Every beat of my heart
Per vivere più forte
È colma di energia primigenia la poesia di Isabella Leardini. Versi che sono inno alla vita, coscienza profonda dell’anima che affonda le sue radici nella frequentazione di altri esploratori dell’archetipo
Che energia, che forza vitale in questi versi di Isabella Leardini, non ancora quarantenne, una voce che suona netta e piena tra quelle della nuova poesia italiana. Essere preda dei giorni a venire, dei volti che scompariranno, è espressione di vita e vitalità piena, amore per i viventi e coscienza dell’effimero. Lungi da ogni sfumatura d’angoscia, questi versi sono un inno alla vita accolta in pieno e accettata anche nelle piogge e nel tempo che va a fondo come un sasso: e il sasso che va a fondo indica gravità, un centro e un senso. Non è l’affogato. Non il naufragio.
Isabella Leardini suona versi che nascono da una coscienza profonda dell’anima, intendo dalla frequentazione da un lato della “tristezza del mondo classico” di De Santillana, dall’altro dell’esplorazione di Hillman e di altri viaggiatori nell’archetipo. La sua frenesia e la sua paura, non sono parenti del delirio bianco alla Emily Dickinson, ma ci fanno risentire la gioia e il senso del limite e quello dell’effimero dei discendenti del grande Catullo.
Non l’angoscia moderna, ma il brivido primigenio. Che soffia, anche agonicamente, vita.
Sono preda dei giorni che verranno
dei volti che non torneranno più
ogni volta che il ridere si spegne.
Cosa sarà di noi, di tutti i fuochi
e di questo sperare in una pioggia
tremenda, da far stringere le mani
che chiuda e apra finestre estati inverni
e tutte le mie case, i miei balconi.
Che ci cadano addosso mille sere
come negli anni, una dentro l’altra.
Moriamo un po’ per vivere più forte
se il tempo deve farsi un tempo solo
pieno come un sasso che va a fondo.
Isabella Leardini
(Da Una stagione d’aria, Donzelli editore; la foto-ritratto dell’autrice è di Valentina Solfrini)