Furio Terra Abrami
Pensieri sull'Italia d'oggi

Prassi all’italiana

Com'è successo che il dibattito novecentesco su Teoria e Prassi, da noi, abbia trovato sfogo solo in una corruzione costante? Aggirare le regole senza remore è diventata la prima regola

«La politica è sangue e merda», diceva anni addietro un politico di un qualche successo. È una frase che, tra coloro che seguono le vicende politiche di questo nostro benedetto paese, è conosciuta e gode di una certa fama. Si potrebbe aggiungere che anche alla vita stessa si attaglia bene la definizione, ma sarebbe un discorso che ci porterebbe troppo lontano dalle sciocchezze che vorrei dire ora. La Prassi e l’Idea sono due assi portanti della nostra vita sociale comunque la si pensi in proposito, ed è inutile a tal proposito scomodare il pensiero e le figure di Antonio Gramsci, di Giovanni Gentile, di Benedetto Croce, di Luigi Einaudi e di altri nobili pensatori politici del secolo scorso. Quello che vorremmo solo appuntare è che, a seconda di dove cade il pendolo delle due forze, verso quale delle due più si spinge, si modificano i risultati.

Negli anni del dopoguerra, e fino alla fine agli inizi degli anni ’80, l’Ideologia interpretativa la fece da padrona. Il vizio ideologico spadroneggiò fino agli stravolgimenti terribili degli anni di piombo. Successivamente, la rotta s’invertì: con la caduta del muro di Berlino (semplifico…), anche a livello mondiale, l’affermazione del modello liberistico dell’economia, stravinse… dilagò dappertutto in un orgia ordo-liberistica che a partire dalle più superficiali declinazioni della “Fine della Storia”, sembrava identificare modernità, sviluppo e progresso in unica direzione.

Anche in Italia la politica e gli equilibri sociali seguirono questo andamento, solo che, naturalmente, come anche in tutti gli altri casi, questo avvenne nei termini e nelle modalità specifiche del nostro paese: i termini specifici e, direi quasi antropologici dell’Italia, o almeno dell’Italia dall’Unità ai giorni nostri, sono quelli della corruzione e diciamo così… del “malaffare” (non solo, ovviamente). Questo ha fatto sì che la prevalenza del Pragma e dell’iniziativa individuale fosse declinata in termini cinici e opportunistici che si svilupparono sempre più in una deriva tale che arrivò a congiungersi sempre più con la vera e propria malavita organizzata.

Se si pongono delle regole, è fisiologico vederle aggirare di tanto in tanto, ma se l’aggiramento viene preso come misura della realtà a cui bisogna attenersi e con cui si deve fare i conti senza alcuna altra remora, i risultati sono un dilagare inarrestabile e, alla lunga, paralizzante – perché minante alla base dello stesso convivere civile – della corruzione. Non fu forse un caso che l’estremo intervento di un campione dell’Idea, penso a una nota intervista divenuta quasi testamentaria di Enrico Berlinguer, vertesse proprio su questo argomento.

Si può forse aggiungere che alla declinazione antropologica italiana dell’Idea e della Prassi, è possibile, in qualche misura, sovrapporre la dicotomia interpretativa sociale, politica ed economica dell’“Iniziativa individuale” e delle regole e dell’“Intervento dello Stato”. Inoltre si potrebbe pure seguire e riassumere come tutto questo si sviluppò e che forme e quali personaggi recitarono da protagonisti in Italia su questa trama… Ma tutto questo sarà un raccontino che forse, sia pure brevemente, richiede un piccolo spazio a sé e che quindi occuperò in un secondo tempo.

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Accanto al titolo, un rendering del futuro Stadio della Roma, protagonista dei più recenti fatti di corruzione nazionale.

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