Visto a Castel Sant’Angelo
Castel Sant’Angelo in musica
Castel Sant'Angelo rivive in estate con il programma ArtCity del Polo Museale del Lazio: arte in musica con l'obiettivo di avvicinare pubblico di romani e turisti alle bellezze del territorio con concerti e manifestazioni culturali a tutto tondo lungo le serate dell’estate romana
«Riccho son d’oro et riccho son di suono, non mi sonar si tu non ha del buono», ammonisce con rima sicura il clavicembalo di Castel Sant’Angelo protagonista del concerto antologico bachiano tenuto da Rinaldo Alessandrini il 27 luglio. Dopo il successo della serata dedicata alla produzione madrigalistica di Claudio Monteverdi dell’estate scorsa, la rassegna ArtCity ripropone, questa volta impegnato in un assolo, il clavicembalista, organista e fortepianista, nonché fondatore e direttore di Concerto Italiano. Accanto alla prestigiosa eccellenza, in Italia e nel mondo, altri ensemble e altri maestri si alternano nelle calde serate romane nella roccaforte dei papi. Tra questi, il Quartetto Bernardini (l’oboe Alfredo, e il violino Cecilia, la figlia, insieme al violoncellista Marcus van den Munckhof e alla violista Teresa Ceccato) il 23 luglio proponeva un ideale incontro tra Bach e Mozart.
Quella dell’estate romana è una mission impossible. O quasi. Combattere la canicola con l’arte, colmare il vuoto da fine stagioni indoor dei teatri con iniziative volte alla rivalorizzazione del territorio. È per una simile occasione che la Cappella dei Condannati, solitamente chiusa al pubblico, verrà eccezionalmente riaperta per ospitare alcuni degli appuntamenti musicali. La programmazione è del Polo Museale del Lazio diretto da Edith Gabrielli; il ciclo Sere d’arte è curato da Cristina Farnetti, ricco e variegato, adatto al pubblico di romani e di turisti per vivere esperienze di ascolto e di visione uniche. E così l’ascolto del programma monografico Johann Sebastian Bach del clavicembalo di Alessandrini diventa l’occasione per soffermare lo sguardo sugli affreschi e stucchi della Sala della Biblioteca, opera degli artisti della bottega di Perin del Vaga e di Luzio Romano per papa Paolo III Farnese negli Anni Quaranta del Cinquecento. L’effetto accumulo fa da trait d’union. Se il clavicembalo passa da una a tre voci, complicando sempre più accordi e melodia, dal Preludio in do maggiore BWV 943 alla Suite francese n.1 in re minore BWV 812, i fregi marini delle pareti virano dalla giungla di stucchi fino alle grottesche della volta a botte mutuate dalla Domus Aurea: si procede per aggiunte graduali senza soluzione di continuità.
Il celeberrimo Preludio e fuga in do maggiore BWV 846 sembra risvegliare gli animi: dopo tanti brani familiari ma non riconoscibili, finalmente un momento di affinità tra pubblico e maestro esecutore. Complice un sempre più basso livello di cultura musicale di base, complice la scelta settoriale del repertorio eseguito, l’accoglienza del pubblico resta fredda e spaesata a dispetto delle temperature tropicali. Non molto diversa la situazione per l’esibizione del Quartetto Bernardini nella Cappella dei Condannati: era tangibile un malcontento diffuso tra i musicisti, quasi innervositi dal contesto. Colpa dell’acustica? In effetti, i suoni arrivavano impastati, irrimediabilmente ‘condannati’. Per la prima volta in Italia, il Quartetto propone un programma del repertorio classico: John Christian Bach, figlio del più noto Johann Sebastian, il boemo Georg Druschetzky e l’arrangiamento firmato Wolfang Amadeus Mozart del trio d’archi BWV 526 di Bach Senior. Sorpresa finale: il riadattamento dell’Aria della Regina della Notte dal Flauto Magico, in cui agli archi è affidato il ruolo di accompagnamento dell’orchestra e all’oboe quello delle vette di virtuosismo del soprano diventando per una sera l’algida e autoritaria regina che in quel «so bist du meine Tochter nimmermehr» esprime tutto il disappunto e il rancore della sovrana verso il suddito, della madre verso la figlia.
Seguiranno le performance collettive e individuali, dell’Ensemble Dialoghi e di Triolet, dell’arpista Flora Papadopoulos e del chitarrista José Antonio Escobar, alla (ri)scoperta del repertorio e del patrimonio. Tra accelerate e sospensioni, toccate e fughe, Bach e Mozart, pietre miliari del repertorio classico, si confrontano con la pietra che fu prima Mausoleo di Adriano, poi fortezza dei papi: nelle pietre d’estate di Castel Sant’Angelo risuona la storia.