Gialli per young adults
Giovani detective
Carrellata di titoli di romanzi polizieschi editi da Piemme: avvincenti, divertenti, non efferati, capaci di esorcizzare, attraverso le figure dei protagonisti molto reali, il timore della realtà e di rafforzare l’aspirazione a un mondo migliore
Secondo la migliore delle tradizioni la copertina gialla si addice ai romanzi polizieschi e lo dimostra la collana “Giallo e Nero” del Battello a Vapore (Piemme) da poco pubblicata. Debutto potente, di lettura trasversale, avvincente per ragazzi e adulti. Se uno dei grandi scopi della letteratura è quello di divertire, per avere successo occorre rispettare alcune regole. Anzitutto i titoli: non devono essere banali o antiquati. Occorre poi evitare le descrizioni di paesaggi e interni troppo lunghe; tanto meno indulgere sugli stati d’animo dei protagonisti trovando un giusto equilibrio tra azione e complessità psicologica. Vanno privilegiati il senso dell’umorismo, l’originalità, l’esattezza nei dettagli e la verosimiglianza nell’insieme. Requisiti questi presenti nei gialli che vi presenterò.
Cominciamo con La strana scomparsa del signor Goody di Natalie Babbit (trad. Cecilia Veronese, 137 pagine, 9,90 euro). È una storia piena di grazia, di elementi spassosi, a volte di cruda bellezza, ambientata in una cittadina della provincia americana. La figura di Hercules Feltwright appare con la sua lunga faccia in un mattino di primavera come ce ne sono tanti, «l’erba tenera, e quell’aria leggera ed eccitante che sembra sollevarti da terra se la respiri troppo profondamente». Sta dirigendosi a Goody Hall, «una magnifica casa che sorgeva dal suo rugiadoso riquadro di prato tosato come una torta nuziale da un vassoio verde», per fare il precettore a Willet, un inquieto ragazzino, che vive lì con la madre vedova. Dietro l’apparente serenità del luogo si verificano in breve tempo fatti strani con relativi indizi e soprattutto si insinua il mistero di un padre la cui tomba è nel giardino di casa, ma non contiene nessun cadavere.
Il gioco dell’assassino di Sandra Scopettone (trad. Luciana Pugliese, 234 pagine, 9,90 euro) ha per protagonista Anna, una giovane di diciassette anni che si è trasferita da poco a Blue Haven Island nel Maine. Mentre gioca con i fratelli e altri ragazzi del luogo al cosiddetto “gioco dell’assassino”, viene davvero ucciso un ragazzo e a poco a poco l’atmosfera si carica di suspense. Meravigliosamente scritto, con stile rapido e incisivo, questo giallo non si vorrebbe mai finire di leggerlo. Tanti sono i rebus intorno al terribile delitto che da un giorno all’altro getta una comunità di persone che vivono tranquillamente in uno scenario che non ha niente di cupo e conturbante, nell’angoscia. La paura e il sospetto prendono infatti il sopravvento e Anna decide con ferma determinazione e un po’ di incoscienza di risolvere il caso per salvare il fratello accusato ingiustamente.
Ne L’ombra dello sciacallo Didier Convard (trad. Michela Finassi Parolo, 123 pagine, 9,90 euro) ci immerge in un’atmosfera misteriosa, anche un po’ fantasy che ha il suo inizio trent’anni prima in Egitto durante lo scavo di una misteriosa mummia. Il romanzo si svolge a Parigi e tratta di strani omicidi, le cui vittime sono degli anziani archeologi in pensione. «Un tizio sta seminando al suo passaggio lettere profumate, cadaveri avvelenati e gatti che odorano di mente e d’incenso». Sarà un ragazzo di acuta intelligenza a guidare le ricerche della polizia affrontando il caso Mélisson come un problema di matematica, che «come ogni problema ha la sua dose di equazioni, d’incognite e di trabocchetti». Come i bambini amano ascoltare racconti di streghe e orchi, gli adolescenti potrebbero esorcizzare il timore della realtà del nostro mondo leggendo gialli. Scrive T.S. Eliot ne La terra desolata: «Noi pensiamo alla chiave/ Ognuno nella sua prigione/ Pensando alla chiave/ Ognuno conferma una prigione». Paradossalmente questi romanzi senza essere troppo impressionanti rivelano l’aspirazione a una società onesta, dove chi sconfigge il crimine non è l’affascinante spostato Philip Marlowe, creato da Raymond Chandler, né lo stravagante e infallibile investigatore Hercule Poirot e tanto meno l’anziana zitella Jane Marple, protagonisti degli innumerevoli romanzi di Agatha Christie, bensì ragazzi e ragazze senza grande esperienza, ma dotati di logica, intelligenza e senso della giustizia.
Cercasi commessa al reparto omicidi di Katherine Woodfine (trad. Alessandra Guidoni, 313 pagine, 10,90 euro) è il primo di una serie di gialli ambientati ai grandi magazzini Sinclair e divenuti dei bestseller in Inghilterra. Eroina indiscussa è Sophie Taylor, una giovanissima ragazza di buona famiglia, che si trova improvvisamente orfana e senza mezzi di sussistenza. Cerca di reagire alla sua situazione disagiata trovando un impiego come commessa nel Reparto Modisteria dei famosi magazzini. Tra sé pensa che era quello che avrebbe voluto suo padre, che sapesse reagire con tutte le sue forze alla sfortuna «come facevano i protagonisti delle storie militari che lui amava tanto raccontare. Forse lei non avrebbe affrontato bestie selvagge o una rivolta di indigeni in mezzo alla giungla, ma poteva mostrarsi coraggiosa e imbarcarsi senza fare storie in quella strana, nuova vita». Cominciano così una serie di imprevedibili avventure intorno a un clamoroso furto che vedono la ragazza coinvolta senza che ne abbia colpa. Tanti gli interrogativi intorno a questo evento delittuoso, ma Sophie con l’aiuto di alcuni giovani amici riuscirà a risolvere il caso, tirando fuori, dietro il suo aspetto di graziosa ragazza indifesa, un carattere deciso e un’astuzia degna di un navigato detective.