Roberto Mussapi
Every beat of my life

Io sono Ariel dei venti

Nell’immaginario del poeta Mussapi, giovane spettatore ventenne della leggendaria “Tempesta” di Shakespeare messa in scena da Strehler, il demone al servizio di Prospero ha assunto il volto di Giulia Lazzarini. Immaginiamola anche noi mentre recita questo monologo…

Nel mio libro Voci prima della scena che i nostri lettori già in parte conoscono, oltre ai personaggi tragici e del mito compaiono altre figure, di cui alcune shakespeariane. Ho scritto due monologhi in versi ispirandomi a Ariel, il demone dei venti nella Tempesta di Shakespeare. È Ariel che muove gli eventi, eseguendo gli ordini del mago Prospero. Mi dispiace ripetermi, ma dopo la leggendaria Tempesta di Strehler, che vidi ventenne alla prima, al Piccolo di Milano, e che continuo a rivedere nell’efficace filmato, e in sogno, a occhi chiusi o aperti, Ariel, che come ogni demone non aveva sesso, lo ha acquisito: è donna, bionda, si chiama Giulia Lazzarini, Ariel per sempre.

 

Ariel

Ho scatenato la tempesta, un augurio agli umani,

svegliatevi, solo la rovina potrà stordirvi,

lo stordimento permette l’incanto.

Io sono Ariel, il demone dei venti.

Servo di Prospero, ancora per poco,

creatura di William Shakespeare, per sempre.

Guardatelo, lì, Ferdinando, appena svegliato

dal sonno in cui ha vissuto l’affogamento.

Eccolo, guardatelo, incerto sulla riva, sulla sabbia bianca,

preda non del nostro ma del vostro incanto.

Non della magia di Prospero, della sapienza

nutrita del buio della grotta

in questa isola lontana, nel Caribe,

non dal mio soffio che muta le apparenze e suscita

lacerazione e strappo nella stoffa del mondo

squarciando il sudario incrostato dal tempo

rigenerando a nudo la visione,

che è lo stupore, che è il puro guardare:

non guardatelo, prigioniero del vostro incanto

il vostro incancrenito e compiaciuto inganno

d’essere soli, e persi per sempre,

la vostra superstizione che il buio non parli

che non ci siano voci nella notte

e che tra sillaba e sillaba solo il silenzio

sancisca il tempo della vostra clessidra.

Guardatelo, Ferdinando, sulla riva…

Ma abbiate fede, abbiate speranza:

la musica che sente per la prima volta,

la mia voce, il mio soffio…

ne percepisce la magia e l’incanto,

vedete, ora, scampato l’affogamento,

sospetta o intuisce di rinascere

che vuole dire essere al mondo

e percepire il soffio del mondo,

toccare la sabbia, immergersi nell’acqua,

guardare il cielo dove nascono canti,

vedete non ha più paura, ora, cammina

verso la voce senza fonte visibile

la mia, qui che lo guardo, il soffio magico

che restituisce lo stupore al pianeta.

Questo era il disegno di Prospero e il mio compito:

di suscitare una tempesta finta solo in parte

se veramente avete toccato il fondo e risalendo

nel brivido dell’acqua, toccando la riva

avrete spezzato la vostra catena

e liberato la vostra mente dall’incubo

che da troppo, troppo tempo vi ammorba:

la bieca consuetudine al disinganno.

 

Ora comincio a ridere della mia impresa,

a ridere di gioia, la nave fatta a pezzi,

gli uomini travolti dalle onde e inghiottiti

mentre gridavano disperati i nomi dei cari

e poi l’acqua nella gola fino ai polmoni, l’ipnotico ritorno

al fondo dell’oceano, all’origine

là dove la specie affratellata cominciò a nuotare,

ad aggrapparsi alle rive, poi a emergere.

Certo la mia tempesta è ingannevole:

credete di essere naufragati e vi svegliate

vestiti e respiranti su quell’isola

che è nuova per voi, inusitata,

ma io prego

che abbiate paura delle sue ombre e delle caverne,

che il brivido del fondo non vi abbandoni

che adesso, naufragati, siate pronti a rinascere.

Roberto Mussapi
(Da Voci prima della scena, Stampa 2009)

Giovedì 31 maggio, alle 19, allo Spazio Shakespeare della Fondazione TeatroDue di Parma (Viale Basetti, 12/a), una lettura di brani tratti da Voci prima della scena a cura di Roberto Mussapi e Walter Le Moli.

 

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