Al Teatro Belli di Roma
L’Olimpo migrante
Magda Mercatali, al termine di un lungo laboratorio, ha messo in scena una storia nella quale un collettivo di migranti interpreta i ruoli degli dei dell'Olimpo. Una babele felice di linguaggi e culture
Provate a immaginare un Olimpo greco abitato da dei africani, asiatici, latino-americani, che a volte parlano i loro idiomi, e anche quando usano una lingua comune – in questo caso l’italiano – conservano un po’ il sound di origine! Lo spettacolo che ha scritto e messo in scena Magda Mercatali al teatro Belli – Gli dei dell’Olimpo (15, 16, 17 giugno) – utilizzando come attori gli immigrati che frequentano i corsi di lingua della Casa dei Diritti Sociali, ha qualcosa di straordinario e toccante. Si tratta di una esperienza collettiva – di laboratorio teatrale e linguistico, di preparazione di uno spettacolo (è il sesto anno, con spettacoli ogni volta diversi) – che ha una qualità espressiva, di invenzione artistica, e al tempo stesso un alto valore civile e culturale. Ma vediamo in che modo.
Anzitutto: gli immigrati, spesso alle prese con problemi di sopravvivenza – in un paese come il nostro forse dal cuore d’oro ma perlopiù inadatto ad accoglierli – qui fanno nientedimeno che gli dei, hanno cioè poteri speciali e privilegi fuori dell’ordinario (il teatro non cancella le disuguaglianze sociali, però permette di “giocarle” e di ritualizzarle, e almeno per un attimo di sospenderle). Poi: lo spettacolo olimpico mostra l’eterna commedia umana, uguale a ogni latitudine e in ogni cultura, fatta di gelosia, amore, guerra, seduzione, prepotenza, aggressività, leggerezza. E questo ci fa sentire tutti fratelli, appartenenti a una famiglia comune. Inoltre: il teatro ha permesso ai migranti di imparare una lingua – l’italiano (a volte in pochi mesi) – in un contesto slegato dalla necessità, dal lavoro, dall’oppressione, dall’obbedire a un comando. Dunque: un apprendimento gioioso e liberatorio. Infine: a un certo punto dello spettacolo gli attori si rivolgono agli spettatori e dicono qualcosa ognuno nella madrelingua. L’effetto è di una festa musicale dei suoni, a riprova che la pluralità delle lingue umane non è l’effetto di una punizione (Torre di Babele) ma espressione della naturale tendenza umana alla varietà (il piacere della varietà), come puntualizza Dante nel Paradiso.
All’inizio e alla fine la regista presenta gli attori uno a uno, in una passerella colorata e giocosa: Lasha, Ibrahima, Obinna, Tierno, Maryann, Mouhammed, Amine, Nishad, Marta, Teophilus, Roxana, Milagro, provenienti da Biafra, Senegal, Bangladesh, Nigeria, Guinea, Perù, Ucraina, Marocco. Assistenti alla regia: Alessandra Tiscione, Andrea Piras, Bruna Fioramonti, Licia Caruso, Paola Coltellacci, Paola Rotunno, Roberto Lazzarini, Tina Cannavacciuolo. Costumi: Lia Morandini. Musiche: Giuliano Taviani. Il pubblico applaudiva, divertito e commosso.