Paolo Bonari
Di aria elettorale

L’eskimo di Padoan

Che ne sarà, dal 5 marzo, del Pd d'opposizione? Torneranno tutti sulle barricate contro il governo grillino-lepenista? Si riproporrà l'eterno dilemma della sinistra che sa solo stare in piazza?

Tralasciando per un attimo l’inscalfibile fiducia che il titolare – “tenutario”? – di questa rubrica nutre nei confronti dell’ormai prossimo trionfo elettorale del Partito Democratico… Già, perché si dà il caso che io sia disposto a giocarmi la faccia e a scommettere che i sondaggi disastrosi per il PD verranno ribaltati dall’esito delle urne: certo, c’è anche da dire che la mia faccia è pesantemente svalutata, dopo essere stata giocata e persa, quindici mesi fa, sulla possibilità che il Sì si affermasse, in occasione del referendum costituzionale, quando contavo (troppo) sulla bassa affluenza al voto.

Si diceva: e se davvero a Renzi e ai suoi toccasse una legislatura dai banchi dell’opposizione? O, quantomeno, un inizio di legislatura, perché sulla durata di un governo a sfondo M5S o lepenista è lecito conservare dei dubbi… Insomma, la situazione sarebbe inedita e tutta da scoprire: nel corso della sua già impressionante carriera politica, al leader fiorentino non è mai toccato un compito del genere, se si esclude la parentesi di minoranza nel partito, durante la guida bersaniana. Che cosa dovremmo aspettarci da un Partito Democratico che, fin dalla propria fondazione, è sembrato per sua stessa natura trovarsi più a proprio agio in posizioni di governo?

Regola aurea della sinistra italiana è che, quando si trova all’opposizione, impazzisce: quello è il momento in cui bisogna tirare fuori le macchine fotografiche e correre a immortalare coloro che, fino a un momento prima, erano stati inappuntabili ministri e servitori dello Stato e che adesso sfilano impugnando la ben nota bandiera di Che Guevara, gridando slogan accanto ad altrettanto autorevoli punkabbestia dei centri sociali. I più anziani di noi ricordano l’annus, anzi il quinquennio, horribilis che andò dal 2001 al 2006? Nanni Moretti si rimetterà a organizzare girotondi, aizzando la folla contro il troppo timido Renzi? Camusso replicherà i fasti di un proprio venerato predecessore, riportando tre milioni (su per giù, più giù che su) di seguaci al Circo Massimo? Costringeremo Renzi all’abiura del Jobs Act e di tutto il resto? Alla fine di tante mobilitazioni, andremo a richiamare l’ottantenne Prodi, l’unico che sia in grado di tenere assieme una coalizione – battezzata “la Ri-Unione” – che vada da Nicola Fratoianni a Beatrice Lorenzin? Nel frattempo, è stato avvistato Padoan in una rinomata boutique, mentre chiedeva con insistenza al commesso che gli venisse mostrata la collezione di eskimo che le migliori firme dell’alta moda avrebbero allestito per il prossimo autunno-inverno.

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