Raffaella Resch
Donne e Futurismo /3

L’avanguardia di Růžena Zátková

Già nel 1905 le sperimentazioni dell’artista russa erano in sintonia con quelle successive futuriste. Anche se la maggior parte delle sue opere documentate sono andate perdute, il suo rilevante contributo artistico e i suoi presagi creativi sono certi

Stella sfolgorante nel panorama del futurismo italiano, dove fece confluire la sua cultura mitteleuropea e dove trovò il contesto più adatto alla sua incessante e fervida sperimentazione, purtroppo di Růžena Zátková (České Budějovice 15 marzo 1885 – Leysin 29 ottobre 1923) molto si è perduto, dalle notizie biografiche, alle sue opere. Boema di nascita, appartenente a una famiglia ricca, affina le sue tendenze artistiche studiando a Praga con Antonín Slavíček, e poi seguendo corsi di disegno a Monaco di Baviera; nel 1906 si trasferisce a Roma. Sempre contornata dall’alta società e da artisti e scrittori, sposa un nobile russo, Vasilij Kvočinskij, molto legato alla famiglia imperiale, diplomatico in Italia e collezionista di arte moderna. Non esisterà alcun genere di intesa sessuale tra i due, tanto che il matrimonio non sarà mai consumato, anche se la coppia ebbe ufficialmente una figlia (si dice con metodi che oggi definiremmo di inseminazione artificiale). Non divorziarono ma non vissero mai assieme.

Zátková viaggiava da sola per il mondo, soggiornando per dei mesi alle Baleari, senza smettere di dedicarsi alla pittura. Notevole è il ciclo andato perduto delle Leggende della Bibbia, iniziato forse nel 1905, dove le figure si combinano con il testo scritto, che dimostra una sintonia con le successive sperimentazioni futuriste. Altrettanto originale è la produzione polimaterica che avvia fin dai primi anni Dieci, in cui Zátková realizza altorilievi con tecniche miste e materiali non convenzionali quali metallo, cuoio, oggetti, spesso non fissati sul supporto e quindi mobili, oppure vere e proprie sculture tridimensionali. I soggetti sono dedicati allo studio della possibile espressione formale di un contenuto emotivo (con i Quadri sensazioni), o a temi naturali. Nel ciclo Pitture luminose l’uso della luce e del colore abbinato alla pittura a olio con inserzioni di altri elementi come la stagnola, porta a esiti che sembrano preannunciare la pittura informale.

Periodicamente l’artista tornava a Praga, dove le idee del futurismo erano giunte intorno al 1913, attraverso il poeta e giornalista Stanislav Kostka Neumann. La data precisa di adesione dell’artista al futurismo non è nota, la prima testimonianza risale all’aprile del 1914, la serata degli Intonarumori tenutasi a casa di Marinetti a Milano, dove lei incontra, oltre a Russolo e ad altri futuristi, anche Stravinskij, Prokof’ev, Djaghilev e Massine. Ma da un suo contributo del 1921 (testo dal catalogo della Mostra che presentò a Roma in quell’anno), risulta evidente l’interesse dell’artista verso un movimento che, lungi dall’essere qualcosa di «arbitrario e di fortuito (…) trova invece le sue leggi fondamentali nelle leggi della vita stessa». Negli anni della prima guerra mondiale diviene allieva di Giacomo Balla e a Roma incontra Natalija Gončarova e Michail Larionov; collabora con il nome di Signora X sulle “Cronache di attualità» di Anton Giulio Bragaglia nel 1921, dove appare anche un suo breve intervento sul manifesto Il tattilismo di Marinetti (1921). Ancora a Roma nel 1922, le viene dedicata una personale alla Galleria Bragaglia, con testo di Enrico Prampolini. Nel gennaio dello stesso anno presenta Marinetti a Praga.

Stringe amicizia con Benedetta Cappa ben prima che lei divenga moglie del fondatore del movimento, e incontra nel 1919 Arturo Cappa, uno dei suoi cinque fratelli, con cui intratterrà la storia più importante della sua vita. Malata di tubercolosi, muore in un sanatorio svizzero nel 1923, all’età di 38 anni. Dopo la sua morte, nel 1926 alcune sue opere vengono esposte alla IV Biennale calabrese. La sua attività documentata è racchiusa in una decina d’anni, in cui sappiamo lavorò instancabilmente; la maggior parte delle sue opere però non ci sono arrivate per motivi ancora da rintracciare (furti, omissioni da parte di cameriere, storie avvolte ancora nel mistero) che, se fossero chiariti, permetterebbero di ricostruire il contributo rilevante dell’artista all’avanguardia non solo futurista.

Nelle immagini: Růžena Zátková e una sua opera,“Giardino”, 1913

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