L'incontro fra tradizioni e culture
Canto dell’inclusione
Tommaso Carturan, musicista e antropologo, racconta il senso (e il successo) di “Arte migrante”, un progetto che riunisce mille marginalità in un'esperienza di vita artistica comune
Arte Migrante è un gruppo che organizza serate settimanali aperte a tutti, con l’intento di creare inclusione attraverso l’arte. Partecipano studenti, migranti, senza fissa dimora, lavoratori e disoccupati, giovani e anziani. Succedeoggi ne ha parlato con il fondatore Tommaso Carturan, musicista e antropologo, con Caterina Sardlishvili e con Fadel Diedhiou che partecipano alle serate organizzate dal gruppo napoletano tra i vicoli del Rione Sanità.
Carturan com’è nato il progetto di Arte Migrante?
Arte Migrante nasce cinque anni e mezzo fa a Bologna. L’anno prima avevo partecipato a una iniziativa chiamata “Carovana della Pace” organizzata dal missionario comboniano nonviolento Padre Alex Zanotelli. Durante quell’esperienza, noi attivisti della Carovana cantammo insieme a dei carcerati di Eboli. Avevamo cantato una canzone scritta da me sulla Palestina. In quel momento compresi il potere della musica e dell’arte in generale nel mettere insieme persone diverse tra loro. Quando tornai a Bologna, avendo diversi amici senza fissa dimora e migranti, pensai che sarebbe stato importante provare a passarci più tempo insieme utilizzando tutte le potenzialità liberatorie dell’arte. Sono un cantautore e vengo da una famiglia di musicisti, dunque la mia vita è sempre stata legata al mondo artistico. Ho condiviso l’idea con una dozzina di amici e da lì abbiamo poi creato le serate di Arte Migrante. Ovvero incontri settimanali di condivisione umana e artistica. Siamo stati inoltre supportati da un prete di Bologna, Don Mario Zacchini, che fin da subito ci ha concesso gratuitamente una sala della sua parrocchia per realizzare i nostri incontri del mercoledì sera.
Quali scopi vi proponete?
Gli incontri di Arte Migrante hanno lo scopo di coinvolgere persone provenienti da “marginalità sociali” e persone di diverse culture. Dunque ai nostri incontri partecipano molti senza fissa dimora e migranti. Utilizziamo l’arte (musica, poesia, teatro, danza, ecc..) per creare momenti di comunità, empatia, fratellanza tra persone che solitamente non si incontrerebbero nel quotidiano. Alle nostre serate partecipano studenti universitari, persone senza fissa dimora, pensionati, rifugiati, artisti di strada, attivisti, studenti Erasmus, persone che hanno diverse nazionalità e condizioni di vita. Cerchiamo di porci al livello dell’altro, di abbattere pregiudizi e razzismi purtroppo diffusi nella società, valorizzando la ricchezza della diversità. Ognuno ha dei talenti artistici, delle ricchezze culturali, delle qualità umane, dei bagagli di vita da condividere con l’altro. Lo scopo dunque è costruire relazioni di giustizia nell’orizzonte di un mondo senza frontiere.
In che città è diffuso?
Per ora è diffuso in diciotto città: Bologna, Modena, Reggio Emilia, Rimini, Parma, Imola, Padova, Como, Trento, Torino, Alba, Cuneo, Settimo Torinese, Pisa, Latina, Napoli, Palermo e Saragozza in Spagna. Ognuno di questi gruppi ha un “coordinamento” di circa 10-15 persone, ovvero un gruppo di animatori e organizzatori che si impegnano per organizzare serate e iniziative.
Il progetto si è diffuso con il passaparola?
Ogni gruppo nasce da testimonianze che ho fatto, passaparola dei vari coordinatori e membri di Arte Migrante, da persone che passano da noi, si innamorano del progetto e quando tornano a casa decidono di aprire un gruppo nel luogo in cui abitano o in cui tornano. I motivi e i casi che favoriscono la nascita di un gruppo sono davvero diversi.
Quali emozioni vivi durante le serate che organizzate?
L’emozione più grande è la felicità. La felicità di vedere un sogno che si realizza e che dà frutti grandiosi, che dona sorrisi. Una famiglia, un gruppo di amici, che dona calore umano e che propone un modo diverso di stare al mondo, per noi, più giusto. Io sono cristiano e spendermi per Arte Migrante mi realizza cristianamente e umanamente. Anche se ci tengo a dire che Arte Migrante è di tutti. La sua grande preziosità è il fatto di abbracciare credi davvero diversi! La diversità è sempre ricchezza.
A Milano avete avuto da poco un incontro nazionale
A Milano abbiamo fatto il Campeggio Migrante Invernale che si è tenuto al Centro Sociale Ri-Make. Si tratta di un raduno nazionale in cui cerchiamo di confrontarci e condividere momenti insieme e lavorare a livello comunitario. Abbiamo bisogno di crescere e consolidarci come movimento, aumentare la coesione fraterna tra noi.
Caterina Sardlishvili, tu vieni dalla Georgia e partecipi alle riunioni di Arte Migrante a Napoli.
Arte migrante è casa mia. Dal primo giorno, ogni mercoledì in cui si tiene, anche se stanchissima, vengo con i mei figli. Appena stacco dal lavoro passo direttamente qui. Gli organizzatori sono davvero bravissimi. Ho fatto amicizia con tutti loro. Per esempio Monica De Franco e Antonio Caiazzo mi hanno sempre aiutato, per trovare il doposcuola per i miei figli o il dentista. Ho tre bambini e loro mi chiedono sempre di andare ad Arte Migrante perché gli piace molto. Io non so cantare, ma con loro canto, non so ballare e con loro ballo. Dalle 9 fino alle 16 lavoro in una famiglia. Quando finisco lì stacco e ho un altro lavoro subito dopo. Ora che i ragazzi vanno al doposcuola per fortuna la situazione è più semplice. L’emozione più bella che Arte Migrante mi dà è che mi fa ridere e ne ho davvero bisogno. Si tratta di un progetto in cui si condivide davvero. Mi sono ripromessa, appena ho un po’ di tempo, di organizzare con loro una serata in cui porterò del cibo georgiano. Perché anche attraverso il cibo si condividono culture diverse.
Fadel Diedhiou, tu vieni dal Senegal e anche tu partecipi alle serate di Arte Migrante a Napoli.
Arte migrante mi ha colpito molto. Napoli è una città accogliente. Io faccio l’ambulante non lontano dalla sede di Arte Migrante e loro sono venuti a invitarmi. Sono senegalese e qui ho incontrato gente da tutta l’Africa, dall’Est Europa e dall’America Latina. Ognuno parla del suo paese e scambia le sue opinioni e storie. Ho fatto amicizia con gli organizzatori e spesso invito i miei amici a partecipare a queste serate. Tutti quelli che vengono si sentono bene. In Senegal ci sono tantissime culture diverse, ci sono ben dodici dialetti. Il mio paese è molto simile a Napoli perché è altrettanto accogliente. Abbiamo molti turisti e io fin da piccolo ho conosciuto europei. Con alcuni mi sono scritto per anni. All’epoca non avrei mai immaginato di venire a vivere qui. Ad Arte Migrante ognuno porta la sua storia e lo scambio è l’emozione più bella. Qui poi ci si rilassa davvero, è un momento per se stessi, un vero regalo che ci si fa e che ti fanno.