Un libro di Mario Aldo Toscano
Il prototipo Moliterno
Un viaggiatore inglese arriva in un paese dell'Alta Val d'Agri e lo rende protagonista della sua osservazione su luogo-identità-comunità. Il risultato è un’appassionata e non convenzionale interpretazione dello spirito segreto di molte preziose realtà di cui è disseminata l’Italia. Un patrimonio culturale da rilanciare
È un gioco narrativo molto originale e penetrante quello istituito tra autore, protagonista e contesto nell’ultimo libro di Mario Aldo Toscano, già direttore del Dipartimento di Scienze Sociali all’Università di Pisa e presidente del Comitato Scientifico del Circolo Culturale Silvio Spaventa Filippi. Il testo si intitola Calde lontananze. Brendon a Moliterno (Le lettere, 263 pagine, 12 euro). L’autore si moltiplica nel testo in diversi personaggi che concorrono a costruire un dialogo molto intenso su alcuni dei temi fondamentali per la comunità di Moliterno, che forma la scenografia di tutta l’opera. Si tratta di uno dei paesi più conosciuti dell’Alta Val d’Agri e che per l’occasione è rivisitato in forma innovativa e non senza suggestioni sorprendenti. La voce tuttavia più importante, che percorre tutto il testo e vive l’esperienza diretta di Moliterno e della sua vita quotidiana “normale” è quella di un viaggiatore inglese, Brendon H.H. Whitestone, che visita Moliterno e guarda con occhi esterni ma non estranei alle vicende storico-sociali, artistiche ed economiche del paese.
Il protagonista dell’opera è legato alla comunità lucana da un sentimento di cordiale devozione al punto da ricostruirla come una specie di prototipo della condizione del Meridione, con le sue possibilità e i suoi limiti. Il contesto del racconto è dunque Moliterno, dove Brendon fa esperienza diretta di castelli, chiese e monumenti, di eventi conviviali e letterari, di rilettura di dati e memorie, di recupero di identità costruttive, che prevedono infine anche un ricettario di cucina tradizionale. La varietà del testo e lo stile della scrittura sono particolarmente invitanti; il lettore ne viene coinvolto e ottiene risultati importanti sia di conoscenza non convenzionale del luogo che di interpretazione dello spirito segreto della comunità che quel luogo abita e rende dinamico.
L’autore applica in maniera leggera e suggestiva costrutti interpretativi che ha già ampiamente sperimentato nelle sue ricerche precedenti: in particolare quello della comunità e quello della città d’arte di provincia. È chiaro che non siamo in presenza di una realtà, quella di Moliterno, veramente speciale: ma il senso del discorso è che comunità di quel tipo hanno una loro identità spesso trascurata e che è possibile mettere in luce; e hanno anche dei patrimoni culturali che non devono essere sottovalutati e possono formare oggetto di interesse non episodico. Conclusa la lettura, si può esser certi di aver conosciuto Moliterno secondo dimensioni nuove e non ordinarie, tanto che forte diventa la volontà di ritornare in quel luogo, così amabilmente percorso da Brendon, e seguire le sue tracce con serena distensione. L’autore realizza così un progetto narrativo di straordinaria efficacia, che si raccomanda non solo ai lucani ma a quanti vogliano scoprire le tante “calde lontananze” del nostro Paese.