lo si può trovare al link: https://www.nytimes.com/2018/10/15/opinion/sugihara-moral-heroism-refugees.html. È dedicato a Chiune Sugihara, che ha salvato migliaia di ebrei concedendo loro un visto che il suo ministero gli aveva proibito di dare.
Alcune frasi dell’articolo sono particolarmente significative, oggi, che ricordiamo la deportazione degli ebrei romani. «Sugihara parlò del rifiuto del Ministero con la moglie e i figli e decise che, nonostante il rischio che ciò rappresentava per la sua carriera di console in Lituania, doveva sfidare il suo governo… Scriveva visti giorno e notte, in un sol giorno più di quelli che venivano emessi in un mese. La moglie gli massaggiava le mani dolenti durante la notte. Alla chiusura del consolato nel settembre 1940, Sugihara portò gli strumenti con sé e continuò ad emettere visti fino alla sua partenza. Ha emesso 6.000 visti, a volte usati per intere famiglie, salvando, secondo la stima più attendibile, 40.000 persone… Morì nel 1986 e 9 anni prima aveva concesso un’intervista rivelando solo allora la sua azione e rispose così alla domanda “perché lo aveva fatto”: «Dissi al Ministero degli Esteri che era questione di umanità, non mi importava se perdevo il lavoro. Chiunque avrebbe fatto la stessa cosa al mio posto». In queste ultime frasi di Chiune Sugihara trovo l’essenza dell’eroismo morale.