Visto al Piccolo di Eliseo di Roma
Patroni Griffi è Napoli
Gaia Aprea e Arturo Cirillo lavorano sulla narrativa di Giuseppe Patroni Griffi per recuperare una dimensione realistica eppure visionaria della grande, meravigliosa città-teatro
Breve approfondimento al Piccolo Eliseo di Roma dell’opera letteraria di Giuseppe Patroni Griffi, meglio conosciuto dagli amici come Peppino. Trattasi del racconto d’esordio dell’autore napoletano, D’estate in barca e del romanzo Scende giù per Toledo. Il primo è un frammento di un progetto più armonico che ha visto la luce nel 2014 presso il Teatro Mercadante di Napoli: lo spettacolo è prodotto dallo stabile napoletano e diretto dal regista e direttore artistico di quello stabile, Luca De Fusco. Da qualche anno, il Mercadante dedica ad alcuni dei maggiori scrittori partenopei un ciclo di messinscene riservate: è stato il caso della Ortese, di La Capria passando per Enzo Striano con il suo romanzo Il resto di niente.
Il frammento visto nella sala di Via Nazionale è tratto da un racconto pubblicato dapprima su Nuovi Argomenti, nel 1995, e poi ristampato ne Gli occhi giovani (Garzanti 1977) e tratta di un’estate, ma di una di quelle estati che solo chi è vissuto da quelle parti può riconoscere familiari nelle accurate e colorate descrizioni che solo Patroni Griffi sa fare. Quattro giovani desiderosi di fare l’amore ricercano una caletta dove appartarsi e per farlo noleggiano una piccola barchetta. Quel che accadrà quel giorno sarà determinante per il loro destino.
Gaia Aprea che ne è suprema interprete: passa con scioltezza e bravura dal generico della terza persona, fino a incarnare i quattro protagonisti con semplici, efficaci, artifici teatrali. E per un’ora scarsa incanta, emoziona e intenerisce trasportando lo spettatore in quel mare che il regista, anche adattatore del testo, dapprima ci fa intravedere attraverso uno spicchio di luce che sembra trapelare da quegli scogli in cui i giovani amanti vanno a rifugiarsi e poi a tutto campo, in tutto il suo splendore, con uno schermo riverso a sagomare l’esaltazione di quella nobile barchetta testimone innocente di tanti ardori e passioni giovanili. Le limpide proiezioni sono di Alessandro Papa. Dopo la tappa romana, lo spettacolo è in scena in questi giorni al Mac Maison des Arts de Créteil, dall’11 al 13 aprile 2018.
Il secondo appuntamento è con Scende giù per Toledo (Garzanti 1975): Arturo Cirillo, con esperienza, conoscenza e coraggio opera una scelta drastica nel trarne un monologo dalla cospicua durata, un ora e venti circa, senza che il pubblico ne senta assolutamente il peso. Le pagine del romanzo scivolano fluidamente, senza forzature. I pochi personaggi che emergono – e che rivivono – dal racconto teatrale sono la protagonista Rosalinda Sprint, Marlene Dietrich, La Baronessa, Franfellicche, il cugino Gennaro e il giovane rampollo proveniente da Posillipo, Edoardo Sonnacchiarico. Ed è giusto che in una trasposizione teatrale si perdano per strada le tante figure che affollano un romanzo. Rosalinda è un personaggio intagliato sulla carta da cui proviene, e ghermisce carne e ossa, emozioni e frustrazioni nell’esile corpo di Arturo Cirillo che dapprima come un audio libro ci fa gustare l’incipit e la prima pagina del romanzo e poi via via si va facendo, delineando, materializzando in una interpretazione giocata tutta sul filo dell’ironia e della commozione, facendo rivivere accanto alla protagonista tutta quell’umanità sodale a volte e a volte ferocissima. Poiché Rosalinda è una irregolare, una travestita, un femminiello, e dunque c’è poco spazio per lei in una città ospitale sì, ma che rigetta infine esseri come lei, dopo averli usati e maltrattati. Allora decide di farsi forastiera e di partire per Londra: chissà che quelle bianche scogliere di Dover non le spianino il cammino… La ritroveremo da dove è partita, nella sua cameretta ammobiliata in Montecalvario. Rosalinda è la capostipite, e questo è merito di Patroni Griffi, delle tante Jennifer, Scannasurece, Bolero Film, Grand Hotel – o come la stessa Mariacallas di Persone Naturali e strafottenti sempre del compianto autore – che le sono succedute. Merito dunque a Cirillo che ce l’ha fatta ritornare alla mente e amare in uno spettacolo diventato oramai di cult.