Every beat of my heart
Per un bacio di Elena
Il dottor Faustus di Marlowe, per un momento, è vinto dall’amore per la più bella di sempre che Mefistofele gli fa incontrare. E l’ombra di colei «che gonfiò mille vele e fece ardere le torri altissime di Ilio» annienta ogni sua arroganza…
Ci siamo già soffermati sulla storia del dottor Faustus, protagonista di uno dei capolavori del teatro di ogni tempo, e specificamente dell’età elisabettiana di Shakespeare, Marlowe, Kidd, Ben Johnson e tanti altri giovani poeti che fecero rinascere sui palcoscenici di Londra il grande teatro. Intendo il teatro assoluto e subito immerso nell’essenza del dramma cosmologico dell’uomo, teatro non a caso scritto da poeti, in versi, come da poeti e in versi era stata scritta la tragedia greca di Eschilo, Sofocle, Euripide.
I drammi di Christopher Marlowe, amico rivale di Shakespeare, morto prematuramente, accoltellato giovanissimo in una taverna (splendida rievocazione del suo personaggio, e del contesto, e di quell’età turbolenta e radiosa nel film Shakespeare in love), si incentrano su uomini straordinari che peccano di arroganza, sfidando i limiti imposti all’uomo dall’ordine divino.
Il dottor Faustus, il suo personaggio più famoso, è invaso da sete di onnipotenza: il mago che giovanissimo è già perfettamente padrone dei segreti dell’aritmetica, della letteratura, della filosofia, dell’alchimia, della religione e di ogni scienza, vuole avere tutto ciò che desidera, nel presente e nel passato, vuole essere ovunque. In cambio, sappiamo, il patto fatale: il giovane mago vende l’anima a Mefistofele. Al termine dei ventiquattro anni che gli sono concessi pagherà il suo patto, per l’eternità.
Lo abbiamo visto, in queste pagine, volare nel cosmo, trainato da draghi volanti, fumiganti, fatti e alimentati di fuoco, galoppare nel cielo come un superbo imperatore assiro sul suo cocchio in corsa furibonda, e la terra, la terra di noi comuni mortali, è da lui sprezzata: «più piccola della mia mano».
Al culmine del suo delirio di onnipotenza chiede a Mefistofele di evocare dall’oltretomba, e fargli apparire, la donna più bella di sempre, quella che causò la guerra di Troia: vuole vedere, e avere, Elena. Ecco, nel momento in cui si manifesta Elena, che può solo apparire in sostanza d’ombra ma in tutto lo splendore della sua forma, di colpo Faustus perde ogni arroganza e prepotenza: rimane incantato, stupito da tanta bellezza. Sillaba parole di sottomissione e amore.
Un incanto, nella cupa tragedia di Faustus, ma un incanto in cui l’amore ha dominio. Per un lungo istante Faustus è vinto dalla bellezza e dall’amore.
Questa è lei che gonfiò mille vele
e fece ardere le torri altissime di Ilio?
Elena, fammi immortale con un bacio.
Le sue labbra mi succhiano l’anima. Guarda dove vola.
Vieni, Elena, ridammi l’anima.
Qui resterò perché il cielo è in queste labbra,
e tutto è fango quel che non è Elena.
Diventerò Paride per tuo amore,
non Troia ma Wittemberg sarà distrutta,
e lotterò col fiacco Menelao
con il tuo segno sull’elmo piumato.
Sì, colpirò Achille nel tallone,
e poi tornerò a Elena, per un bacio.
Christopher Marlowe
(Traduzione di Roberto Mussapi)