Rocco Civitarese
Parole e ombre/2

Caleidoscopio

«La terrazza era il suo piedistallo. A filo con il cemento, gli ulivi. Più in alto, le palme vestite di foglie secche e i pini marittimi. Andrea avrebbe percorso la terrazza fino al bordo»

Fotografia di Emanuele Dini

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Andrea Dionisi aveva pronunciato le sue prime parole in ordine strano. «Lagna» prima di «pappa». «Miei» prima di «papà» e «mamma». Da piccolo piangeva come un idrante decapitato. La sirena delle sue corde vocali era un sottofondo perenne e il problema di ogni discorso. Perché frignava così tanto? Era schizzinoso, capriccioso, un bambino turbato?
La parola «lagna» assorbiva la visione che i suoi genitori avevano di Andrea, e la sua voracità, battezzata in un castello sardo con la prima lasagna.
Nel collaudo della sua potenza sonora, come regali inaspettati, Andrea formulava parole mai attese da un bambino di tredici mesi.
A tredici anni era un galletto vispo e iperattivo, e la sua accoppiata di parole preferite era «macchia mediterranea». Il suo posto: la Comunione di Perla Marina, in Sardegna.
L’appartamento (finestre vasistdas, parquet incerato, padellone in doccia) era dove Andrea abitava. La casa (zanzariere a grata carceraria, mattonelle dissestate come ponti levatoi e per lavarsi canna dell’acqua al riparo di una semiluna di bambù) era dove c’è movimento. Andrea stava a Pavia, tornava in Sardegna. Si incupiva in appartamento, scorrazzava a casa.
La terrazza era il suo piedistallo. A filo con il cemento, gli ulivi. Più in alto, le palme vestite di foglie secche e i pini marittimi. Andrea avrebbe percorso la terrazza fino al bordo e, a patto di essere abbastanza leggero, sarebbe saltato in quella finestra d’aria tra i due strati di verde.
– Descrivi com’è.
Suo padre aveva al posto del cristallino un cannocchiale caleidoscopico. A ogni cambio di vento il mare gli pareva diverso.
– Color smeraldo?
– Più preciso.
– Effetto vetro smerigliato sulla superficie?
– Qui, sì. Più al largo?
– Turchese.
– No.
– Sì.
– Non so cos’è il turchese.
– Blu… come le ciabatte Hawaianas. Blu come i lettini degli stabilimenti balneari.
– E se non ci fossi mai stato?
– Ci sei stato.
– Poniamo il caso.
– Ragioniamo per assurdo?
– Non stiamo ragionando, stiamo parlando. E neanche per assurdo, hai davanti il mare. Copre il sessanta per cento del pianeta e tu sei fatto al settanta per cento di acqua. Ti sembra di fare un ragionamento per assurdo?

I discorsi di suo padre erano pieni di falle. Ma appena provava a smentirlo Andrea cadeva in trappola. Per confutare un ragionamento devi accettare le sue regole. E suo padre galleggiava sulle regole.
– In riva l’onda si increspa. Ma se mi dici così cosa vedo? Un lenzuolo che spreme acqua. Qual è la cosa fondamentale?
– Cambia colore.
– Bravo.
– Sbianca.
– Esatto. Come…?
Non avrebbe mai battuto suo padre. Suo padre parlava per metafore, e le metafore sono imbuti elastici che cominciano a incanalare il liquido e lo fanno fuoriuscire da un’apertura ancora più grande. Per quella risposta Andrea doveva rispettare due regole.
Non doveva nominare qualcosa che avesse a che fare con l’acqua.
Suo padre doveva capire.
– Si increspa… come la mozzarella che fa il filo alla lasagna.
Suo padre alzò un sopracciglio, fece lo sgambetto ad Andrea e piombarono in acqua.
Apnea.
Cosa sono?
Ero una lagna. Ho fatto fuori centinaia di teglie. Non sono una lasagna.
(Sbrigati)
.
Sono una metafora. Di cosa?
Con suo padre parlava un sacco. Giochi di sinonimi, battibecchi. Lui gli passava alcuni strumenti del suo arsenale e lo metteva alla prova. Forse le uniche volte in cui Andrea lo aveva davvero battuto lo aveva fatto da poppante con gli ululati.
Più tardi, dopo un pranzo alle tre del pomeriggio e una pennica di un paio d’ore, erano di nuovo in spiaggia. Bandiera rossa. Per i prossimi quaranta minuti le frasi di suo padre sarebbero terminate con «ci ha lasciato le penne» o «malore».
– Il mare non perdona.
– E io che colpa ho?
– Imprudenza.
– Non sono imprudente.
– Stai solo dove si tocca.
– Non mi puoi tenere al guinzaglio.
– Attento a non strozzarti con la corda della boa.
– Quindi posso nuotare fino alla boa.
– Era un avvertimento in generale.
– Ma nuoterò dove mi pare.
– Nuoterai dove vuoi se riesci a mollarmi l’ultima parola.
– Una discussione non la vince chi si tiene l’ultima parola.
– Non è una discussione, stiamo parlando. Tre…
– Guarda che mi tuffo.
– Due…
– Bomba o di testa?
– Uno…
– Occhei. Mi arrendo. Te la lascio.
La luce delle sette avvolgeva arancione i loro bicipiti lucidi d’acqua. Andrea aveva il viso sereno, ovali d’oro sulle guance.
Suo padre non replicò. La loro era una palestra, i pugni sferrati con guantoni di gommapiuma. Per suggellare la sconfitta non aveva bisogno dell’ultima parola.
Da quel giorno, però, fuori dalla palestra, Andrea cominciò a vincere.

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Rocco Civitarese, classe ‘99, è nato e vive a Pavia. Ha cominciato a scrivere tre anni fa. Nel 2016 si è piazzato tra i venticinque semifinalisti del “Premio Campiello Giovani” con il racconto Bianca spuma e ha pubblicato, da finalista del concorso “Caratteri di donna e di uomo”, il racconto Colpa del jazz. Nello stesso anno ha ottenuto al “Premio Calvino” una segnalazione speciale per il romanzo Miele. Nel 2017, sempre al “Calvino” ha ricevuto una segnalazione per Ho una spina in gola. Nell’aprile di quest’anno ha esordito per i tipi di Feltrinelli con il romanzo Giaguari invisibili. A settembre inizierà Medicina a Pavia.

Emanuele Dini, nato a Roma nel 1970. Ho acquistato per la prima volta una reflex Nikon 3100 nel 2010, da quel momento è iniziato un amore che mi ha permesso di vivere la vita con meno frenesia, rallentando i miei passi ed il mio sguardo. Ho esposto in diverse mostre collettive: «Acer 2014, Roma: Abitare, vivere, essere»; «Il mostro #2 e Il mostro #6», TAG (Tevere Art Gallery) negli anni 2016 e 2017; «Art Tag + The Darkroom Project 6», convento dei Domenicani a Muro Leccese (LE) anno 2016; «Trieste Photo Days», festival internazionale della fotografia urbana, nel 2016;  «Premio arte Roma» 2016; «Mia Photo fair» 2017 Milano; «Arles 2017», festival internazionale di fotografia; «Trieste Photo Days», mostra fotografica personale “Altezza piedi”; «AnimaMinima», personale in collaborazione con Lara Garofalo organizzata da Ignorarte.com presso Faenas.

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