Roberto Verrastro
A proposito di "Incendi"

Il caso Richard Ford

Grazie al film di Paul Dano presentato al Sundance Festival, torna l'attenzione sul romanzo di Richard Ford: crisi economica e tradimenti sullo sfondo di una società in disfacimento

Una storia che si svolge in un lontano passato ma simile a molte altre che anche oggi raccontano legami familiari incrinati dalla precarietà economica. «Nell’autunno del 1960, quando io avevo sedici anni e mio padre era momentaneamente disoccupato, mia madre conobbe un certo Warren Miller e si innamorò di lui». L’incipit di Incendi, romanzo di Richard Ford del 1990 (Feltrinelli, 165 p., 7,50 euro) che nel 2018 arriva finalmente sul grande schermo, non poteva essere più essenziale, com’è nello stile di uno dei più acclamati scrittori statunitensi contemporanei. Una perfetta sceneggiatura già pronta, come ha ben intuito il 33enne Paul Dano, attore che l’ha scelta per il suo debutto alla regia in Wildlife, il film presentato in concorso al Sundance Film Festival che si è tenuto a Park City, nello Utah, nel gennaio scorso. Dano, che con la sua opera prima si è guadagnato l’apprezzamento convinto di Variety e dell’Hollywood Reporter, è stato tra gli interpreti di Youth-La giovinezza, il film di Paolo Sorrentino del 2015, senza disdegnare agli esordi un’incursione meno volgare del previsto nella commedia adolescenziale con La ragazza della porta accanto, pellicola del 2004 diretta da Luke Greenfield, in cui faceva parte di un terzetto di fortunati liceali alle prese con una pornostar che si materializza come vicina di casa di uno di loro.

Meno fortunato è invece l’affacciarsi alla vita di Joe Brinson, l’io narrante di Incendi, interpretato dal giovane attore australiano Ed Oxenbould. È il figlio di Jerry Brinson (nel film gli dà volto Jake Gyllenhaal), un 39enne giocatore professionista di golf, che insegna  due giorni alla settimana presso la base aerea di Great Falls, nel Montana, e negli altri giorni in un circolo esclusivo, il Wheatland Club, frequentato dai personaggi in vista della stessa città. «Lavorava molto perché, diceva, quando le cose vanno bene la gente vuole imparare un gioco come il golf e le cose raramente vanno bene abbastanza a lungo». Una frase premonitrice. La madre Jeannette, una bella 37enne minuta interpretata da Carey Mulligan, che conobbe il marito all’università nel 1941, non aveva mai approvato la sua decisione di trasferirsi nella primavera del 1960 da Lewiston, nell’Idaho, a Great Falls, nella cui area il boom petrolifero in corso genera sogni di facili arricchimenti in uomini come Jerry Brinson. «Era convinta che a Great Falls avrebbe fatto troppo freddo e sarebbe stata isolata, non sarebbe stato facile fare amicizia con la gente».

L’ironica risposta degli uomini e della natura a simili preoccupazioni non si fa attendere, perché nell’estate di quell’anno, dopo la siccità primaverile, numerosi incendi divampano a ridosso di Great Falls, circondata a sud, a ovest e a est da montagne visibili dalle strade della città. «Man mano che l’estate andava avanti, mio padre lavorava sempre di meno e stava di più a casa. La gente non frequentava il circolo per via del fumo e della siccità». Clarence Snow, il presidente del circolo, un tizio sulla cinquantina, all’inizio di settembre ne approfitta per licenziarlo, con il pretesto di un presunto furto compiuto al suo interno. Jerry, le cui notti cominciano a essere insonni, benché di giorno la moglie non sembri sconvolta dal licenziamento (mentre di notte inizia a dormire sul divano del soggiorno della loro villetta in affitto in un vecchio quartiere), abbandona volontariamente anche il lavoro residuo alla base aerea. E la sera del primo martedì di ottobre entra in casa annunciando di essere in partenza, in quanto appena arruolato in una squadra che si dirigerà a spegnere un incendio che ancora minaccia Great Falls.

Jeannette, che nel frattempo cerca lavoro («Quel che mi manca sono delle amicizie influenti, mi confidò con l’aria di dire una battuta»), trovandolo infine come istruttrice di nuoto, tenta vanamente di far desistere il marito dal suo proposito, sottolineandone l’impreparazione al pericoloso compito che lo attende. Nel buio della sera, Joe accompagna a piedi il padre Jerry da casa al Tempio massonico nel centro cittadino, nei cui paraggi è pronto un autobus giallo che condurrà la squadra a destinazione. Nel Tempio, in cui tutte le luci sono accese, alcuni uomini affacciati guardano in strada, e in uno di loro Joe riconosce un uomo a lui ignoto che, nei giorni precedenti, aveva visto seduto al bar Jack ‘n Jill insieme a suo padre, che infatti gli rivolge un cenno di saluto. «La gente tende a mettere gli altri in certe categorie, disse mio padre. Ma è una cosa che è meglio evitare. Dovrebbero insegnartelo a scuola».

Proprio tornando da scuola, il pomeriggio del giorno dopo Joe sorprende la madre seduta in salotto in compagnia di un uomo, che gli presenta come il signor Warren Miller (nel film è il ruolo di Bill Camp). Quest’ultimo sostiene di avere giocato a golf con Jerry al Wheatland Club e di avere quindi già incontrato Joe che era in compagnia del padre, ma il ragazzo non ricorda l’episodio, che serve a Miller per fingersi con lui un amico di famiglia. La sera del giorno seguente, Jeannette si reca in auto con Joe a casa di Warren Miller, che gli descrive come un uomo pieno di soldi e di proprietà che vive da solo. Madre e figlio sono suoi ospiti a cena, le portate giungono dal vicino ristorante italiano, anche se il 55enne Miller millanta di averle preparate personalmente. L’attenzione di Joe, allorché rimane per qualche istante solo con Miller, è attirata da un anello d’oro massiccio che l’uomo portava al dito anche il giorno prima, sul quale è incastonata una grossa pietra quadrata rossa con al centro un diamante. «È il simbolo del Rito Scozzese, disse. Sono un massone di trentatreesimo grado». Ma Joe rimane perplesso: «Non sapevo neanche di cosa Warren Miller stesse parlando; pensavo che dicesse quelle cose solo perché era ubriaco».

Nella notte, Joe assiste di nascosto agli amplessi di sua madre a casa dell’amante e qualche ora dopo a casa loro, dove Warren Miller si introduce mentre il ragazzo dorme. Nella serata successiva, Jerry Brinson torna sano e salvo dalla sua missione. La moglie gli confessa il tradimento con Miller e l’intenzione di andarsene al più presto. Jerry si reca in auto con Joe a casa di Miller, alla quale appicca il fuoco dopo avere rovesciato tutt’intorno una tanica di benzina. «Ma che diamine, Jerry!» esclama Miller, che lo riconosce e riesce a mettersi in salvo grazie al fatto che l’incendio viene rapidamente smorzato dall’umidità e dal nevischio. Lo stesso Miller, a cui resta poco da vivere per una grave malattia, intercede con il comandante dei vigili del fuoco per evitare a Jerry l’arresto, alludendo a un imprecisato malinteso accaduto tra i due. «Sono i soldi, riprese mio padre. Gran parte dipende dai soldi. È per questo che le famiglie vanno in rovina. Non ci sono abbastanza soldi».

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