Roberto Mussapi
Every beat of my heart

Un quadro, una poesia

Gabriela Fantato va a un’esposizione di Teresa Maresca (l’autrice del dipinto che illustra questa rubrica), e un'opera le ispira dei versi, quelli che qui presentiamo. Nati dalla visione avuta da un altro, dal sogno sognato da un altro…

Parking America, una poesia respirante il Wenders di Paris Texas, questa di Gabriela Fantato, una delle voci intense e profonde della poesia italiana di oggi. I versi spiranti assoluto e solitudine, deserto e viaggio, movimento e sosta, rivissuti in un sogno prealbare, i sogni bianchi di cui parlava Aristotele, è dedicata a Teresa Maresca, in omaggio a un suo quadro della serie “Americana”. Teresa Maresca, che come i miei lettori sapranno conosco bene, è l’autrice della rapinosa cornice di questa rubrica. Quando la proposi, con il titolo di cui sono fierissimo, Every beat of my heart, i due genialetti Gloria e Nicola ebbero l’idea di inscenarla in un quadro di una piccola mostra di cui erano appena venuti a conoscenza (una grande è in programma tra non molto a Milano), un ciclo di tele della pittrice ispirate a Whitman. Pittura nascente dallo spirito animico e generante della poesia. Idea eccellente, non certo suggerita da me, che però l’accolsi con felicità. A me non sarebbe mai venuto in mente, non solo perché la pittrice è mia moglie, ma perché sinceramente mi aspettavo, accanto alla mia nascitura rubrica con il titolo di cui sono orgoglioso, una mia foto, come accade quasi sempre in casi analoghi.
I lettori quindi ora incontrano, tratta da un libro appena uscito e davvero riuscito, una poesia ispirata da un quadro.
Importante una distinzione: a volte un artista chiede una poesia a un autore, mi accade. I versi nascono su una proposta, con tutta la libertà necessaria, una forma di simpatia tra pittore e poeta.
Qui è diverso: Gabriela Fantato si reca a un’esposizione di opere di Teresa Maresca, “Americana”, resta colpita da un quadro, comincia a scrivere. E dopo qualche tempo si fa viva con una poesia ispirata al dipinto. Una poesia che nasce da un’opera d’arte, come generalmente nasce da una visione o un sogno.
Qui, meraviglia, la poesia nasce dalla visione avuta da un altro, e dal sogno sognato da un altro.
Da una forma che già esiste, e sembra esemplare e misteriosa al poeta, che ne cerca il segreto: la voce. Il risultato è felice, poiché la lirica può suscitare, nel lettore, la curiosità di vedere l’opera e le opere di quell’artista.
Ma ciò non è assolutamente necessario per la piena comprensione della poesia, che non è un commento, una chiosa, una derivazione. Ma una visione nata da un’altra visione. La voce recitata e scritta della voce silente che ha ispirato e mosso la mano del pittore.

 

 

Parking America

 a Teresa M.

Viene avanti, si allarga la distesa

con la tenacia dei muri bianchi

che non sanno la fine.

Un neon si spalanca all’alba dentro

‒ fuori dalla roulotte.

Nella lamiera dorme un uomo grosso

più di quel che pensi e questo dice tutto.

Il nome ‒ un’esistenza semplice.

 

II.

Nel nero di questo Midwest assetato

un letto a tenere la paura dentro le ciglia.

Vedi, sono scomparse le facce,

tutte le facce attorno

e le mani non sono più quelle.

Prendere e dare, questo sanno.

Una stanza quadrata, così nuda da fare

freddo alle ossa, così uguale

al temporale che sa di ferro.

Di nero.

 

III.

Viene, viene verso di noi qualcosa,

avanza e scivola via piano,

come sogni tagliati al mattino.

Il bianco ha allargato le ombre,

nel tetto c’è l’ultima porta non aperta,

come tutte le altre.

Il cielo oltre le spalle trema,

spacca le finestre.

Una vastità.

 

IV.

Tu ti lasci di spalle ‒ l’azzardo,

la fuga, un abbraccio

non avuto e l’altro rimasto nelle coperte.

Resta un film senza fine,

ancora e ancora dentro la tua testa.

Il verde, tutto il verde dei prati

è perduto, la vita ‒ un’eco….

 

V.

Chi scrisse la storia, dimmi, chi il paesaggio

nella verità di cavalli bradi e fucili?

Qui è tutto enorme.

Il silenzio, un foro nel bicchiere

e la carta dopo il pic-nic.

L’orizzonte non lascia scampo,

sceglie la strada a picco, nel bianco.

Gabriela Fantato

(Da La seconda voce, transeuropa)

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