Every beat of my heart
Il poeta e le cose
Versi dalla nuova raccolta di Paolo Fabrizio Iacuzzi “Folla nelle vene”. Una poetica pressata dall’immanenza della realtà del mondo, che viene nominata attraverso ciò che le dà consistenza
Dal suo libro appena uscito, Folla nelle vene (corsiero editore), un viaggio alla ricerca degli emblemi segreti della poesia, questa sezione, la terza di nove che iniziano sempre con lo stesso verso “Non c’è più tempo amici per le cose”, salmodiato, battente, sul modello del grande Villon, i cui versi ripetuti e inizianti la strofa battono come cupi rintocchi di campana.
Luzi chiede alla poesia di cantare qualcosa pari alla vita da cui la poesia discende e al cui luminoso mistero deve ritornare. Bonnefoy cerca nell’assoluto della poesia la realtà, ricerca che è scopo principe del poièin moderno. Tra queste due grandi imprese di due maestri del Novecento, Iacuzzi si pone come poeta premuto dall’ansia delle cose, dal dolore per la loro perdita, dal sogno di ritrovarle. Le cose come prova della realtà immanente ma indiscutibile del mondo.
Non c’è più tempo amici per le cose.
L’ho capito da un colpo di tosse più profondo.
Da un cedimento del costato per un colpo di tosse
più aggressivo. Vi sedete per l’ultima traduzione.
Siete gli apostoli attorno al corpo dell’Amato.
Scegliete le parole per capirci o per non capirci.
Ma il vento entra dalla Cattedrale accanto senza porte
né finestre. Pile di vocabolari. Scatole di biscotti.
Hanno parole dolci ma impervie. Sinonimi di verbi.
Antonimi di fiori. Siamo fuoco e cenere del senso.
Paolo Fabrizio Iacuzzi
(Da Folla nelle vene, corsiero editore, 2018)